Le sentenze che raccontano chi è stato il boss Agate
Nel processo contro il giornalista Giacalone, querelato dalla vedova del capo mafia mazarese, il giudice ha ammesso la produzione di una serie di pronunce giudiziarie riguardanti la figura del defunto boss
Breve udienza oggi del processo dove il giornalista Rino Giacalone, direttore peraltro della nostra testata, è imputato di avere offeso la reputazione del defunto boss e capo mafia di Mazara Mariano Agate. Giacalone è stato querelato dalla vedova del noto mafioso a proposito di un articolo, pubblicato sul blog Malitalia, dove prendendo spunto dalla famosa frase del giornalista di Cinisi, Peppino Impastato, “la mafia è una montagna di merda”, aveva concluso dando del “gran bel pezzo di merda” a Mariano Agate, dopo averne ricordato le criminali scorribande, perché proprio autorevole componente della cupola mafiosa siciliana come sancito da diverse sentenze. E questa mattina il giudice Visco, che sta giudicando Giacalone, dopo la citazione diretta a giudizio fatta dalla Procura, ha deciso l’acquisizione di alcune sentenze, prima fra tutte quella denominata “Borsellino ter”, pronunciata dalla Corte di Assise di Appello di Caltanissetta.
Ed ancora la difesa, rappresentata oggi in aula dall’avvocato Domenico Grassa, sostituto processuale degli avvocati Carmelo Miceli ed Enza Rando, ha chiesto e ottenuto, nonostante la opposizione della parte civile rappresentata dall’avvocato Celestino Cardinale, ha chiesto l’acquisizione di altre sentenze, tra le quali quella pronunciata dalla Corte di Assise di Trapani, il cosidetto maxi processo Omega nonchè la sentenza di condanna di Agate e Totò Riina per il delitto del giudicie Gian Giacomo Ciaccio Montalto, pronunciata anche questa dalla Corte di Assise di Caltanissetta nel 1998 ed infine la sentenza ordinanza pronunciata dal giudice istruttore di Trapani nell’ambito del procedimento sulla loggia massonica segreta Iside 2, dove Agate è indicato quale appartenente a quella loggia massonica.
La prossima udienza è fissata per il 22 marzo, il 7 giugno invece le parti, pubblico ministero, parte civile e difesa discuteranno per poi permettere al giudice Visco di pronunciare la sentenza.
Tratto da: alqamah.it
Nell’ultima udienza è stato sentito come teste della difesa Salvo Vitale, compagno di lotta di Peppino Impastato. “Nel 1966, Peppino – ha detto Vitale – creò un giornale che come prima uscita titolava in prima pagina: La mafia è una montagna di merda. Un articolo che al suo interno citava con coraggio i nomi dei mafiosi e dei politici corrotti”. Un elemento di rottura con il passato che come sostiene lo stesso Vitale: “è servito ad avere credibilità per smontare il sistema criminale di Cosa nostra basato sul rispetto dei mafiosi”.
Per Vitale dire che la mafia è una montagna di merda e i loro singoli componenti dei pezzi di merda è un’affermazione assolutamente tautologica. “Oggi – conclude Vitale è uno slogan che viene utilizzato da moltissimi e da chiunque si occupi di antimafia. In questo modo si intende delegittimare il sistema di potere e di rispetto che ruota attorno gli uomini di cosa nostra”.