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Inchiesta DDA di Campobasso: cosa è accaduto nel vastese? Ci sarà da bonificare? Cosa è seguito all’operazione del 2021?

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La Giornata della “Memoria e dell’Impegno contro le mafie” anche quest’anno è finita in archivio, passata dopo essere annegata come copione vuole e pretende in un oceano di retorica, belle parole, discorsi e tutto quel che ad ogni occasione comandata domina. In attesa della prossima occasione comandata, del prossimo diluvio di cerimonie e meme sui social, di comunicati stampa e discorsi si torna alla meschina quotidianità. Quella in cui si tace a comando, si omaggiano squallide consorterie e meschini interessi di bottega, in cui se non si appartiene ad un gregge, se non si omaggiano ras e padrini si è appestati e isolati, insultati, condannati anche solo se si respira e così via. Facilissimo riempirsi bocca e tastiere dei grandi eroi, far tuonare roboanti paroloni, guardare lontano, farsi belli con i santini delle vittime di mafia.

Ma le mafie, la mentalità mafiosa, gli sporchi traffici mafiosi, i cerchi magici e le violenze mafiose son qui, tutti i giorni. E avvelenano, devastano. E la retorica di un giorno è il più grande favore, la peggiore complicità, che si possa creare. Inutile e dannoso che amministratori pubblici il 19 luglio straparlino di schiene dritte (anni e anni fa) e di coraggio (degli altri) se poi non sono capaci neanche di far funzionare i servizi minimi essenziali per i più piccoli, se balbettano solo frasi di comoda circostanza di fronte le minacce (multimilionarie) di certi soggetti, se si offendono di fronte la stampa che pone domande ed è cane da guardia del Potere.

Le mafie ci sono e agiscono in questi territori, colletti bianchi e sporchi traffici segnano il destino di questa Regione, di questa provincia, di questo territorio da decenni.

«La falsificazione dei formulari di identificazione dei rifiuti conferiti da alcune imprese ad altre aziende del Basso Molise, la gestione illecita di materiali speciali per incassare maggiori profitti, ma anche la turbativa di aste giudiziarie, oltre all’estorsione, al traffico di droga e alla pratica del “cavallo di ritorno” ai danni di titolari di attività del Basso Molise», ha riportato Ansa Molise sulla maxi inchiesta della DDA di Campobasso, sono al centro dell’inchiesta dei magistrati molisani che ha coinvolto anche il vastese.

Due società, presenti nella zona industriale di Termoli, sono accusate di aver trattato senza autorizzazione rifiuti speciali, simulato attività di riciclo e poi trasferiti i rifiuti in impianti tra Monteodorisio, San Salvo Vasto. Cosa è accaduto in questi tre comuni? Cosa è arrivato? Rifiuti pericolosi? Speciali? Ci sono state conseguenze ambientali? Sono tutte domande che, in oltre un mese, non sono state poste pubblicamente, di cui nessuno si è interessato e preoccupato (però il 21 marzo, il 9 maggio, il 23 maggio, il 19 luglio si “celebra”) e, di conseguenza, non è arrivata nessuna risposta. Eppure sono domande che vanno poste, che devono interessare, sono in ballo salute e ambiente, non si può giocare e non si può scherzare. Perché nessuna comunicazione è arrivata da chi di dovere (quattro anni fa come un mese fa) ai Comuni? Come è possibile che siamo di fronte ad un qualcosa di maxi e poi nulla? Cosa è accaduto in questi territori? È accaduto qualcosa oppure no? Se la risposta c’era chi doveva informare, se la risposta è negativa c’è chi dovrebbe dare spiegazioni (e non solo quelle) a questo territorio.

Domande a cui nessuno ha risposto e che non sono mai diventate patrimonio pubblico (però siamo pieni zeppi di eroi, rivoluzionari, ecc.) dopo l’imponente operazione della Guardia di Finanza di Foggia e dei Carabinieri di Bari ormai quattro anni fa. Il traffico di rifiuti stroncato dalle forze dell’ordine si muoveva tra PugliaCampania e la provincia di Chieti. Sequestrati beni mobili ed immobili, quattro quote societarie, 4 fabbricati, 9 terreni, 4 polizze vita e 38 rapporti finanziari per un valore di 1.635.000 euro circa. Oltre a 13.100 tonnellate di rifiuti speciali stoccati abusivamente in vari capannoni tra cui uno a Vasto, nella zona industriale di Punta Penna, di 1.250 metri quadrati. I rifiuti accumulati in maniera illecita, sottolinearono gli investigatori, a Punta Penna avevano reso l’aria irrespirabile nella zona.

In conclusione, a proposito di rifiuti, non possiamo non citare un’altra vicenda su cui non abbiamo più notizia praticamente da oltre cinque anni: l’inchiesta della Procura di Vasto che portò sei anni fa al sequestro di una “vasca” della discarica a Valle Cena.

All’epoca furono adombrati gravi rischi ambientali, le parole del comunicato dell’allora procuratore capo di Vasto erano fin troppo nette e ponevano forti interrogativi su cosa era accaduto. Sei anni dopo siamo al totale silenzio e una parola finale, certa, di verità su questo territorio non c’è mai stata. Cosa era accaduto? Era accaduto qualcosa? Perché, nonostante ci risulti in maniera informale (voci dei mesi pre pandemia) manchi solo il passo finale almeno da 62 mesi, l’inchiesta non risulta essere stata ancora chiusa? Se nulla era accaduto qualcuno dovrebbe dare spiegazioni a questo territorio, se qualcosa è accaduto tutto questo tempo potrebbe essere stato sottratto anche a salute e ambiente perché si pongono ben precise questioni.

 

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Alessio Di Florio

Vicedirettore di Wordnews.it e attivista abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora con Pressenza e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e "rotta adriatica" del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di "marcare" la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.

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