La miniserie Il Principe Libero ha scatenato anche sui social un fiume di commenti. La platea di Facebook, per esempio, si è letteralmente divisa a metà tra delusi ed entusiasti. Per alcuni giorni praticamente Faber ha calamitato gran parte dell’attenzione. Tra i delusi e gli entusiasti della recitazione di Marinelli c’era comunque un filo comune: grandissimo ed immenso Faber, gigante unico ed irripetibile. E anche gli entusiasti hanno ammesso che in uno sceneggiato televisivo di poche ore era impossibile raccontare pienamente Faber.
Siamo innamorati di Fabrizio? Siamo rapiti dalla sua musica? Ci struggiamo realmente nel suo ricordo? E allora commemoriAmolo nell’unica maniera vera e autentica. Abbandoniamo le nostre certezze borghesi, le nostre ideologie da perbenisti e benpensanti, le nostre comodità da materassi di piume in cerca di poltrone e tivù. Fabrizio era autenticamente Fabrizio accanto agli ultimi, agli emarginati, ai barboni, alle puttane delle “vecchie case” di Genova, ai disgraziati di ogni tipo. Ma mai con la carità pelosa e assistenziale di chi si crede migliore e guarda dall’alto in basso. No, Fabrizio viveva con loro, li ammirava, apprezzava la loro umanità. La migliore. Molti sono colpiti, ancora oggi, dalla precisione, dalla minuziosa ricerca, dall’attenzione di De André nelle parole e nelle musiche. Era tutto messo nel descrivere, nel raccontare, nel far conoscere quella umanità. Ma saremmo mai capaci noi di andare alla ricerca di un barbone o in una comunità di una prostituta, di un ex tossico, di un ex carcerato? E ascoltarli, lasciarci arricchire dall’incontro, apprezzarli? E ci andremo mai con “l’abito bello”, il vestito da cerimonia e a festa? Si, quelli che utilizziamo per le pompose commemorazioni, i matrimoni e i salotti buoni? Fabrizio era questo. L’uomo che viveva a disagio nelle sacrestie dell’ordine borghese, nei salotti delle vuote chiacchiere e delle certezze dell’ipocrita alta società. Faber tutta la vita si è ribellato alla piramide sociale, l’ha vissuta rovesciandola. Trovando la meglio società lì dove i ricchi e benpensanti giudicano e disprezzano.
È un interrogativo anche troppo facile e scontato quello su cosa avrebbe detto e come cantata, la società degli ultimi vent’anni, la crisi economica e la guerra sociale, economica, politica, tra Stati, permanente. Ma la risposta è, probabilmente, ancor più scontata. Faber avrebbe continuato a cercarne le vittime, a guardare con loro questo mondo, a non arrendersi ad un ordine sociale sempre più ingiusto e disumano. Denunciando che i colpevoli della povertà sono in alto, che non sono i poveri e gli emarginati, i deboli e i sofferenti i responsabili. Ma coloro che vanno elemosinando voti e poi dichiarano guerra alle vittime delle loro politiche, delle loro condanne, del loro ordine costituito. Ma, alla fine, non è probabilmente questa la domanda da porci, che avrebbe senso. La vera questione, mi sia permesso scriverla, è cosa facciamo, diciamo, cantiamo noi. Ieri, oggi, domani. Mattina, pomeriggio, sera, notte. Viviamo il disagio e il dolore di questa ingiusta società? Ci indigniamo, ci incazziamo, stiamo male di fronte alla violenza contro i più deboli, alle lacrime di chi soffre le guerre e le crisi, l’impoverimento e la brutalità di chi sta in alto? Riusciamo quotidianamente a non lasciarci andare al disprezzo per un barbone o all’indifferenza per le sorti di una ragazza costretta ai bordi delle strade o nei bordelli frequentati dalla “brava gente”? Come diavolo si può dormire la notte, restare tranquilli e vivere la propria vita senza sentire questo dolore, quest’ingiustizia, questa disumanità sulla propria pelle, nelle proprie carni, che dilaniano le viscere? Come si può rimanere più o meno indifferenti, non uscire pazzo, trovare pace, non sentire l’obbligo, il dovere, la necessità anche fisica di indignarsi, muoversi, attivarsi, ribellarsi?
Ecco, anche le canzoni di Faber lo raccontano e denunciano. Il moralismo bigotto dei benpensanti è solo schifosa, complice ipocrisia. È il nascondere dietro la facciata perbene il peggior squallore oppressivo e perverso. Perché non è mai una gonna ad essere troppo corta o un jeans troppo aderente, non è mai colpa della vittima…
…e non è mai solo una cazzata o una ragazzata, che no significa solo e soltanto no e nulla, nulla, nulla deve essere interpretato in altra maniera e lo stupratore è sempre, solo e soltanto una schifoso criminale senza attenuanti. Una donna non è una “suora” o una “puttana” a seconda di come si veste. O perché davanti si trova di fronte un branco di più o meno mafiosetti e maschi disumani. E una donna libera, dalla forte personalità, che non china il capo di fronte al “maschio” non è una che “ce l’ha di legno”, una mancata “troia”. No, è una persona che merita rispetto e ammirazione, ricca dei beni più preziosi: dignità e libertà. Ed è squallido e osceno nel 2018 pretendere, in nome di un ottuso e bigotto moralismo, la donna in posizione ancillare. Angelo del focolare che deve servire e riverire l’uomo forte, che “porta i pantaloni”. La donna che arrivata ad una certà età deve sposarsi e fare figli. Nella “bella famiglia naturale” dove ovviamente lui è il maschio e portare “i soldi a casa”. Eh già perché se fosse lei a lavorare e lui a fare il “domestico” scandalo! E altro scandalo se fosse lei più adulta, sarebbe snaturata la famiglia con lei che ha qualche anno di più. Figurati se fossero, per esempio, addirittura una decina. Chissenefrega dell’amore, del rispetto reciproco, della dignità. L’importante è salvare le convenzioni e la facciata borghese!
