Mercoledì 26 settembre, pagina di diario
I fatti del giorno e il ricordo di Mauro Rostagno, a 30 anni dall’omicidio
Dal Palazzo di città di Partinico siamo riusciti a raccogliere qualche notizia, ma come visitatori, non come giornalisti accreditati. Infatti, per essere riconosciuti tali all’ingresso, occorre, dopo avere presentato la domanda e l’iscrizione all’albo della testata per cui si lavora, il badge, cioè un tesserino lasciapassare. Ma qualcuno potrebbe pensare che non ci vuole niente a rilasciare un pezzo di carta, e invece no, ci vuole. Occorrerebbe fare una richiesta al tipografo per sapere quanto costa, poi, ammesso che costi cinque euro, occorrerebbe un impegno di spesa che dovrà essere sottoposto al competente ufficio, il cui responsabile, esaminata la richiesta e verificata la disponibilità di cassa, alla fine potrà dare il suo parere. Una volta espletata la pratica bisognerà fornire i dati anagrafici al tipografo, forse ci vuole anche la foto, e alla fine la troupe di Telejato potrà accedere, avere accesso per andare al cesso. A questo punto il responsabile della nostra emittente è stato chiaro: “Non vogliamo pesare neanche di un centesimo sui conti del Comune, già dissestato, e pertanto rinunciamo al badge e ci accontenteremo del tesserino di visitatori, ogni volta rinnovabile”. E così, da visitatori, stamane abbiamo appreso che venerdì prossimo si terrà una riunione dei capigruppo, i quali dovranno mettere a punto gli ordini del giorno e le modalità di svolgimento dei lavori, per sottoporre poi tutto questo all’attenzione del presidente, anzi della presidentessa, la quale, alla fine, andrà da qualche impiegato per fare battere a macchina il foglio della convocazione e per recapitarlo ai 24 consiglieri. Dopo queste grandi fatiche, si presume che il Consiglio Comunale dovrebbe svolgersi il 4 ottobre, giorno di San Francesco, quello che riusciva a farsi ascoltare pure dagli uccelli, ma in povertà totale. Al Consiglio non ci saranno né poveri né uccelli, ma solo il macigno dell’approvazione del dissesto e le inevitabili esibizioni oratorie per dire e ripetere che la colpa è di Lo Biundo e che tutto si poteva evitare. Si potrebbe pensare che è il momento di voltare pagina e di non vendere più fumo, e invece l’assessore Pennino stamane ha incontrato alcuni lavoratori degli asili nido sostenendo che il dissesto ancora non c’è perché non è stato votato e che, usufruendo di una legge regionale fresca fresca e di ventilati finanziamenti tutto potrà continuare come se niente fosse. Vabbè. Intanto, vista la situazione, i genitori dei bambini che avrebbero dovuto frequentare le scuole materne e gli asili nido si sono organizzati e hanno sistemato i propri figli altrove. Al momento al comune risultano solo sei domande d’iscrizione. Quindi problema risolto in partenza, per i bambini, ma non per i 26 operatori d’infanzia.
Bocche cucite sullo’imminente viaggio romano del nostro sindaco, il quale, malgrado si sia preparata una lista di domande e quesiti, per evitare di fare “malafiura” forse si farà accompagnare da qualche esperto di questioni amministrative, ma non si sa da chi, ammesso che al comune ce ne siano.
Settembre è un mese di anniversari e di ricorrenze. Ieri abbiamo ricordato il giudice Cesare Terranova e il suo autista Lenin Mancuso, oggi non possiamo fare a meno di ricordare Mauro Rostagno, uno dei personaggi più in vista degli anni ’70: Esponente della contestazione del ’68 fondò il movimento “Lotta Continua”, con relativo giornale, che per un decennio fu il punto di riferimento di tutta la contestazione giovanile che si muoveva alla sinistra del PCI. Sociologo e giornalista attraversò complesse esperienze, scese in Sicilia per quattro volte, sino al momento in cui decise di restarci definitivamente, stabilendosi nella comunità per la cura della tossicodipendenze di Lenzi, vicino a Trapani, da lui creata assieme al sociologo Cardella, che si preoccupò di reperire i finanziamenti. Nell’ultima parte della sua vita tornò alla sua originaria vocazione giornalistica lavorando nella emittente trapanese TRC, dove, in una serie di documentati servizi cercò di descrivere il complesso sottobosco trapanese in cui si muovevano mafia, massoneria, politica e traffici d’armi e di droga. Venne ucciso la sera del 26 settembre e subito iniziarono una serie di depistaggi su questo omicidio, sino al momento in cui, dopo 26 anni, non si arrivò alla condanna in primo grado dei mafiosi trapanesi.
Mauro fu amico anche di Peppino Impastato. Ogni volta che un giornalista viene ucciso è come se si uccidesse una parte di noi, quella che vuole rivendicare il diritto di dire come stanno le cose e chi sono i personaggi che giocano sulla nostra pelle per farci credere cose diverse. Mauro, come Danilo Dolci, scelse di vivere in Sicilia e lo disse con una frase bellissima: “Siciliani si nasce. Io ho scelto di esserlo”.