Libertà d’insegnamento e censure ai docenti: dove va la scuola?
Il caso della docente sanzionata a Palermo
Hai voglia di gridare “Giù le mani dalla scuola”. Ormai la scuola l’hanno in mano i leghisti e sono loro a decidere cosa si deve insegnare e cosa no, cosa è educativo e cosa no e a censurare i docenti che “non sorvegliano” e quindi non censurano quello che “producono” i loro alunni, specialmente quando si permettono di fare accostamenti con la storia del passato. Inutile studiare storia, non serve. Servono solo quei frammenti di storia che possono essere utili alla “glorificazione” e alla sublimazione dell’immagine del ducetto di turno. “Io sono Matteo Salvini“. Io, solo io sono quello che decide, l’unto del signore. Una volta si chiamava “culto della personalità”, malattia tipica dei ducetti che hanno mortificato la storia dell’umanità imponendo la gratificazione di sé stessi e di qualsiasi loro gesto, sia quello di nuotare, di guidare un trattore, di prendere in mano una cazzuola, di guidare un aereo, di falciare il grano, di imbracciare un mitra o indossare una divisa. Che accadrebbe se io docente mi permettessi di paragonare le nuotate di Grillo con quelle di Mussolini o di Mao Tse Toung? O se chiedessi paragoni tra il Presidente Operaio, imprenditore, cantante ecc. con suoi consimili dittatorelli passati e presenti? Oppure se invitassi i miei alunni a fare un paragone sui premi di maggioranza della Legge Acerbo, del 1923, che portò Mussolini al potere, con la legge truffa, così chiamata dalle sinistre, del 1953 e con i vari Porcellum di Calderoli e Rosatellum di Renzi, che, nonostante i loro aspetti anticostituzionali, rilevati e denunciati anche dalla Corte, hanno prodotto i belli esemplari di questa classe politica che ci governa?
Nel passato luglio i leghisti hanno scatenato un’indegna cagnara sulla manifestazione voluta da don Ciotti, delle magliette rosse, additando alla gogna una commissione d’esame che le aveva indossate e una docente che aveva condiviso il gesto. Anche là richieste di ispezioni, di licenziamenti ecc, come se la richiesta di “umanità” fosse un reato. Tutto si poi è rivelato una bolla di sapone, proprio perché si trattava di una ridicola strumentalizzazione. Più seria e preoccupante invece la vicenda della prof.ssa Rosa Maria Dell’Aria, 63 anni, da quaranta insegnante di italiano e da trenta docente nell’istituto industriale Vittorio Emanuele di Palermo, stimata e apprezzata dai suoi studenti e dai suoi colleghi. È bastato un post di un fascistello locale legato alla peggiore destra palermitana, un tal Perconte, del quale è bene citare il nome, indirizzato al suo sodale, il ministro Bussetti, nel gennaio scorso:
“Salvini-Conte-Di Maio? Come il reich di Hitler, peggio dei nazisti. Succede all’Iti Vittorio Emanuele III di Palermo, dove una prof per la Giornata della memoria ha obbligato dei quattordicenni a dire che Salvini è come Hitler perché stermina i migranti. Al Miur hanno qualcosa da dire?”.
Il giorno dopo la sottosegretaria leghista ai Beni culturali Lucia Borgonzoni è intervenuta su Facebook sparando la sua bordata:
“Se è accaduto realmente – ha scritto – andrebbe cacciato con ignominia un prof del genere e interdetto a vita dall’insegnamento. Già avvisato chi di dovere”.
A questo punto la lenta ma inesorabile macchina del potere leghista si è messa in moto, ha interessato l’Ufficio scolastico provinciale di Palermo, il quale, con una straordinaria esemplificazione di obbedienza, per non chiamarla “asservimento” politico, oltre che burocratico, è arrivata all’incredibile decisione di sospendere per due settimane la docente “perché non avrebbe vigilato su una videoproiezione in power point preparata dai suoi studenti 14enni, in occasione della Giornata della memoria nella quale si accostava la promulgazione delle leggi razziali del 1938 al Decreto sicurezza promulgato dal ministro dell’Interno”. Il tutto corredato da una foto di Matteo Salvini. Il post del fascistello conteneva già una bufala, ovvero che la docente “ha obbligato”, e per questo suggerirei al figlio della docente, che è un avvocato, di denunciare per diffamazione il suo autore. Ma anche l’affermazione della sottosegretaria, non nuova a queste “sparate”, è degna dei più truculenti gerarchi del passato ventennio: “andrebbe cacciato con ignominia e interdetto a vita dall’insegnamento”. Anche in questo mi permetterei di dire ai rappresentanti politici a cui sta a cuore la libertà d’insegnamento, invece di esprimere pelose dichiarazioni di solidarietà, di chiedere le dimissioni di una viceministra che, prima di parlare, dovrebbe documentarsi sia su come sono andati i fatti, e poi dovrebbe andare a studiare un po’ di storia, oltre che di didattica e metodologia educativa. E infine sarebbe bene fare un ricorso legale nei confronti della decisione adottata, oltre che un’indagine sull’operato dei funzionari scolastici che hanno partorito la decisione della sospensione, onde accertare se non ci sia stato abuso di potere, oltre che atteggiamento di servaggio.
