Un libro in edicola con Left sulla storia rimossa dei Cpt/Cie/Cpr dalla Turco-Napolitano ad oggi
“Se questa è umanità” titolò Dino Frisullo il 30 novembre 2002, il suo racconto della visita di una delegazione al Cpt della Fondazione “Regina Pacis” a Lecce. I migranti venivano letteralmente “Accolti a botte”, come il titolo di un’inchiesta pubblicata da Avvenimenti di Stefano Mencherini. Autore di un documentario su quanto vi accadeva, disponibile integralmente sul web Regina Pacis di Lecce, gestito da Cesare Lodeserto, fu uno dei simboli – chiuso dopo anni di denunce dei movimenti antirazzisti e di inchieste della magistratura, Lodeserto dopo essere stato spedito in Moldavia l’anno scorso ha finito di scontare una condanna penale – di una stagione sicuritaria e violenta. Una stagione trasversale ai vari governi che si sono succeduti e, in realtà, mai conclusa. Quando ormai sembrava acclarata l’assoluta inaccettabilità è stata rilanciata con i CAS di Maroni e negli ultimi anni i decreti Minniti-Orlando. E così mentre ormai si consolidava l’esternalizzazione a mafie, bande ed altre milizie della frontiera in Libia – dove ormai non si contano più le denunce di violenze, abusi, soprusi di ogni tipo – oltre vent’anni dopo la Turco-Napolitano l’Italia non vuole chiudere questa stagione vergognosa e disumana. Legge Turco-Napolitano con la quale i Cpt vennero creati e che costituì la base italiana della “Fortezza Europa”, nata nei mesi delle tragedie di Natale 1996 e Pasqua 1997, con lo speronamento della Kader i Radesh e le moltissime vittime del naufragio durante il blocco navale tra Italia e Albania. La prima, il terribile naufragio al largo di Portopalo addirittura negato per anni dall’Italia. Battendosi perché le vittime e le loro famiglie avessero una giustizia mai arrivata, Dino Frisullo ricostruì le ultime settimane e ricostruì la “holding degli schiavisti”. Una documentatissima denuncia che poneva l’accento sulle vere catene di sfruttamento e affarismo. E sulle complicità ad ogni livello. Rileggersi quelle pagine, pubblicate su Narcomafie, e verificare lo scarto con quanto accaduto in questi lustri fa capire perfettamente la realtà dietro la propaganda e la narrazione main stream italica ed europea. E chi sono i veri reali complici e alleati di chi sfrutta e lucra. Una storia che prosegue eppure in larga parte rimossa. Perché la storia degli abusi, delle violenze, del business e dei morti dei Cpt/Cie/Cpr è quasi totalmente sconosciuta, sempre meno voci hanno il coraggio di raccontarla.
L’11 ottobre in edicola, sul web e nelle librerie il settimanale Left pubblica il libro “Mai più, la vergogna italiana dei lager per immigrati” che cerca di colmare questa lacuna della “democrazia” italiana. Una pubblicazione nella quale si ripercorre la storia del “Regina Pacis” di Lecce, così come il “Serraino Vulpitta” di Trapani (dove il 28 dicembre 1999 avvenne una delle peggiori tragedie di quegli anni), Via Corelli a Milano, Ponte Galerio a Roma, Gradisca D’Isonzo (ribattezzata non a caso la “Guantanamo italiana”) e tanti altri. “Le strutture di detenzione amministrativa sono state pensate e potenziate come adeguate a garantire i confini europei e la “sicurezza interna”, ma si sono rivelati enormi voragini in cui sparivano persone, soldi pubblici e moriva lo Stato di diritto – scrive nella prefazione al libro Stefano Galieni – Una ragione in più per parlarne con maggior cognizione di causa e per tornare a chiederne a gran voce la definitiva abolizione anche in quanto istituzioni totali dove neanche i più elementari diritti delle persone possono essere rispettate”.
Per chi non dovesse trovarlo in edicola o nelle librerie, può acquistare il libro edito da Left “Mai più, la vergogna italiana dei lager per immigrati” qui.
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