Memorie
Ricordiamo Chaim, Marele, Lev, Isaac, Sarah, tutti gli esseri umani come noi – uomini donne e bambini – che furono uccisi a milioni, nella civile Europa e da un governo europeo, perché appartenevano a una “razza”.
Di “razze”, in Europa, si sta parlando di nuovo – da qualche anno – anche ora. Perciò stiamo pronti a combattere, perché stavolta prima di farne toccare uno combatteremo.
Ricordiamoci anche degli altri che furono uccisi perché non erano “normali”: gli zingari, che tutt’ora perseguitiamo in tutt’Europa; gli omosessuali, che morirono a fiumi con gli ebrei; i comunisti, i partigiani, i dissidenti, a ciascuno dei quali fu dato un triangolo con un colore e un colpo di fucile.
E ricordiamoci del soldato Ivan, con la sua stella rossa sul berretto: oggi, se ancora vive, vegeta fra dimenticanza e miseria in qualche ospizio per poveri del suo Paese. Però fu lui, il 27 gennaio del ’45, a buttar giù i cancelli del lager su cui la civile Europa aveva scritto “Arbeit macht frei”.