La bellezza può essere ammirata e apprezzata, le qualità e le virtù di una donna meritano rispetto. Ma nessuna avvenenza fisica, nessun vestito, nulla di nulla, è un biglietto da visita per i porci comodi. E la violenza è sempre violenza. E non è mai lei che provoca ma lui che è uno stronzo. Anche se davanti hai una donna più o meno costretta ed oppressa dallo sfruttamento dello prostituzione di un pappone (chiunque esso sia). Si, anche lei ha diritto al rispetto. Se dovesse essere spedita in ospedale o uccisa non è una “puttana di meno sulle strade e chissenefrega che si è fatto un po’di pulizia”. Così come chi muore per overdose non è un “tossico di merda” in meno. Ma una persona con dignità e umanità. E merita solo ammirazione e stima chi esce dal tunnel della tossicodipendenza, chi riesce a ricostruirsi una vita. E, statene certi, può essere una straordinaria madre, padre. Potrebbe persino diventare insegnante o dottore. E non c’è nulla da giudicare, anzi è una splendida persona molto ma molto ma molto di più, di ogni figlio di papà, di ogni arricchito borghese, di ogni benpensante vissuto nella bambagia dei materassi di piume.
Questo è il mondo che si è fermato per Il Principe Libero, del record di ascolti per la mini serie su Fabrizio De Andre, che per giorni e giorni sui social si è commosso ed è stato colpito da Faber. Un po’ quel che accadde tre anni fa con la fiera dell’ipocrisia di tanti, troppi “Je suis Charlie Hebdo”.
Alessio Di Florio
Alexander, dall’umanità ai margini per riparare il mondo
È ancora possibile fare politica insieme agli impoveriti e agli ultimi, ai piccoli e ai deboli, senza rimanere ingabbiati nei soliti rituali e nelle meschine dinamiche dei palazzi? Fare politica non per il potere ma solo per le vittime e gli sfruttati?
http://www.qcodemag.it/2017/07/03/alexander-dallumanita-ai-margini-per-riparare-il-mondo/
Scendono la tristezza e la malinconia …
http://heval.altervista.org/scendono/?doing_wp_cron=1519139094.4398629665374755859375
Col suo marchio speciale di speciale disperazione e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi …
“Vi distruggano con le idee nate dalle vostre idee, l’odio nato dal vostro odio”
http://heval.altervista.org/don-gallo-3-anni-trafficando-ancora-sogni/
GLBT: la breccia aperta ai funerali di don Gallo
https://www.peacelink.it/sociale/a/38447.html
Abbattiamo tutti i triangoli rosa. Realmente, senz’ipocrisie
https://www.peacelink.it/sociale/a/37464.html
Blenda, assassinata dalla transfobia di Stato
https://www.peacelink.it/sociale/a/30723.html
Colpevoli d’amore
https://www.peacelink.it/sociale/a/30440.html
Il volo negato di Sandra
https://www.peacelink.it/sociale/a/25717.html
Nessun rispetto per Emuanuela
https://www.peacelink.it/sociale/a/21497.html
6 anni dopo ci sia giustizia e rispetto per Emanuela. E per tutti noi
https://www.peacelink.it/abruzzo/a/39392.html
Aggressione Pescara: No all’intolleranza omofoba
https://www.peacelink.it/abruzzo/a/39467.html
Con Dino e don Tonino (e Vik Utopia) sogniAmo una Pasqua di liberazione da guerre e oppressioni
La Pasqua o è degli ultimi e degli impoveriti o non è
http://heval.altervista.org/la-pasqua-o-e-degli-ultimi-e-degli-impoveriti-o-non-e/
Lettera ad un condannato a morte
https://www.peacelink.it/sociale/a/21226.html
Che non sia (stato) un Natale ipocrita e ingiusto
http://heval.altervista.org/che-non-sia-stato-un-natale-ipocrita-e-ingiusto/
Tutti a difesa del Crocifisso ma ai crocifissi incarnati ci si pensa?
http://heval.altervista.org/tutti-difesa-del-crocifisso-ma-ai-crocifissi-incarnati-ci-si-pensa/
In ricordo di Fernanda Pivano. Ciao signorina Anarchia, ciao signora Libertà
http://heval.altervista.org/ciao-signorina-anarchia/
Di ragliatori, cicisbei e galoppini nauseanti
http://heval.altervista.org/di-ragliatori-cicisbei-e-galoppini-nauseanti/
Siete solo ipocriti mafiosi borghesi di merda!!
http://heval.altervista.org/siete-solo-ipocriti-mafiosi-borghesi-di-merda/
Pier Paolo Pasolini. L’Italia sta marcendo
http://heval.altervista.org/pier-paolo-pasolini-litalia-sta-marcendo/
La repressione e la propaganda son strumenti dell’ordine delle classi dominanti
Il Pentagono documenta quel che i pacifisti denunciano
https://www.peacelink.it/editoriale/a/32608.html
Crimini contro l’umanità.
https://www.peacelink.it/pace/a/6719.html
Libia, l’infinita scelleratezza delle guerre occidentali
https://www.peacelink.it/editoriale/a/41929.html
Il diritto (calpestato!) di essere bambini gioiosi e giocosi
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