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La cocaina dilaga e nessuno la ferma

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Si è tenuto al Centro Gulliver di Varese un convegno sull’attuale diffusione dell’uso della cocaina e sono emersi dati e considerazioni preoccupanti.

Da varie parti gli addetti alla prevenzione e alla repressione lamentano la quasi impossibilità di contrastare efficacemente il mercato della droga a causa della sua estrema frammentazione. E’ stato notato che il mercato è in continua espansione e raddoppia ogni cinque anni . Si punta sulla cultura della prevenzione, ma ciò non basta,poiché cresce continuamente la condizione di disadattamento ai meccanismi di una società che spersonalizza giornalmente i vari aspetti della personalità, crea sentimenti di insoddisfazione, di inadeguatezza e bisogno di evasione Don Michele Barban, responsabile del centro Gulliver dice: «La cocaina serve per migliorare le proprie prestazioni perchè non riusciamo più ad accontentarci di ciò che abbiamo. Io sono convinto che solo una rete reale di affetti possa contrastare questa esigenza di eccedere. Solo chi comprende il reale valore delle azioni può rifiutare il richiamo di simili sostanze che danno sempre problemi psichici».
Anche il dott.Vincenzo Marino afferma che «L’uso di droghe non è un fenomeno contemporaneo ma è vecchio quanto il mondo. Il rapporto tra culture e droghe, però, non ci è mai stato tramandato in modo problematico. La differenza dei giorni nostri sono gli interessi economici dei produttori che premono per creare reti capillari di spaccio. A questa massiccia presenza si abbina il miglioramento delle condizioni di vita e l’aumento dei consumi superflui e voluttuari». Secondo Marino la richiesta di droga in particolare della cocaina, si fonda su precise basi biologiche perchè questa sostanza attiva processi cerebrali generando condizioni psicologiche che gli uomini giudicano desiderabili grazie all’abnorme stimolazione dei centri di ricompensa cerebrale collocati nel cervello “limbico”.

Interessanti anche i risultati di uno studio condotto dalla ASL di Bologna, aecondo il quale l’utilizzo di cocaina è diffuso in ogni categoria lavorativa, in ogni fascia d’età ed è assolutamente trasversale dai giovani studenti a professionisti affermati, con un reddito medio di 1800 euro mensili. Si usa droga soprattutto per aumentare le proprie prestazioni (25%), ma anche per divertimento (15%), per stare in compagnia (11%), per essere più disinibiti (4%). Di solito, si arriva al consuma di cocaina dopo aver provato altre quattro o cinque sostanza (34%). Ad allarmare è soprattutto il dato relativo agli studenti: almeno il 40% dei consumatori si è dichiarato studente e sono proprio i ragazzi ad avere la minor percezione degli effetti di questa dipendenza che, anche dal punto di vista economico, prevede un esborso medio di circa 1400 euro mensili.

In tutto ciò si intrecciano spacciatori, fornitori, consumatori, in un insieme nel quale si mette da parte qualsiasi ideologia o qualsiasi buona intenzione, non ci si occupa più di sapere chi c’è dietro tutto questo mercato, cioè la mafia, non si dà più importanza al fatto di diventare “finanziatori” dei mafiosi, dal momento che ci si aggrega a quel flusso di denaro che dalle proprie tasche finisce a quello dei signori della droga. Dopo le modifiche apportate alla legge Fini-Giovanardi le cose non sono migliorate, anzi. Non è il caso di riprendere le vecchie polemiche su droghe leggere e pesanti, una volta ritenute uguali: di fatto le carceri sono ancora oggi piene di uomini e donne finiti in galera per reati di droga, ma è un continuo entra ed esci, nel senso che le differenze di pena e di classificazione tra il piccolo spacciatore e il piccolo consumatore sono sempre più labili, il concetto tra la detenzione per uso personale e quella per un uso diverso è affidato alle decisioni e all’interpretazione del magistrato e spesso si procede alla conversione delle pena in una multa in denaro.

In qualche caso si è arrivati al punto che uno spacciatore, trovato in possesso di 1.620 chilogrammi di cocaina acquistata in Colombia, con la quale poteva confezionare 5.500 dosi, è stato prima arrestato, poi condannato a otto anni di reclusione e poi assolto, appunto in Corte di Appello, con la formula in base alla quale «il fatto non costituisce reato». Anche a Partinico non si scherza. Giorni fa un trafficante, beccato con un chilo di cocaina, è stato rimesso in libertà, in attesa. Ecco dove può portare, se non ci saranno correttivi sostanziali in Senato, la nuova legge sulle droghe. E quindi le prospettive non sono rosee. I centri di spaccio si amplificano, la cocaina è divisa in mille rivoli, per lo più nelle mani di disoccupati, di tossici in cerca di soldi per procurare lo sballo prima a se stessi, spesso di extracomunitari, che lo stato accoglie, senza curarsi di quale sarà il loro futuro, e la repressione è sempre orientata a colpire il ragazzo con la cannetta, anziché chi lo ha rifornito. E intanto è in ripresa anche il mercato dell’eroina, che tanti sfasci ha causato nei decenni passati.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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Salvo Vitale
Tags: Cocaina

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