Liceo di Partinico: non più Felicia e Peppino, resta Santi Savarino
Il Liceo Scientifico non cambierà denominazione: continuerà ad essere intitolato a Santi Savarino
Quella della denominazione del Liceo Scientifico di Partinico è una storia con alcuni risvolti allucinanti che solo in Sicilia possono verificarsi. Comincia il 31.10.1977, allorchè un Collegio dei docenti, preside Maria Santapà, deliberò di intestare il Liceo al grande matematico Giuseppe Cipolla. Tale decisione venne ignorata, e mesi dopo, in data 1.9.1978, il Consiglio d’Istituto, preside Antonino Orlando e presidente del Consiglio d’Istituto, Jack Speciale, esponente della D.C, deliberò d’intestare il Liceo a Santi Savarino, con la motivazione che trattavasi di cittadino di Partinico che aveva dato lustro al suo paese. La decisione venne ratificata dal Collegio dei Docenti in data 23.9.1978. La scuola era nata da alcuni anni come sede staccata del secolare locale Liceo Classico Garibaldi ed era cresciuta notevolmente. Malgrado le rimostranze dello scrivente, che riteneva altamente diseducativo intestare una scuola a un personaggio del genere, la richiesta d’intitolazione venne trasmessa in Provveditorato, assieme a un personale invio di documentazione sulle negatività del personaggio. Dopo alcuni anni arrivò l’intestazione e così Savarino, per occulti sentieri, scavalcò l’originario titolare del Liceo, Giuseppe Garibaldi e il ben più qualificato matematico Cipolla.
Santi Savarino fu un personaggio controverso come giornalista, come politico e come scrittore. Nato a Partinico nel 1887, scelse sin da giovanissimo l’attività giornalistica. Dal 1909 al 1925 fu redattore e redattore capo de La Tribuna, e dal 1925 al 1926 capo dell’ufficio romano del quotidiano Il Secolo. Nel 1926 ricoprì la carica di redattore capo de La Stampa di Torino dove, nella sede romana, lavorò dal 1934 al 1940. Troviamo la sua firma tra i 180 scienziati e i 140 uomini politici che firmarono il Manifesto fascista “Sulla difesa della razza” in appoggio alle leggi razziali contro gli ebrei italiani e in una serie di articoli profondamente razzisti pubblicati su vari giornali. Nel 1943, dopo l’arresto di Mussolini, venne nominato dal capo del governo Badoglio commissario dell’Ente Stampa addetto al controllo e all’eventuale sequestro di giornali che pubblicavano notizie non autorizzate. Nel 1946, divenne direttore del quotidiano romano “Il Giornale d’Italia”, quando la testata di destra, sospesa dagli americani, riprese le pubblicazioni, e vi rimase sino al 1962. Candidato nelle liste della Democrazia Cristiana, fu eletto senatore nel 1953. Pare che in questa elezione fosse stato determinante l’appoggio del mafioso partinicese Frank Coppola. Proprio nello stesso anno il senatore del PCI Girolamo Li Causi esibiva la lettera scritta da Savarino a Frank Coppola, nella quale l’uomo politico si metteva a disposizione del boss, il quale si era trasferito a Pomezia, dove aveva una tenuta acquistata per 50 milioni, ma continuava ad essere uno dei maggiori responsabili dei traffici di droga tra l’Europa e gli Stati Uniti. A seguito di alcuni contrasti con la DC, Savarino si ricandidò, come indipendente, nelle liste del MSI, ma non venne più rieletto, essendogli forse venuto meno l’appoggio di Frank Tre dita, e della D.C. che si era orientata sul democristiano Cataldo. Fu autore di alcuni lavori teatrali in lingua siciliana, “L’albero pecca”, “Don Giovanni s’innamora”, “Ma che cos’è questo amore”, “Mi voglio maritare” , alcuni dei quali messi in scena dalla compagnia teatrale di Angelo Musco, e di un romanzo, “Peccato mortale”, (1964). A Savarino è ispirato anche il romanzo dello storico partinicese suo buon amico, Salvatore Bonnì “Onorevoli all’asta”. Morì a Roma, a settantanove anni, nel 1966.
Dal momento dell’intestazione sono passati 45 anni, spesso attraversati da polemiche, sino a quando, nei primi mesi del 2022, da parte degli studenti del Liceo non è partita la richiesta di revoca del nome di un personaggio considerato poco educativo, sia per i suoi trascorsi razzisti, sia per le sue amicizie e i suoi rapporti di deputato con noti personaggi mafiosi. La nuova dirigente scolastica Vincenza Vallone affidava la proposta a un referendum tra gli alunni proponendo la scelta tra Rita Levi Montalcino, Giuseppe Livatino e Gigia Cannizzo. Alla scelta della Montalcino il Collegio dei docenti, associava e proponeva al Consiglio d’Istituto anche il nome di Peppino Impastato, e il Consiglio d’Istituto, con delibera del 6.6.2022 decideva , tra le opzioni del Collegio, di associare al nome di Peppino Impastato quello della madre Felicia, come indicazione di scelta della legalità, grazie alla sua lotta per avere giustizia per il figlio, una fulgida espressione della lotta contro la mafia. Circa un mese e mezzo dopo, il 27.8.2022, la Commissione straordinaria, che allora sostituiva l’Amministrazione del Comune di Partinico, sciolto per mafia, deliberava il suo parere favorevole con una delibera di immediata esecutività che invece finiva nei cassetti del Comune e vi restava per otto mesi, sino a quando l’unico consigliere comunale di sinistra, il dott. Anzelmo, non ne sollecitava la ricerca. Dopo varie ricerche la ritrovata delibera veniva inoltrata, il 22.3.2023 all’Ufficio Scolastico Regionale che inoltrava il tutto alla Prefettura per il parere definitivo.
