Ricordiamoci anche degli altri che furono uccisi perché non erano “normali”: gli zingari, che tutt’ora perseguitiamo in tutt’Europa; gli omosessuali, che morirono a fiumi con gli ebrei; i comunisti, i partigiani, i dissidenti, a ciascuno dei quali fu dato un triangolo con un colore e un colpo di fucile.
E ricordiamoci del soldato Ivan, con la sua stella rossa sul berretto: oggi, se ancora vive, vegeta fra dimenticanza e miseria in qualche ospizio per poveri del suo Paese. Però fu lui, il 27 gennaio del ’45, a buttar giù i cancelli del lager su cui la civile Europa aveva scritto “Arbeit macht frei”.
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