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Il risveglio dei dinosauri

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Le elezioni regionali siciliane sono servite a scaldare i motori in vista delle elezioni nazionali di primavera, alle quali, con ogni probabilità saranno legate anche quelle amministrative del comune di Partinico.

Diverse le chiavi di lettura: indiscutibile il successo dei Cinque stelle che hanno triplicato, rispetto alle passate regionali i voti, sia come lista, con il 22,5 che come voto al presidente, con il 29,6, mentre un calo si riscontra nella coalizione di destra che, nel 2012 aveva il 50% e adesso scende al 44 e Musumeci presidente risulta il più votato con il 42,8 di preferenze. Ma la perdita più secca di 11 punti si riscontra nel voto al Presidente candidato del centrosinistra, poiché Crocetta cinque anni fa aveva conseguito il 33% dei voti, mentre Micari adesso arriva al 22,6 e l’insieme delle liste che sostenevano il centrosinistra prende il 30% circa, rispetto al 34 di cinque anni prima.

Si può dire che al Pd, rispetto ai risultati di cinque anni fa, a livello regionale non è andata poi tanto male, poiché è rimasto fermo al suo 13,5%, ma in provincia di Palermo il crollo è stato sensibile, dal 13% all’8,8.

La presenza di candidati locali, come Lo Biundo a Partinico e Maniaci a Terrasini è servita a fermare l’emorragia di voti, anzi, a Partinico il PD è aumentato di quasi due punti passando dall’11% al 13.

Il documento che è stato diffuso dall’AreaDem, ovvero dalla parte del Pd che ha sostenuto la candidatura di Lupo, conseguendo circa 220 preferenze, non sembra rendere alcun riconoscimento a Lo Biundo che, con i suoi circa 1000 voti ha surclasssato anche il candidato dell’altra parte del Pd Cracolici, fermo a 180 voti. Anzi si dà colpa all’ex sindaco “di avere fatto allontanare gran parte degli elettori che tradizionalmente votavano per il Pd e non hanno mai condiviso l’accostamento del Pd, anche se notoriamente di un sola parte del partito alla disastrosa amministrazione locale”. Conclusione: la guerra intestina e senza esclusione di colpi tra le tre anime all’interno del Pd funziona ancora, malgrado Lo Biundo, sostenuto dal sottosegretario Faraone, e quindi renziano, abbia frenato la caduta. L’Area Dem, anch’essa renziana, secondo una strategia tipica del Pd, che è quella del “facciamoci male”, continua a non riconoscersi e quindi a rinnegare quello che un’altra sua parte ha prodotto: lo abbiamo visto a Roma con la defenestrazione del sindaco Marino, che ha regalato la città ai Cinque stelle, lo abbiamo visto persino a Partinico con le sfiducie votate nei confronti di Gigia Cannizzo e di Motisi. Il tutto coronato dall’ultima suicida l’ultima legge elettorale, sempre col marchio di Renzi, il rosatellum, che regala il paese in mano ai centro-destra berlusconiano e salviniano, sempre della serie “facciamoci male”, e la conseguente fuoriuscita di una parte del PD, che sta cercando di ricreare quei valori di sinistra cancellati dalla segreteria di Renzi.

Se alle prossime elezioni comunali le tre parti del Pd esprimeranno tre liste, probabilmente la presenza del Pd al consiglio Comunale è a serio rischio, così come quella della presenza dei due passati consiglieri. Sicuramente l’area di Lo Biundo esprimerà il suo candidato: si fa il nome di Gioacchino Albiolo, che ha conquistato, negli anni in cui è stato presidente del consiglio, vicesindaco, assessore, simpatie e consensi, cercando di puntellare le crepe di un comune ormai sull’orlo del default per cause non sempre imputabili all’amministrazione e alla disamministrazione del decennio di Lo Biundo. In quest’aree gravitano i nomi di Pantaleo e di Gianlivio Provenzano, che dovranno decidere come posizionarsi se non vorranno essere responsabili dello sbriciolamento totale di un’esperienza amministrativa durata più di un decennio.

