di Francesca Mondin – 3 aprile 2015
Continuano gli scambi d’informazioni alle spalle della magistratura tra Dap e servizi segreti. La “Convenzione”, sarebbe questo il nome del nuovo patto, siglato a giugno del 2010 tra il generale Giorgio Piccirillo, all’epoca direttore dell’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna che nel 2007 sostituì il Sisde, ndr) e Franco Ionta, ex numero uno del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.
Un testo di sole sei pagine contenenti ben dieci punti che continua e supera l’intento del “Protocollo Farfalla” concedendo libero accesso ad informazioni contenute negli archivi del Dap senza nessuna limitazione e all’oscuro della magistratura.
“Le parti si impegnano a realizzare un costante scambio informativo per lo svolgimento, in collaborazione, di attività istituzionali dei contraenti – ci sarebbe scritto nel documento – nonché per favorire la ricerca informativa nei settori di competenza e lo scambio delle informazioni in proprio possesso…”
A rivelarlo è il fattoquotidiano.it ieri sera: “La base giuridica a cui la “Convenzione” fa riferimento è la legge di riforma dei servizi del 2007 – scrive Nicola Biondo sul quotidiano online – Ma è il punto “8” che disegna un regime di assoluta esclusività di questo accordo. ‘Ciascuna delle parti si impegna a non trasmettere a terzi né a divulgare le informazioni e i documenti di cui sopra senza il preventivo consenso dell’altra parte’”.
A scoprire l’esistenza di questo accordo fu la Commissione Antimafia nel 2014 nell’ambito di un’inchiesta sulla tenuta del 41bis, grazie a Giovanni Tamburino, l’allora direttore delle carceri che cercò di farsi scudo richiamando proprio il punto 8.
Il Copasir due giorni fa ha scritto, nella relazione finale sull’inchiesta sul “protocollo Farfalla”, “Operazione Rientro” e “caso Flamia”, che i soggetti coinvolti nell’operazione Farfalla avrebbero agito “sconfinando la legge sui servizi allora vigente”, che è stata interpretata “in modo strumentale e arbitrario”. Aggiungendo però che l’operazione “è stata costruita solo sulla base di conoscenze personali tra i rispettivi dirigenti e direttori degli enti e non sulla base di regole precise, concordate e codificate, risultando fallimentare” come a dire che per tali ragioni non essendo riscontrato un vero e proprio documento formale l’operazione Farfalla in questi termini non esisterebbe.
Questo nuovo documento però dimostra una continuità d’intenti e di metodologia dei servizi segreti che va ben oltre i singoli individui essendo infatti cambiati i soggetti che hanno siglato il nuovo patto. Se quindi, come dice il Copasir l’Operazione Farfalla fallì, (anche se su questo punto ci sono ancora le indagini in corso) la “Convenzione” è forse un nuovo patto per arrivare dove Mori (direttore del Sisde all’epoca del protocollo Farfalla) e Tinebra (direttore del Dap nello stesso periodo) non erano riusciti?
Secondo quanto scrive il fattoquotidiano.it dalle indagini della Procura di Palermo, nell’ambito della trattativa Stato-Mafia, emerge che l’Aisi sulla base della “Convenzione” avrebbe attenzionato nel 2012 Rosario Cattafi, l’avvocato barcellonese, detenuto in regime di carcere duro, che è considerato il boss mafioso testa di ponte tra Cosa nostra, massoneria e servizi segreti. La vicenda sarebbe avvenuta prima che Cattafi testimoniasse al processo Trattativa Stato-mafia. L’Aisi avrebbe inoltrato una richiesta al Dap per raccogliere informazioni sulla situazione carceraria del boss, le frequentazioni e i colloqui del detenuto “anticipando” in questo modo le indagini della procura palermitana. Ora resta da capire il perché di questa azione. Cattafi è l’unico oppure ci sono altri soggetti rinchiusi al 41bis su cui sono state raccolte informazioni dai servizi segreti senza informare la magistratura?
Dietro questi accordi, basati su conoscenze personali o no, cosa si nasconde? Perchè i servizi segreti e il Dap vogliono poter agire senza che la magistratura sia informata?
Tratto da www.antimafiaduemila.com
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