La sedia della za Silvana

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In un’intercettazione, si riferisce un colloquio tra la regina Saguto e il suo paggio Carmelo Provenzano.

Saguto si lamenta della sua sedia ed afferma «vedi, se veniva Santangelo io me la leggevo, sei venuto tu e non me la leggo». Al min 13:25:08, Provenzano contatta al telefono Patrizia Lombardo alla quale dice che vuole «una sedia di rappresentanza regale per la donna più importante che ciò, tipo mia moglie, mezza parola, deve essere la sedia più bella che c’è, comoda, deve essere proprio di rappresentanza».

Patrizia Lombardo, come risulta dalla documentazione acquisita presso la cancelleria della Sezione misure di prevenzione, aveva rivestito il ruolo di collaboratore per singolo incarico nella misura Raspanti e di collaboratrice per tre mesi nell’amministrazione Acanto (e i suoi familiari erano in varia guisa impiegati nelle amministrazioni giudiziarie: ad esempio, il marito Armando Accetta lavorava nella gelateria di Bagheria parte del compendio in sequestro Raspanti e i due figli, Edoardo e Teresa, lavoravano rispettivamente nella SV srl e nella Veli srl, parte del compendio Vetrano) – dichiarava di avere conosciuto Provenzano circa tre anni prima, perché il figlio studiava economia alla Kore, e confermava che lo stesso aveva ordinato, pagandola 130 euro, una sedia presso l’attività del marito, ormai chiusa, ma non era in grado di dire, nemmeno dopo avere ricevuto lettura di uno stralcio della conversazione sopra elencata, a chi fosse destinata in regalo. Dopo avere sentito il marito al telefono, riferiva che la sedia era stata consegnata a Provenzano in via Don Orione 19, il 5 agosto 2015.

Non si ha contezza del fatto che la sedia sia stata consegnata alla destinataria; tuttavia, la fattispecie ex art. 321 c.p. a carico di Provenzano (e la corrispondente fattispecie di corruzione a carico di Silvana Saguto che depositava l’autorizzazione all’istanza presentata da Provenzano) è integrata dalla mera promessa della consegna (e la serietà dell’impegno di Provenzano è attestata dal fatto che la sedia sia stata ordinata, acquistata e consegnata al suo indirizzo). La promessa della consegna di una sedia del valore di 130 euro, rilevante ai sensi dell’art. 321 c.p. – così come le singole consegne di frutta e verdura, sulle quali ci si soffermerà nel par. 5.4 – assume, di per sé, una scarsa portata lesiva. Se isolato, il fatto sarebbe sintomatico di servile malcostume espresso in un reato concretamente “minore”; ma esso si inserisce, invece, in un rapporto continuativo connotato da una serie continua di prestazioni, il cui avvicendarsi attestava la piena e totale disponibilità dell’uno e dell’altra a scambiarsi atti antidoverosi contro utilità.

In definitiva, si tratta di un episodio che, oltre a rivestire una rilevanza penale intrinseca, assume un forte rilievo sintomatico in ordine all’ampiezza e alla continuità del rapporto corruttivo, strutturato nei termini di un vero e proprio contratto di somministrazione illecita. Raccogliendo con sollecitudine immediata il lamento di Silvana Saguto per la scomodità del sedile e, soddisfacendone l’implicita richiesta con espressioni magniloquenti e roboanti, le attestava fedeltà, premura ed “attenzione”, in un rapporto che era connotato e sostanziato da ben altri contenuti patrimoniali.”

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