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Il re è ancora più nudo

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Cappellano Seminara, il re degli amministratori giudiziari, ascoltato a Roma dai giudici, perde tutta la sua sicurezza e addirittura si sente minacciato da mafiosi e da giornalisti.

 

Ricordate la favola dei fratelli Andsersen?: c’era una volta un re vanitoso, gli piaceva vestirsi bene e farsi ammirare. Un giorno arrivarono due imbroglioni che dissero di avere un meraviglioso tessuto che risultava invisibile solo per gli stolti. Confezionarono un vestito per il re con questa stoffa inesistente, ma nessuno, per non farsi dire che era uno stolto, osò dire al re che quel vestito non c’era. Neanche lo stesso re. Tutti fingevano e dicevano che il vestito inesistente era bellissimo. Quando il re attraversò la città, solo un bambino, nella sua innocenza, gridò : “Ma il re è nudo!!!” Ma il re continuò imperterrito la sua sfilata. Adesso abbiamo un altro re, il re degli amministratori giudiziari di Palermo, quello che ha amministrato immensi patrimoni di grandi mafiosi, come l’Immobiliare Strasburgo del mafioso Piazza o la Aedilia Venusta di Rizzacasa, o l’Hotel Ponte, dove la presenza del mafioso Sbeglia è stata sufficiente per fare scattare sequestri e confisca. Ma Cappellano è quello che avrebbe dovuto amministrare il tesoro di Ciancimino, nascosto nella discarica rumena di Klina. E invece si è trovato in una situazione in cui tra una società e l’altra la discarica è stata alla fine messa in vendita, acquistata da alcune persone, nei confronti delle quali il procuratore di Roma Pignatone ha emesso un mandato di cattura con l’accusa di riciclaggio. In realtà alcune di queste persone hanno dovuto scontare 10 mesi di carcere e sono state adesso messe ai domiciliari, malgrado l’imputazione non prevedesse l’arresto, essendo la pena prevista inferiore ai tre anni. La difesa di una di queste persone, il Valenti, è stata attualmente sostenuta da Antonio Ingroia.

Ieri Cappellano, alla vista di Pino Maniaci a Roma, in aula, è stato preso da una crisi di nervi, è uscito improvvisamente col cellulare all’orecchio, forse avrà chiesto consiglio a sua comare, è rientrato ed ha chiesto che l’udienza fosse riservata, a porte chiuse, poiché sostiene di avere ricevuto, dopo il servizio delle Iene, quattro lettere minatorie, pertanto è in ballo la sua tranquillità personale, e poiché ha sporto due querele, una alle Iene, una a Pino Maniaci. Singolare l’imputazione che avrebbe motivato la querela, ovvero di essere vittima del “fumus persecutionis”: il poveretto si sente perseguitato. E perciò non tranquillo. La corte ha chiesto di produrre agli atti queste querele e le lettere minatorie, o, come pare più probabile, una richiesta di correzione, ma Cappellano ha detto che la querela non è stata ancora scritta dal suo legale, perché voleva interessarsene di persona. Insomma la querela che non c’è per motivare l’allontanamento di Pino Maniaci che c’è. Aspettiamo con ansia questa querela, che finalmente sarebbe la prima presa di posizione dopo tutte le accuse che abbiamo giornalmente fatto. La corte uscita dall’aula per valutare la richiesta, è rientrata e l’ha respinta. Finalmente Cappellano ha potuto parlare e ha dichiarato che tra l’Italia e la Romania, a causa della discarica di Klina si stava creando, nientemeno che un incidente diplomatico, a causa di 100.000 euro che sarebbero stati offerti per la gara d’acquisto di una parte della discarica, da un rumeno che oggi, a suo dire, ricopre la carica di viceministro. E’ invece accertato che la firma sull’offerta dei 100.000 euro è quella di un lavavetri rumeno. L’udienza si è chiusa alle 16,30 perché Seminara doveva andare a prendere un aereo per tornare a Palermo e sentirsi più tranquillo, ma è stata aggiornata a mercoledì 24 giugno, mentre il controinterrogatorio inizierà il 16 luglio e Seminara dovrà dimostrare come ha fatto, nel giro di due ore, a procurarsi 100.000 euro, con il consenso del giudice che lo ha nominato. Insomma, a causa di un “omino coi baffi”, molto simile al bambino della favola, l’intoccabile re è stato spogliato dei suoi vestiti ed è rimasto quello che è ed è sempre stato, ovvero uno che ha fatto carriera grazie alle amicizie giuste nei punti giusti, specie nel ricco settore dell’amministrazione dei beni dei mafiosi. Ma nessuno sinora lo aveva detto, anche se tutti lo sapevano.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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