Misilmeri, arrestati i presunti killer di Massimiliano Milazzo

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Originario di Misilmeri, il suo cadavere fu trovato carbonizzato e con le mani mozzate nelle campagne del paese alle porte di Palermo nel 2013. I carabinieri hanno arrestati i presunti killer Giuseppe Correnti, 51 anni, e Pasquale Merendino, 33 anni.

L’inchiesta portata coordinate da Alfredo Morvillo, attraverso diversi video e fotografie hanno evidenziato come i due arrestati avrebbero prima picchiato ucciso e bruciato il cadavere della vittima.

Stando alle ricostruzioni dei Carabinieri il movente del delitto sarebbe da ricercare nella condotta poco rispettosa che Giuseppe Correnti avrebbe tenuto nei confronti della famiglia di uno dei due assassini, poiché la vittima sarebbe stata rea di aver condotto alcuni furti e di aver spacciato nei pressi della abitazioni dei Merendino.

Il cadavere di Milazzo fu ritrovato da una coppietta che si era appartata in contrada Risalajme, dopo una telefonata anonima i carabinieri ritrovarono il corpo carbonizzato della vittima che era scompara da casa il 26 giugno 2013.

Il Dna confermò l’identità di Milazzo che nel pomeriggio prima della sua morte si recò al bar “283” di Misilmeri dove incontrò i suoi assassini e con i quali si allontanò a bordo della Fiat Uno di Pasquale Merendino. La vettura con a bordo i due è stata ripresa da una telecamera nei pressi del terreno dove fu trovato il cadavere. Poco dopo era stata filmata la seconda auto che seguiva la Fiat Uno guidata da Correnti.

Nelle ore successive le immagini delle videocamere hanno mostrato le auto che tornavano verso il paese con i soli proprietari a bordo. Il video registrati al bar “283” hanno messo in evidenza un altro particolare dell’omicidio, sembrerebbe infatti che il nipote di Merendino dopo l’allontanamento dei tre avesse mimato, rivolgendosi ad alcuni suoi amici affacciati a un balcone i gesti del taglio delle mani e di un pestaggio e,e avesse riferito loro alcune frasi che lette da un perito avrebbero avvalorato l’ipotesi degli investigatori.

L’autopsia ha messo in evidenza la frattura della clavicola e della mandibola, dimostrando che prima della morte l’uomo era stato picchiato con violenza. Il taglio delle mani – mutilazione di elevato valore simbolico che rievoca la punizione inflitta ai responsabili di furti – è stato praticato, verosimilmente, con un attrezzo agricolo compatibile con una zappa.

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