Il 20 marzo 1994 veniva assassinata a Mogadiscio, all’età di 33 anni, Ilaria Alpi giornalista e fotoreporter italiana del TG3, insieme al suo cineoperatore Miran Hrovatin. Su questo duplice omicidio, malgrado processi, Commissioni parlamentari d’inchiesta e altre indagini, non si è riusciti a trovare né il movente né gli assassini.
Le inchieste della giornalista erano indirizzate su un possibile traffico di armi e di rifiuti tossici prodotti nei Paesi industrializzati e dislocati in alcuni paesi africani, in cambio di tangenti e di armi scambiate coi gruppi politici locali. In mezzo ci sarebbe stata la complicità dei servizi segreti italiani e di alte istituzioni italiane: nel novembre precedente l’assassinio della giornalista era stato ucciso, sempre in Somalia e in circostanze misteriose, il sottufficiale del SISMI Vincenzo Li Causi, informatore della stessa Alpi sul traffico illecito di scorie tossiche nel paese africano. Li Causi era un membro della Gladio, e l’attenzione di Ilaria era rivolta alla morte di Mauro Rostagno e al centro Scorpione di Trapani, una sede di Gladio dove operavano agenti dei servizi segreti e di cui si legge in alcuni atti presenti al Senato, che, ricevesse armi dalla società OTO Melara di Finmeccanica a La Spezia, e che queste armi fossero state inviate in Africa, dove operava la stessa organizzazione Gladio, dall’aeroporto di San Vito Lo Capo con un aereo ultraleggero non visibile ai radar.
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