Messina, 31 marzo 2019 – Franco Arcoraci, l’ex poliziotto siciliano del DNA pluripremiato, autore del Film-documento contro la mafia, dal titolo “Franchitto – Io non ho paura”, che è la sua autobiografia, è di nuovo sotto il mirino della mafia. Mancano pochi mesi dalla proiezione del suo film, che narra la sua esperienza vissuta, di poliziotto, il quale esegue indagini sulla mafia, cattura latitanti mafiosi e ne subisce le conseguenze divenendo vittima di un attentato, il cui impegno eroico, d’altro canto, è encomiato dai vari capi della polizia.
Franco Arcoraci sostiene che la mafia si avvale di due metodi per far tacere le persone: la morte fisica e la morte morale. La morte morale viene inflitta attraverso lo strumento subdolo della calunnia, che uccide le persone denigrandole di fronte all’opinione pubblica, rendendole non meritevoli di rispetto sociale. “La lingua non ha ossa e spacca le ossa”, sostiene un detto popolare. Parlare male di una persona, diffamarla, utilizzando la calunnia, è una delle strategie mortali predilette dalla mafia, a volte più efficace di un colpo di lupara. Franco Arcoraci è al centro di una campagna di calunnia e diffamazione, che orchestrata abilmente, viene attuata da “incolpevoli” complici, i quali diffondono voci assolutamente prive di fondamenta. Ciò che sta verificandosi nei confronti dell’ex poliziotto, la cui vita morale è da imitare per la sua limpidezza, ha il solo scopo di intimorirlo. C’è da chiedersi perché il film intimorisce. Sicuramente intimorisce perché racconta fatti veri ed intimorisce perché svela su quali basi la mafia riesca ancora oggi a poggiare i propri pilastri.
“Sono certo che la mafia sta tentando di uccidere la mia immagine morale – ha dichiarato Franco Arcoraci – e mi ritengono un poliziotto scomodo, così come sono certo che il film ‘Franchitto’ per qualcuno sarà un pellicola rovente”.
Arcoraci, intanto, ha dato mandato ai propri legali perché presentino una querela per diffamazione e calunnia nei confronti di alcuni soggetti già individuati.
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