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Lettera aperta al Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi

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Lettera aperta di Telejato al Procuratore Lo Voi

Sig. Procuratore,

per l’apertura dell’anno giudiziario lei ha più o meno ripetuto le stesse cose riferite nel corso della sua audizione alla Commissione Antimafia: “Mettere nel nulla i risultati ottenuti sarebbe assurdo. Pretendere, solo per fare un esempio, la restituzione dei beni sequestrati o confiscati ai mafiosi, addirittura costituendo associazioni ad hoc sarebbe ancora più assurdo”. Il riferimento era all’associazione costituita dopo il caso Saguto da imprenditori indiziati di contiguità mafiose ai quali erano stati sequestrati i patrimoni. Pare evidente che lei si è fermato sul sentito dire o non ha capito di che associazione si tratta, a partire dal suo nome in sigla AIDO, cioè Associazione “In Difesa” del cittadino Onlus, e poiché essa è nata all’ombra di Telejato e a seguito della nostra inchiesta sui beni sequestrati, è il caso di informarla che si tratta di imprenditori che prima di tutto chiedono giustizia. Non è compito del Procuratore fare giustizia? Si rivolgono proprio a lei! In secondo luogo chiedono che sia rivisto il procedimento che ha portato alla confisca dei loro beni per accertare se non ci siano stati errori di valutazione o analisi incomplete o affrettate sull’accertamento del possesso dei loro beni: non è compito del Procuratore garantire a queste persone che il procedimento di cui sono stati oggetto era corretto e che i sequestri erano motivati o che non lo erano? L’imminente restituzione dei beni ai Rappa, al gruppo F. Ponte e ad altri imprenditori colpiti da procedimenti affrettati senza documentate motivazioni, sono la chiara dimostrazione che non c’è nulla d’assurdo nel pretendere la restituzione quando si ha ragione e quando questi beni sono stati sottratti con obiettivi e intenzioni diverse da quelle che dovrebbero ispirare l’azione del magistrato responsabile. Non è assurdo chiedere giustizia o agire “in difesa del cittadino”, ma è d’obbligo garantire giustizia a tutti, come dovrebbe istituzionalmente fare lei.

Un’altra domanda: se l’iter giudiziario condotto dal tribunale, al cui vertice sta Lei, dott. Lo Voi, conclude che l’indagato di associazione mafiosa o di concorso in associazione mafiosa è innocente, perché ostinarsi a continuare ad applicare le misure di prevenzione? Ci sono forse due giustizie? O forse la giustizia penale non si fida di se stessa, non si ritiene in grado di assolvere interamente al suo compito?

È questo l’assurdo, sig. Procuratore, non il richiedere di avere restituito ciò che è stato tolto immotivatamente. A proposito, perché nei confronti di condannati per motivi di mafia, acclarati, come Cuffaro o Dell’Utri, o sospettati, come Berlusconi o Montante, Lo Bello, Ciancio, Catanzaro non sono state adottate e non si adottano misure di prevenzione? Lo sappiamo, perché sono politicamente protetti e nessuno li può toccare, se ci tiene a restare al suo posto o se è stato messo a quel posto proprio per lasciare le cose come sono. È ancora presto per dire che lei è uno di questi. E infine bisognerebbe andare oltre, smetterla con la teoria del complotto: un anno fa c’era un piano di Cosa Nostra per screditare Confindustria, come affermava la DIA, da qualche mese o c’è un piano della mafia per screditare la magistratura, come lei stesso ha lasciato capire. In tal senso la sua collega Saguto diventerebbe una povera vittima della vendetta dei mafiosi da lei perseguiti. Non è con queste affermazioni visionarie che si assicura il principio della legge uguale per tutti, anche per i magistrati. Le chiediamo pertanto, a nome di tutti quelli che ci ascoltano e di quelli che ci telefonano continuamente, se vuole costruire una Sicilia che abbia un minimo di fiducia nell’azione dello stato, se vuole garantire un minimo di sopravvivenza dell’ormai moribonda economia siciliana, se vuole davvero fare pulizia, di farla dentro e fuori, cioè di tenere sotto controllo quella pletora di suoi colleghi intorno a cui girano consulenze milionarie, incarichi, pagamenti di prestazioni “fuori-lavoro”, curatele fallimentari, gestioni immobiliari, indennità accessorie, il tutto con tanto di scorta di cui, a nostro parere non ci sarebbe bisogno, se non per i casi più delicati.

Abbiamo presente il modo rocambolesco, o, come lo hanno definito altri “trasgressivo”, con cui lei, con il consenso di tutta l’ala più moderata della magistratura, ha ottenuto la nomina a Procuratore di Palermo scavalcando i suoi colleghi Lari e Lo Forte, ben più titolati di lei. Una nomina “politica” che ci auguriamo non comprometta la costituzionale indipendenza della magistratura dalla politica. Auspichiamo che, dall’alto del suo delicato scranno lei sappia individuare le disfunzioni, denunciarle e adoperarsi per eliminarle, fare in modo che il principio “la legge è uguale per tutti” possa andare oltre l’amaro detto siciliano: “La furca è pi li poveri, la giustizia pi li fissa.”

Per il resto condividiamo ogni sua parola sulla falsa antimafia: “La rincorsa è servita anche a tentare di crearsi aree di intoccabilità, o magari a riscuotere consensi, a guadagnare posizioni, anche a fare affari; ed a bollare come inaccettabili eventuali dissensi o opinioni diverse. E, spiace registrarlo, a questa rincorsa non si è sottratta quasi nessuna categoria sociale e, pur con tutte le cautele del caso derivanti dal rispetto per alcune indagini ancora in corso, forse neanche qualche magistrato”. È chiaro che il suo rispetto, tanto per cambiare, è dato nei confronti della signora Saguto, ma, a giudicare da quanto da lei dichiarato, non vale per tutti quelli che, giudicati da essa, aspettano giustizia vera. Speriamo che cambi idea.

La Redazione di Telejato

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