Il vicepreside del Vittorio Emanuele, Pietro Corica ha dichiarato:
“La notizia ci ha colti di sorpresa: siamo stati chiamati dall’Ufficio scolastico e abbiamo saputo di questo provvedimento francamente eccessivo. Va detto che si trattava della presentazione di un progetto, un evento interno alla scuola, con tre o quattro classi e nessuna presenza esterna”.
La professoressa Dell’Aria, che il prossimo anno andrà in pensione, ha detto di considerare la sospensione “la più grande amarezza e la più grande ferita della mia vita professionale per il danno morale e professionale dopo una intera vita dedicata alla scuola e ai ragazzi. Quel lavoro non aveva assolutamente alcuna finalità politica né tendeva a indottrinare gli studenti che da sempre hanno lavorato in modo libero come essi stessi hanno dichiarato anche agli ispettori arrivati in istituto a fine gennaio”.
Anche gli studenti, a nome del loro rappresentante d’istituto hanno confermato che “La professoressa dell’Aria si è limitata a fare una lezione sul fascismo e sull’Olocausto. Sono stati gli studenti a realizzare il video e ad accostare le leggi razziali e il decreto sicurezza del ministro Salvini, esprimendo una loro personale e legittima opinione”.
Solidarietà anche dal sindaco di Palermo Orlando, che ha detto:
“Se un gruppo di studenti ha liberamente scelto di accostarlo, come molti abbiamo fatto, alle leggi razziali del 1938, ha tutta la nostra condivisione. E il provvedimento adottato nei confronti della professoressa Dell’Aria appare non sproporzionato, ma del tutto immotivato. Il ministero piuttosto che sanzionare docenti e attentare alla libertà di docenza ed espressione, si preoccupi di favorire lo studio della storia e delle nefandezze che il nazifascismo ha compiuto contro gli italiani e nel mondo”.
L’episodio ha creato e continua a creare stupore, anche in ambienti leghisti, oltre che tra quelli dei loro alleati pentastellati, sulla considerazione che ci si trova davanti a una costante tendenza di compressione della libera espressione del pensiero. Salvini, con la sua apparente non chalance e con la sue grandissime, si fa per dire, conoscenze storiche ha commentato:
“Non so chi sia stato a proporre, a controllare, a ordinare, a suggerire, però che qualcuno equipari il Ministro dell’Interno, che può stare simpatico o antipatico, a Mussolini o addirittura a Hitler, mi sembra assolutamente demenziale”.
Non va dimenticato che il libro illustrativo del Salvini-pensiero, è stato pubblicato dalla casa editrice di un tizio che si è dichiarato orgoglioso di essere fascista e per questo è stato indagato dalla magistratura ed escluso dal Salone del libro di Torino. Altro banale endorsement a favore del suo “capo” è stato espresso da Igor Gelarda, capogruppo della Lega in Consiglio comunale a Palermo:
“La libertà d’espressione non è un lasciapassare per l’indottrinamento, a maggior ragione fra i banchi di scuola. Sono cattivi insegnamenti. È giusto vigilare ed intervenire”.
Per contro una petizione è stata lanciata online da #USBScuola, indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per esprimere solidarietà alla docente di Palermo “sanzionata per reato di insegnamento” e chiedere la revoca della sanzione, che ha ottenuto in poche ore migliaia di firme. Nel quadro delle dichiarazioni si aggiunge quella di Corradino Mineo, capolista de La Sinistra alle europee:
“Rosa Maria Dell’Aria, docente dell’istituto tecnico di Palermo, è stata sospesa per due settimane dall’insegnamento per aver detto di Salvini quello che Salvini fa intendere di se stesso. Rosa non ha detto proprio niente. Un suo studente, invece, in un video compito, ha liberamente accostato le leggi razziali del 1938 al decreto sicurezza che porta il nome dell’attuale ministro dell’Interno. Apriti cielo! La bestia, la fabbrica delle fake news per Salvini, ha subito chiesto la testa dell’insegnante. In men che non si dica il ministro Bussetti ha ordinato l’ispezione e comminato la pena. Il ridicolo, meglio dire la cosa grottesca, è che è proprio il ministro dell’Interno a scimmiottare continuamente il duce, copiandone le pose e sostenendo contro la Costituzione che fascisti e antifascisti sarebbero la stessa cosa. Chiederò subito se sussistono gli estremi per procedere in giudizio contro il ministro Bussetti, per abuso di potere e ostacolo allo svolgimento di un pubblico servizio. All’insegnante, che ha diritto a pubbliche scuse da parte del ministro, tutta la solidarietà mia e de La Sinistra”.
Insomma, per dirla con i leghisti della prima ora, “le solite cose dei soliti comunisti che fanno politica nella scuola”.
L’episodio comunque va esaminato con attenzione, perché ancora una volta pone il delicato tema del rapporto tra politica, scuola e società in rapporto all’analisi di quanto succede ed è successo, alle letture che della storia sono fatte dai suoi interpreti e al problema del “far politica” ovvero del considerare la politica come un elemento fondante dell’istruzione scolastica, al fine di formare i nuovi cittadini all’interno delle norme, delle strutture e delle istituzioni in cui vivono, oppure del tenerli staccati da questo mondo, onde lasciare libera mano a coloro che lo gestiscono, tenendo lontani i momenti di partecipazione e di coinvolgimento. “Dire di non fare politica a scuola è il peggior modo di fare la peggiore politica”, diceva Lucio Lombardo radice. E pertanto ben venga la politica, che significa preparazione, oltre che partecipazione.