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Mancata risposta del sindaco Rao alla richiesta dell’Ufficio Scolastico Regionale

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La vicenda della nuova intitolazione del Liceo Scientifico di Partinico si è chiusa nel migliore dei modi per il paese, che, ha acquistato dignità, con la scelta dei nomi di Felicia e di Peppino Impastato, rispetto alle posizioni retrograde e con scarso significato educativo portate avanti dall’amministrazione comunale, fermamente decisa a lasciare il nome di Santi Savarino.

È rimasta aperta una questione apparentemente irrilevante, ma con un suo preciso e inopportuno significato: l’Ufficio Regionale scolastico aveva richiesto, come da norma e come ultimo atto al Comune di dichiarare se il nuovo nome avrebbe potuto sollevare questioni di ordine pubblico. È chiaro che un parere simile era stato richiesto anche alla Prefettura, la quale, in questioni di ordine pubblico è a un livello di conoscenza superiore rispetto a quello dell’amministrazione, attraverso i rapporti delle forze dell’ordine. In questo caso il sindaco ha voluto toccare il fondo della sua avversione alle scelte del Consiglio d’Istituto, non rispondendo alla richiesta, rimasta nel suo cassetto, così come qualche anno prima, in quei cassetti era rimasta la delibera urgente con il parere favorevole delle tre commissarie al cambio di nome. Forse l’ultimo tentativo, non essendo neanche stato capace di mobilitare gli studenti in suo favore. Visto questa ostinata avversione al cambio di nome, viene spontaneo chiedersi se, per coerenza egli parteciperà alla cerimonia di inaugurazione e se, come ha a suo tempo dichiarato, solleverà il telo per scoprire la nuova targa, oppure se, per coerenza, rimarrà chiuso nella sua stanza, magari leggendo il romanzo di Santi Savarino “Peccato mortale” o quello del prof. Bonnì “Onorevoli all’asta” ispirato proprio alla figura di Santi Savarino. Coerenza e coraggio o faccia tosta e ipocrisia?

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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