La cretina commedia
Premessa
Oggi ci divertiamo un po’ ispirandoci al grande poema del Sommo poeta Dante e alla sua Divina Commedia, che, nel nostro caso diventa La cretina commedia. L’inizio del poema è uguale alla “Cretina Commedia” che, nell’aprile del 1978 composi e recitai assieme a Peppino Impastato a Radio Aut e che, in questi giorni è stata ripubblicata dall’editore Navarra. In quel caso, come adesso, non c’era e non c’è alcuna volontà di offendere o di provocare la sensibilità dei personaggi di cui parliamo e che sono tutti protagonisti dell’attuale campagna elettorale per le elezioni amministrative a Partinico. Usiamo, come già in molte altre occasioni il vecchio strumento della satira, cercando di sdrammatizzare certi toni che, in questi ultimi giorni stando diventando molto accesi, nella prospettiva di guardare alla vita come a un’eterna commedia della quale ognuno di noi è nello stesso tempo spettatore e protagonista.
LA CRETINA COMMEDIA
Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una ritrovai per una selva oscura
Che la diritta via era smarrita
Ahi quanto a dir qual’era è cosa dura
Quella minchia selvaggia ed aspra e forte
Che nel pensier rinnova la paura.
Tant’è amara che poco più è morte
Non c’era niente che andasse bene
Perché tutte le cose erano storte.
C’era intorno un fetor che non ti dico,
usciva tanto fumo da un camino
e una scritta: Città di Partinico.
Sul gran camino c’era una signora
Seduta in modo che in ogni suo buco
Il fumo penetrava dentro e fora.
Ovunque si vedean supermercati
Lidol, Eurospin, Conad, Arancio,
alcuni pieni ed altri abbandonati
Perché fossero tanti non compresi,
c’eran Forte Darco, Ard, MD,
E dodici negozi di cinesi
La gente mi parea tutta impazzita,
comprava a dritta e manca senza sosta
contando il suo denaro con le dita
Tutti dicevan: “Io sugnu u cchiù spertu
E cu si senti chiù spertu ri mia
U pigghiu a cauci nculu, a culu apertu”
“Per me si va nella città dolente,
per me si va nell’eterno dolore,
per me si va tra la fottuta gente”.
Queste parole di colore oscuro
Vid’io scritte al sommo di una porta
Poi c’era scritto: “Qui l’han tutti duro,
Chi entra qui è una persona morta
Non c’è speranza, ma solo minchiate
Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”
E così procedendo in quell’inferno
Entrai nel girone degli ignavi
Dove mangiavan solo pasta e favi
C’eran color che non avean voluto
Far niente, e vidi l’ombra di colui
Che fece per viltade il gran rifiuto.
Lo vidi e dissi: “Sembri Michelino,
parente di colui che mentì sempre
ogni giorno, ogni sera, ogni mattino.
E dimmi perché non sei tu candidato?”
Lui mi rispose tutto siddiatu:
“Perché di alcuni amici son schifiato”
Di lavativi c’era una gran massa,
lagnusi e fannulloni, uno mi disse:
“Non ti curar di lor ma guarda e passa”.
Notai tra questi Salvo Lo Biundo
Prima PD, poi diventato Lega
Che in nove anni non fece mai una sega
“Sindaco fui ed or son men che Zero”,
A quelli che gridavano “Fai schifo”
Lui rispondea: “Hai ragione, è tutto vero”
Mentre guardavo quei gran farabutti
Udii la voce di Salvo Nobile
Che urlava: “Qua c’è lavor per tutti”
E tutti lo guardavan come un pazzo,
anzi qualcuno gli si avvicinava
dicendo “Ehi tu, nun nni scassari u cazzu
Vogliamo il reddito di cittadinanza
Niente lavoro e grattarisi a panza
Per questo voteremo per Costanza”
“Non Costanza, son maschio e son Costanzo”
Urlò il pentastellato Gaetano
“Votatemi io sono il nuovo e avanzo”
Ho scelto d’essere un pentastellino,
Figlio di tanto padre comunista,
feci tutto nell’arco di un mattino.
Questo di tanta speme oggi mi resta
Cavalco l’onda di chi prese più voti,
Anche se poi mi romperò la testa.
Poi scesi nel girone dei volponi
e vidi il presidente del Consiglio
diceva: “Noi siamo tutti buoni
sicuramente qualche voto piglio
con me c’è anche Gianlivio già assessore,
che mi sa dare qualche buon appiglio
Amici miei, a chi darete il voto?”
