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La “Questione mafiosa” è gravissima. Il silenzio delle istituzioni è inquietante

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L’ennesima inchiesta giudiziaria in Sicilia smaschera il patto tra mafia e politica che annichilisce la democrazia e rende le istituzioni prede di corruzione, clientele e interessi criminali. Denunciamo nuovamente l’aggravarsi della “questione mafiosa” che attanaglia politica e istituzioni siciliane. L’arresto del deputato regionale Giuseppe Castiglione e del Sindaco di Ramacca, Nunzio Vitale, insieme a due consiglieri comunali conferma il nostro allarme.

Si allarga il numero di comuni sciolti per mafia o con i sindaci arrestati: Ramacca, Palagonia, Tremestieri Etneo, Castiglione di Sicilia, Randazzo. Pesanti ombre anche su Paternò e Misterbianco. Allarmante l’arresto del deputato Giuseppe Castiglione, fino a qualche mese fa Presidente del Consiglio Comunale di Catania.

Il prezzo del voto di scambio e del controllo clientelare e mafioso sulla cosa pubblica lo subiamo ogni giorno: gestione criminale dei rifiuti, governo clientelare delle società partecipate, inadeguatezza dei servizi essenziali, sperpero di soldi pubblici in prebende e consulenze, corruzione negli appalti, uso privatistico delle amministrazioni pubbliche, violenze e abusi di potere.

È inquietante il silenzio delle istituzioni regionali e cittadine circa gli ultimi arresti. Il Sindaco Trantino non sente il dovere di parlare delle infiltrazioni criminali nel Comune dopo l’arresto dell’ex presidente del consiglio comunale? Non sente il dovere di chiarire quali azioni intende intraprendere di fronte al rischio di condizionamenti criminali sull’attività amministrativa? Appaiono imbarazzanti un’amministrazione comunale e un Sindaco metropolitano che si riempiono la bocca di antimafia e legalità, che plaudono a ogni retata di polizia e carabinieri, ma tacciono quando a essere oggetto delle importanti azioni della magistratura sono i loro potenti alleati politici. Deboli con i forti e forti con i deboli.

Esiste e resiste un’altra Catania e un’altra Sicilia che contrappone all’arroganza e alla violenza la solidarietà e il senso di comunità, agli abusi la condivisione, all’interesse privato il bene comune. C’è una terra che ripudia clientelismo e mafia. C’è una comunità che disdegna i collusi silenzi e ha il coraggio di rompere l’omertà.

Spesso, di fronte al palesarsi di crimini così odiosi, ci si sente soli, disgustati e rassegnati. Noi vogliamo trasformare le tante solitudini in comunità, il disgusto in rabbia, la rassegnazione nel lavoro per una Sicilia diversa. Libera dalla mafia.

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Danilo Daquino

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