“È brutta la vendetta. Di questo si tratta, si sono vendicati”. Torniamo a parlarvi di una vicenda che negli ultimi anni abbiamo seguito da vicino, che ha scoperchiato uno degli scandali più clamorosi nella storia dell’Antimafia siciliana. Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, è stata condannata in primo grado a 8 anni e 6 mesi di carcere per presunti affari illeciti nella gestione dei beni confiscati alle cosche mafiose.
Le condanne di primo grado stabilite dal tribunale di Caltanissetta sono solo l’ultimo tassello di una imponente inchiesta che nel 2016 aveva ipotizzato l’esistenza del cosiddetto “cerchio magico” di Silvana Saguto. “E’ crollato un sistema”, ci aveva spiegato la giornalista Elvira Terranova. Se da una parte molti dei capi di imputazione sono stati smontati dalla difesa, dall’altra oltre a quella dell’ex giudice sono arrivate varie condanne importanti.
“Uno spettacolo veramente indegno”, ci ha detto Claudia Rosini, magistrato ed ex collega di Silvana Saguto.”Indegno della magistratura, delle istituzioni che rappresento e di tutti noi magistrati che lavoriamo. Uno spettacolo che la magistratura non si merita”.
C’è però un’altra vicenda giudiziaria collegata a questo scandalo, che inizialmente ha fatto molto clamore per poi scomparire nel nulla. “C’era tutto un disegno, che era il disegno di chiudere questa emittente”: Pino Maniaci è il direttore di Telejato, con il quale nel 2015 avevamo iniziato a parlare proprio della presunta malagestione dei beni sequestrati dalle Misure di prevenzione di Palermo.
“I beni tolti ai presunti mafiosi vengono amministrati da amministratori giudiziari che riescono a svuotare un patrimonio di miliardi di euro, che deve tornare alla collettività e che invece diventa quella che noi abbiamo definito ‘la mafia dell’antimafia’”. Quell’intervista del 2015 è stata probabilmente la sua condanna, tanto che l’ultimo volta che siamo andati a trovarlo non era per parlare della giudice Saguto ma della bufera che lo aveva travolto, infangandolo nel peggiore dei modi.
Pino Maniaci era stato improvvisamente coinvolto in una operazione dei Carabinieri: “Al momento dell’arresto e della conferenza stampa, fatta da 5 pubblici ministeri, io ero in mezzo ad altri mafiosi. Gli stessi che ho sempre attaccato”, ci ricorda Pino. L’accusa a suo carico è pesante, estorsione: “La richiesta era 11 anni e mezzo, manco a Torò Riina! E’ stato terribile”. Qualche settimana fa però anche per lui è arrivata la sentenza di primo grado: “Assolto per non aver commesso il fatto. Una assoluzione piena”.
A questo punto Matteo Viviani e Pino Maniaci parlano della sua emittente, Telejato: “Nasce 22 anni fa come una televisione di quartiere”. Da una piccola stanza la sua tv macina un’inchiesta dopo l’altra, sempre con lo stesso obiettivo: “Rompere il culo alla mafia e ai mafiosi. Non ci siamo mai fermati”. La sua lotta fa il giro del mondo: anni fa la sua tv era diventata il punto di riferimento di una comunità, fatta da persone che lo stimavano e giovani che vedevano in lui un esempio da seguire.
Alla sua scuola di giornalismo si sono formati in molti, tra cui anche i nostri Ismaele La Vardera e Gaetano Pecoraro. In tutte le belle storie però, a un certo punto succede qualcosa: e per Pino Maniaci e Telejato quel momento coincide con l’inizio delle sue inchieste giornalistiche riguardanti la sezione del tribunale gestita da Silvana Saguto.
Matteo Viviani e Riccardo Spagnoli, nel servizio che vedete in testa a questo articolo, ripercorrono la storia di Pino Maniaci e le sue inchieste sulla sezione del tribunale gestita da Silvana Saguto. Prima di lasciarvi alla visione del servizio, vi dobbiamo ancora raccontare dei progetti di Pino adesso che – almeno per il momento – la tempesta intorno a lui si è placata: “Io vorrei riaprire la scuola di giornalismo. Tornate, vi aspettiamo. Anche perché oggi Telejato è a diffusione regionale. Al 273 troverete l’emittente Telejato!”.
Fonte: iene.mediaset.it
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