Ho avuto diversi amici ammazzati dalla mafia, la mafia che secondo una donna siciliana – Angela Maraventano – aveva “sensibilità e coraggio” che poi purtroppo si sono perse. Ho avuto un amico ammazzato dal Covid, contagiato forse da qualche collega di quella donna siciliana – Angela Chianello – secondo cui, tranquilli, “non ce n’è coviddi”. Nessuna delle due donne (entrambe istigatrici a delinquere, con grave pericolo per le vite umane) si trova attualmente in galera. C’è stata qualche breve polemica, presto dimenticata, ma entrambe non solo sono rimaste impunite, ma hanno fatto fortuna. La prima, carriera politica con benefici, pensione d’oro e tutto quanto. La seconda, contratto esclusivo con un produttore, Lele Mora, noto fra l’altro per aver fatto prostituire personaggi dello spettacolo di entrambi i sessi.
Persone così possono venire a galla dappertutto, anche se per noi siciliani è vergognoso che siano nate e cresciute a casa nostra. L’orgoglio della Sicilia da sempre risiede, ancor più che negli uomini, nelle donne: sfruttate, represse in casa e fuori, vittime di ogni sorta di prepotenza, eppure sempre pronte a ribellarsi, in mezzo alla miseria più nera e alle minacce più feroci. Sulle propagandiste di mafia e “coviddi” i siciliani, come spesso gli capita, sono stati distratti. La cosa strana è che stavolta lo siano state anche le siciliane.
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