Sono nati alla fine degli anni ’90, con una sigla che significa “Piani di Inserimento Programmato”, ma che richiama facilmente altre cose, dalla pipì alle pippe. Oggi non c’è più inserimento né programmazione, quindi sono chiamati
Trascorsi i tre anni e finiti gli sgravi il costo di questi lavoratori è arrivato a 50 milioni di euro ed è diventato, un problema per le magre risorse regionali. La Social Trinacria è stata sciolta e ai lavoratori è stato riconosciuto un salario pari a quello che percepivano nel 2009, prima che questa società venisse creata per loro, ovvero, poco più di 600 euro. Sono stati tirati in ballo 24 milioni di fondi dell’INPS, altri 20 milioni di fondi PAC di provenienza europea, ma il problema si è riproposto costantemente, con scioperi, manifestazioni spesso non autorizzate, lancio di pietre e bottiglie molotov contro i poliziotti, occupazioni, persino della Cattedrale di Palermo, incatenamenti presso i cancelli della sede della RAI. È scattata persino un’indagine della Procura, a seguito di una denuncia presentata dall’assessore Regionale Sebastano Caruso su una cinquantina di lavoratori che hanno presentato falsi certificati per essere assunti falsificando l’ordinanza di riabilitazione del Tribunale di Sorveglianza. Già due anni fa l’assessorato ha avviato verifiche e ne aveva espulso quasi seicento per precedenti penali per reati gravi (incompatibili con un impiego nelle pubbliche amministrazioni) o perchè avevano redditi elevati che non giustificavano la richiesta di lavoro. In seguito con vari decreti e leggi molti di loro sono stati riammessi, ma il problema del loro utilizzo e, soprattutto del loro pagamento, rimane aperto e giornalmente la Regione studia o s’inventa metodi e norme per rendere più difficile la vita a questi lavoratori, che, se si fermassero, manderebbero in tilt tutti quelli che vivono a Palermo e nel suo interland.
La direzione e la gestione è affidata alla dott.ssa Pollara, la cui sede è in via imperatore Federico e le nuove norme prevedono non più un mese, ma solo dieci giorni di malattia all’anno, non più 30 giorni all’anno, , ma un giorno e mezzo di ferie al mese, pagamento ogni due mesi, nessuna stabilizzazione o sicurezza per il domani, anche se sembra garantito il TFR, del quale i lavoratori chiedono il pagamento anticipato di una parte per integrare il magro salario bimestrale. La situazione sembra senza non avere spiragli, dal momento che il presidente della Regione Crocetta nel maggio scorso ha detto: “Le proteste, gli scioperi della fame e quant’altro non servono a nulla, salvo a contribuire a creare illusioni non realizzabili. Ci dispiace che sia andata così, ma il governo regionale quest’anno ha riparato a una situazione difficilissima che si era creata nei confronti degli ex Pip, dopo il taglio dei fondi Pac che coprivano la nuova misura di sostegno al reddito”.
L’anno prossimo si vedrà.
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