Ma passiamo al centrodestra che, malgrado la flessione di nove punti si ritrova ringalluzzito dal successo di Musumeci  e, a Partinico, della lista legata agli amici di Salvini e ai camerati di lungo e nuovo corso. È probabile che una parte del successo sia attribuibile ai 1800 migranti ed extracomunitari dislocati dalla prefettura tra Montelepre, Partinico e Borgetto, gran parte dei quali minori. Li vediamo aggirarsi di notte e di giorno come fantasmi, non sanno cosa fare, sono messi a dormire, a mangiare e a vestirsi presso case di accoglienza, qualcuno si arrangia davanti alla porta di qualche supermercato, qualche altro a raccogliere olive per pochi euro, tutti in attesa di un permesso di soggiorno che arriverà, magari fra uno o due anni. L’affare è redditizio per chi li accoglie, ma per i deviati mentali del luogo, pompati dal razzismo di Salvini, produce intolleranza e scelta di fascismo. Chissà se qualcuno dei camerati salviniani si candiderà a sindaco! Briganò no, no, ma c’è Bonni, che quattro anni fa ha mancato per pochi voti la poltrona di sindaco.

Anche la tenuta della vecchia UDC, da cui proviene gran parte del Pd partinicese, sembra preludere alla possibilità di esprimere un sindaco. Si potrebbe puntare sulla sindacalista Gisella Pecoraro, e qui l’analisi si sposta su quelle autentiche macchine di voti che sono patronati e sindacati, attraverso un lavoro sociale prezioso, quello del disbrigo di pratiche, richieste di assistenza, di contributi, presentazioni di progetti, pensioni, resoconti fiscali e quant’altro, che inevitabilmente produce consensi elettorali.

Il presidente del consiglio Filippo Aiello, ormai rientrato, se pure ne è mai uscito, nell’area di Forza Italia, potrebbe essere il personaggio con un minimo di autorevolezza, nel quale ricompattare i resti di un centrodestra dove, seguendo l’esempio del risveglio del loro capo, la mummia berlusconiana, stanno riemergendo dinosauri dei quali si era persa la memoria e che ritornano alla ribalta per riprendersi un posto e un’immagine. I nomi sono quelli dello scomparso di scena ex sindaco Giordano, e con lui di Rao, di Campione e di tanti altri campioni politicamente in pensione o in aspettativa.

Una outsider di quest’area, nella quale sembra sciupata e fuori posto, è Maria Grazia Motisi, che con il suo movimento Due torri ha rappresentato in consiglio comunale una parte dell’opposizione.

La sinistra che si suol definire “radicale” e che a Partinico ha ancora il suo “zoccolo duro”, ha qualche nome da spendere, a patto che decida di scegliere se correre da sola o se associarsi ad altre forze espressione della cosiddetta “società civile” attraverso ibride alleanze, come nelle passate elezioni, con frange di destra o cattoliche. Il nome di Gianluca Ricupati sembrerebbe essere il più spendibile. Bisognerà vedere se il 4,40 dato a Fava e il 3,9 dato alla lista nelle regionali sarà sufficiente a conquistare un posto in Consiglio.

E infine c’è già un candidato sindaco che si è proposto, fondatore ed espressione della lista Partinico città d’Europa. Ovvero Mauro Nicolosi, intorno al quale, passati i bagliori del primo momento, sembra essere caduto il silenzio e che potrebbe avere un ruolo nella competizione nella misura in cui sarà essere presente giornalmente nella denuncia dei problemi del paese, nel prospettare soluzioni e nell’organizzare iniziative che coinvolgano la base dell’elettorato. Perché, al momento, a parte qualche simpatia negli ambienti intellettuali del paese, manca il collegamento con le strutture e le alleanze che ancora a Partinico costituiscono una poderosa macchina di voti, cioè partiti, patronati, rappresentanze di imprenditori, artigiani, professionisti, commercianti. Anche l’eventuale appoggio di qualche settore del mondo cattolico è tutto da vedere, vista la fluidità di questo elettorato, pronto a cambiare collocazione in qualsiasi momento.

Stesso discorso per i Cinque stelle che, alle amministrative, proprio per gli stessi motivi, non hanno mai riscosso il consenso che invece viene  dato alle elezioni nazionali o regionali.

Sullo sfondo i problemi sono sempre gli stessi ma non  si intravede, forse perché non esiste, la persona, o un gruppo di uomini e donne che abbiano la capacità di elaborare un progetto di ampio respiro su come costruire il futuro di questa città nei prossimi dieci-venti anni.

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Redazione

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