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Morto il prefetto Caruso: per primo ha denunciato la cattiva gestione dei beni sequestrati ai presunti mafiosi

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Si è spento a Bergamo, a causa di una polmonite fulminante, all’età di 73 anni Giuseppe Caruso: Palermitano purosangue entrò in polizia e ricoprì diversi incarichi distinguendosi prima nella lotta contro il terrorismo e poi in quella contro la mafia. Era questore di Palermo quando fu catturato Bernardo Provenzano e l’esultanza della gente per quella vittoria della legge è stata una di quelle cose che egli ricordava con maggiore soddisfazione. Il 20.6.2011 Fu nominato alla guida dell’Agenzia dei Beni sequestrati e Confiscati alla criminalità mafiosa, dove rimase sino al 28.2.2014. Caruso è stato il primo ad aprire la finestra, sulle debolezze e le distorsioni della legge sui beni sequestrati, affidati a un ristretto numero di amministratori giudiziari che avevano fatto del loro incarico un autentico vitalizio. Ha evidenziato anche lo stato di abbandono dei beni confiscati, quasi sempre destinati al fallimento e alla distruzione. Anche se non ha attaccato la Saguto, a quel tempo intoccabile, ha individuato in Cappellano Seminara il re degli amministratori giudiziari, denunziandone i metodi. Potremmo dire che ha fatto da apripista al lavoro della nostra emittente, suscitando polemiche e malumori, anche da parte della stessa Commissione Antimafia, allora presieduta da Rosy Bindi, alla quale Caruso, nell’audizione del 18 gennaio 2012 denunciò discrasie, irregolarità, insufficienze nella gestione dell’immenso patrimonio sequestrato e confiscato ai mafiosi e ai presunti mafiosi. Nel libro “In nome dell’Antimafia” viene dedicato diverso spazio alle dichiarazioni di questo coraggioso funzionario dello Stato che a causa delle sue denunce attirò su di sé una serie di critiche, da parte di quei settori della magistratura e della politica sempre pronta a ritenere l’operato dei magistrati irreprensibile e al di sopra di ogni critica. Allora, con molta amarezza Caruso preferì andare in pensione, per non dire che fu messo in pensione.

Telejato rende omaggio all’operato di questa persona onesta e irreprensibile che ha avuto il coraggio di dire come stavano le cose, accettandone i rischi.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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