Nel frattempo il nuovo Consiglio Comunale, espressione completa delle varie anime della destra locale, non se ne stava a dormire: mentre un improvvisato Comitato “pro Savarino” raccoglieva 600 firme favorevoli al mantenimento del nome, il Consiglio si riuniva in data 10.4.2023 per discutere su una mozione, così impropriamente chiamata e poi ridefinita come ordine dl giorno, presentata dal consigliere e assessore Bonnì. Il riscontro mediatico scoppiato in tutta Italia e l’improponibilità del confronto tra Impastato e Savarino portava il Sindaco a fermare la sua campagna contraria al cambio di nome e ad affermare che, una volta ottenuto il parere favorevole della Prefettura, sarebbe stato egli steso onorato di apporre la targa con i nomi. Il repentino voltafaccia del sindaco lasciava adito a qualche sospetto che oggi, a distanza di nove mesi sembra essere più che giustificato, ovvero il ricorso alla strategia del “calati iuncu ca passa la china”, cioè attendere che il clamore mediatico si fosse spento, per assestare poi il colpo finale: difficile anche presupporre che tale scelta sia stata concordata con la prefettura. Di fatto, sempre per rimanere nella terminologia siciliana, ”a la squagghiata di l’acquazzina”, cioè quando la brina si è sciolta, è arrivata, il 12.1.2024 , una delibera di giunta nella quale si legge che, vista una nota della prefettura, della quale non è riportata la data, nella quale si richiedeva all’Amministrazione di pronunciarsi sull’intitolazione del Liceo, dato atto dell’impegno dell’Amministrazione Comunale nel riconoscere e diffondere il valore della legalità e nell’attuare azioni di contrasto conto ogni e qualsiasi forma di cultura mafiosa…..e richiamata la delibera del Consiglio Comunale n.16/23 nel corpo della quale emerge il dibattito sulla vicenda de qua e la volontà del consesso consiliare di non modificare l’intitolazione vigente, delibera di confermare l’intitolazione del Liceo Scientifico a Santi Savarino” .
In tutta questa vicenda ci sono parecchie anomalie che sarebbe opportuno affidare al parere sia di un giudice che del ministro dell’istruzione:
-come mai la delibera delle Commissarie che sostituivano a tutti gli effetti gli organi istituzionali, è stata accantonata?
-Una delle tre commissarie, Maria Baratta, è attuale capogabinetto della Prefettura di Palermo, alla quale il Sindaco, a lei e alle sue colleghe, dopo avere espresso una serie di pesanti giudizi sul loro operato, ha proposto di dare la cittadinanza onoraria, grazie ai servizi resi al comune; possibile che costei abbia smentito il proprio operato e la propria firma, richiedendo al sindaco una decisione che si sovrappone a quella delle commissarie, e quindi alla sua?
-Possibile chiedere una nuova delibera senza annullare la precedente’, senza che questa sua delibera sia stata annullata?
-Una delibera di giunta non è quella del Consiglio Comunale, prevista dalle norme sull’intitolazione dei luoghi. Il richiamo alla seduta l 10.4.202 è formale e irrilevante, perché in quella seduta non si è deliberato né votato espressamente sull’argomento.
-l’amministrazione Comunale non ha il potere di confermare o annullare un’intitolazione, ma può solo dare un parere da trasmettere alla prefettura, alla quale spetta la decisione finale.
-il richiamo al presunto impegno antimafia dell’Amministrazione Comunale fatto nei propri confronti e per giustificare la decisione, sembra assumere il carattere di una beffa o di una presa per i fondelli, se si considera che si sceglie un giornalista razzista e diffusore di idee razziste, un uomo politico di destra, legato ai fascisti del tempo, che si mette a disposizione del boss Frank Coppola, rispetto a un giovane impegnato nella battaglia contro la mafia del suo paese, rappresentata dal suo assassino, Gaetano Badalamenti, peraltro amico di Coppola, e rispetto a sua madre, chiaro esempio di scelta della legalità e della voglia di giustizia, alla quale, per la sua morte, ha reso omaggio anche il Presidente della Repubblica Ciampi.
Al momento non sembra che nessuno di tutti quelli che si occupano di politica, ove si escluda un breve comunicato della locale sezione di Rifondazione Comunista, abbia espresso un parere o una posizione. Staremo a vedere se, nei prossimi giorni qualche forza politica abbia voglia di intestarsi questa battaglia, anche con la nomina di un legale amministrativista che porti in tribunale le varie irregolarità rilevate e con qualche interpellanza al Presidente della Regione e al Ministro dell’istruzione
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