Tutti gridarono: “A Filippo Aiello,”
partinicoto spirito bizzarro
che allo specchio dicea: sono il più bello
Non votate per questo né per quello,
votate solo per Filippo Aiello”
Più in là dei fraudolenti c’era il regno
Tra questi c’era il gran pittor Porcasi
Prima antimafia, or di civile impegno
Egli che cambiò i soli con le stelle
Precipitò di colpo nelle stalle
Tra il letame, i colori e le pennelle
Quindi arrivai al giron dei traditori
Dov’eran tutti quelli che d’un tratto
Cambiaron la bandiera ed i colori
C’erano tanti immersi dentro il fango,
fascisti, vecchi democristiani
che non sapean ballar nemmeno un tango,
gente che credea ancora in Berlusconi
e lo voleva pure presidente
di cosa non si sa, forse del niente,
Dal fango uscì una testa, apparve un viso
Gridai: “Non sei tu Enzo Paradiso?”
“Lasciami star mi disse, son dannato
A morir dentro il fango asfissiato
Volevo diventare anch’io bellissimo
Scordandomi di essere invecchiato”
Tra tutti si aggirava un tal Di Luca
Alle sue spalle c’era un trapanese
Chiedevan voti e gli dicevan: su-ca
Cammina vai e lasciati guidare
Prega, facci il caffè, vendi i tuoi libri,
Ci penseremo noi a comandare.
Qualcuno gli gridava“Traditore”
il Federico Orlando giornalista
E Mauro Nicolosi professore
Così arrivai nella Città d’Europa,
dove vivevan tanti sognatori
con la bandiera rossa e con la scopa
pensavano di fare pulizia,
dalla monnezza invece fur sommersi
e in quella bolgia furono dispersi.
Mentre che il vento li porta lontano
Vedo uno nascosto in una serra
“Io ti conosco. Non sei tu Emiliano?
Ti credea prigioniero dei tedeschi
Colpa d’una bottiglia di benzina,
E invece te ne stai qui in mezzo ai peschi?
“Fuggii dai campi di concentramento
Mi disse con la sua voce accorata,
Ma d’essere tornato qui mi pento
Sono in lista con Valentina Speciale
In coppia, non per fare certe cose,
ma per entrar al Consiglio Comunale”
Mentre guardavo questo mondo reo
Fatto di buone e di male persone
Vidi un che si chiamava Pantaleo
Da tutti superman era nomato
Cercava di volare e cadea a terra
Ed era megghiu persu nca attruvato
Gli chiesi: “Che ci fai qui tra i leghisti
Tu che sei stato sempre un camerata?”
Rispose: “Il mio cuore è tra i fascisti
Ma questa volta m’han lasciato solo
Non sapendo che fare allora ho chiesto
D’essere messo in lista al buon Albiolo.”
Chiesi a tutti color ch’erano in lista:
“Cos’avete a che far con la Padania
Che ci lascia a mangiar cicoria e urrania?”
Ed egli disse: volgiti, che fai?
Vedi là Pietro Reo che s’è desto,
dalla cintola in giù tutto il vedrai
guardai molto bene e attentamente
c’era appeso un cartello: “Amo Salvini”
poi, per la verità non c’era niente.
E vidi che scalciava come un mulo
E al povero architetto lì vicino
Gridava: ”dai, fammi vedere il culo”
Ei ch’era d’ubbidir desideroso
Non gliel celò, ma tutto glielo aperse,
ond’ei levò le ciglia un poco in soso
poi disse, mentre il naso si deterse:
“Sai che ti dico, torna di domenica
e impara ad usar la carta igienica.
Ma l’architetto fece una risata
E replicò: “Su dai, fatti coraggio
Tanto noi due andremo al ballottaggio
E attento, questo è poco ma sicuro
Io vincerò, tu leccherai quel culo,
e poi vedremo chi ce l’ha più duro”
Poi aggiunse nel vedere i contadini:
“Chi aspetta l’acqua per l’agricoltura
Può sbattersi la testa mura mura.”
E infine giunsi al sommo d’una via
Dove c’era una donna che dicea:
“ricordati di me che son la Pia,”
Sono piena di grazia e son Maria
Vota per me che son l’alternativa
Con me c’è Renzo, ma non c’è Lucia,
tra tanti lupi paio l’oca giuliva,
ma sono donna e saprò governare
piantando fiori e cannabis sativa
D’una pernacchia poi s’udì il gran suono,
e un turbine di vento avvolse tutto
quasi che fosse di tempesta un tuono.
E quando da quel tunnel uscii fuori
Potei tornare a rivedere il sole
E l’aria fresca piena di colori