Misure di Prevenzione: tutto a posto e niente in ordine
In questo articolo facciamo il punto della situazione sulla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo e ci occupiamo di quanto sta succedendo nella gestione dei beni sequestrati ai Virga di Marineo, quelli che abbiamo definito I Paperoni di Sicilia.
Come al solito e come ai bei tempi della Saguto, troviamo sul Giornale di Sicilia l’articolo che traccia ed esalta l’immagine del magistrato, ne declama le attività, confronta i tempi interminabili per i vari procedimenti, usati durante la gestione Saguto, con quelli pur notevolmente lunghi, di due anni e mezzo, entro i quali si dovrebbe muovere, per chiudere i vari casi di sequestro o di confische, il nuovo presidente dell’Ufficio Misure di Prevenzione Raffaele Malizia, in carica da sei mesi.
Sappiamo così che, con la nuova gestione sono stati emessi, ad oggi, 400 nuovi provvedimenti “con un saldo positivo di 100 nuove decisioni adottate” e che, con la nuova legge, sul tribunale di Palermo graverà anche il carico dei provvedimenti emessi da Agrigento, valutato il 30% in più, ma che vedrà la nomina di un altro magistrato in aggiunta ai cinque oggi in organico Luigi Petrucci, Giovanni Francolini, Ettorina Contino e Vincenzo Liotta, più il Presidente Malizia. Quindi sembra di capire che si sia aperta qualche nuova pagina, malgrado le scadenze e l’aumento del carico di lavoro. Per contro, a giudicare da quanto abbiamo potuto apprendere e sentire da numerosi “preposti”, cioè sottoposti alle misure di prevenzione, tutto sembra ancora fermo, o comunque si muove con lentezza esasperante tra un rinvio e l’altro.
Attuale situazione dei Virga di Marineo
Oggi ci occupiamo di quanto sta succedendo nella gestione dei beni sequestrati ai Virga di Marineo, quelli che abbiamo definito I Paperoni di Sicilia, poiché secondo le stime della DIA il loro patrimonio ammontava a un miliardo e seicentomila euro. Dopo l’esplosione dello “Scandalo Saguto” si scoprì che l’amministratore giudiziario nominato, un certo Giuseppe Rizzo, raccomandato caldamente alla Saguto dal colonnello della DIA Fabrizio Nasca, era inesperto, addirittura, inidoneo e al suo posto, il giudice Montalbano, provvisorio supplente della Saguto, nominò un amministratore di Catania, un certo Privitera.
Sarebbe normale chiedersi: ma non ce n’erano amministratori a Palermo, invece di nominare un catanese, che poi ha nominato altri catanesi come coadiutori? Con la conseguenza che, quando arrivano a Marineo è necessario pagar loro la trasferta. Naturalmente non è la prima volta che succede: basta pensare alla nomina fatta dal giudice Tona di Caltanissetta a Cappellano Seminara per l’amministrazione dei beni del sequestro Padovani, in gran parte ubicati a Catania. Questo Privitera, a detta dei pochi lavoratori rimasti al loro posto, non si fa mai vedere, ma ha nominato come coadiutore un altro catanese, il geometra Giuseppe Geraci, già coadiutore nell’amministrazione dei beni di Michelangelo Aiello, in particolare Villa Santa Teresa di Bagheria. Costui agisce come fosse il padrone, si è appropriato di un’Audi A3, confiscata al proprietario e se ne serve per i suoi spostamenti, in pratica è una sorta di factotum padreterno. Le attività della cava, prima gestite dai Virga e dal loro personale, sono state “affittate”, per quanto riguarda il calcestruzzo e il bitume all’impresa Tomasino, mentre le attività per il recupero e il trattamento degli sfabbricidi sono state affittate alla Palermo Recuperi.
Rimane ancora discretamente attiva l’azienda agricola, anch’essa in affitto a un’azienda di Marineo. Allo studio Tumminello e Frisina di Marsala è stata affidata la gestione legale delle attività, mentre la vecchia società ACRI è stata dichiarata fallita lasciando senza il pagamento di sette mesi di stipendio e senza liquidazione gli operai che vi lavoravano e senza rimborso i numerosi creditori. In conclusione ormai il lavoro di quella che era una delle più grandi aziende siciliane nel campo del calcestruzzo è ormai ridotto a ben poca cosa, mentre il perito che avrebbe dovuto consegnare in tribunale i risultati delle sue stime, dopo un anno e mezzo ha chiesto un’altra proroga. A conti fatti, rispetto a quel miliardo e mezzo di euro gettato in pasto alla stampa, è rimasto un patrimonio reale che non supera i 20 milioni di euro, ma che il povero perito, oberato da pesantissimi lavori, ancora non è riuscito a quantificare, in attesa della nuova udienza fissata il 21 febbraio e in attesa di un temuto provvedimento di sfratto poiché i Virga sono proprietari delle case sequestrate, ne abitano alcune, mentre altre sono date in affitto, ma l’amministratore giudiziario da sei o sette mesi non ha chiesto a questi inquilini il pagamento dell’affitto, mentre molto probabilmente lo chiederà ai Virga.
Insomma, siamo alle solite “Storie di ordinaria follia”.