Lettera aperta all’ex presidente del Tribunale di Palermo

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Caro dott. Guarnotta,

MaxiprocessoNoi conosciamo il suo impegno antimafia, la serietà con cui ha condotto il maxiprocesso portato avanti essenzialmente da Falcone e Borsellino, ma sembra che, dopo la sua nomina a Presidente del tribunale di Palermo lei si sia comodamente seduto, rifiutando di vedere quello che succedeva intorno, non ascoltando indicazioni, accuse, richieste di collaborazione nella delicata inchiesta che stavamo svolgendo attorno all’Ufficio misure di prevenzione e al suo modo di operare. Non potremo mai scordare quando tre anni fa, davanti a una nostra richiesta d’intervento lei ebbe a dire che, toccando questo argomento stavamo facendo un favore ai mafiosi. Dopodichè non ha più risposto al telefonino. Adesso lei si dichiara addolorato e stupito, dopo quello che è successo alla sua pupilla, ma ci creda, non è il caso,  abbiamo le idee chiare e quello che nel corso di questi anni è diventato ancora più chiaro è che giudice non mangia giudice, salvo casi di scontri personali o di conflitti interni. Il sistema è così collaudato e compatto che qualsiasi decisione di agire contro di esso è destinata a fallire. Del resto il giovane Walter Virga lo aveva detto qualche mese fa “tra i magistrati, se se ne tocca uno se ne mobilitano ottomila”. Pertanto noi comprendiamo il suo affetto quasi paterno nel voler salvare la sua pupilla Silvana Saguto, che ha costruito il suo sistema di potere grazie alla sua capacità di ignorare reati che gli passavano sotto gli occhi come fossero cose normali. Adesso noi accettiamo il suo “sentirsi mortificato” da quello che è successo nel suo ufficio, ma non possiamo accettare che lei dica di non saperne niente o di non essersi reso conto. A parte tutto ci ha detto lei stesso di “levarci mano” e non ci ha più risposto al cellulare.

Noi siamo andati ed andiamo avanti, lei ci sembra faccia qualche passo indietro.           

1 Commento
  1. Gianfranco Becchina dice

    Non sapevi, caro Pino, che i giudici rispondono solamente attraverso le sentenze? Pensavi, forse, che nella ormai consolidata abitudine dei magistrati ad esternare su tutto e tutti applicassero il sistema anche nei confronti della loro categoria? Non ti illudere, il tempo annacquerà ogni cosa. “Il forte si mesce col vinto nemico, col nuovo signore rimane l’antico” … diceva il poeta.

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