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I finti piagnistei dei veri sciacalli e avvoltoi contro il corpo di Noa

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Su, anzi contro, Noa Pothoven si sono scatenati i peggiori perbenismi, bigottismi, moralismi e maschilismi dell’asocietà italica.

C’è una guerra sociale, culturale ma anche fisica perennemente in azione. E’ quella contro i non appartenenti al genere maschile e virile. Perché in Italia, per i detentori del potere mediatico, politico, culturale e sociale si può essere giustificati e apprezzati se bancarottiere, mafiosi, colletti bianchi, persino terroristi se animati da certe ideologie e propagande. Ma non si può essere donne libere, omosessuali, lesbiche, transessuali. In questi giorni ha scandalizzato i benpensanti, scatenando su social e giornali più disprezzo e riprovazione, il bacio tra Asia Argento e Vladimir Luxuria che l’ennesima inchiesta sui rapporti tra mafia e alta politica. Che il primo sia stato un (e dovrebbe essere legittimo) gesto libero tra due persone e il secondo danneggi gravemente la società è una considerazione che non è stata neanche contemplata. Passata ormai una settimana, non si parla più di Noa. È quindi il momento migliore per riflettere e denunciare quanto questa ideologia di potere e dominio abbia condizionato il finto pseudo dibattito nato in Italia sulla sua vicenda. Su di lei, anzi contro di lei, si sono scatenati avvoltoi e sciacalli in servizio permanente. In un polverone nel quale non sono stati contemplati minimamente due aspetti della vicenda: Noa aveva una sua intelligenza ed è stata vittima due volte di uno stupro. Uno dei crimini più terribili e disumani sulla faccia della Terra. Ma non in Italia.

Basta scorrere le cronache dei decenni. E vedremo infiniti casi, dalla sentenza di tantissimi anni fa sui jeans allo stupro di Firenze, da Anna Maria Scarfò (su cui fu scritto un libro che dovrebbe essere consigliato in tutte le assise pubbliche e nelle scuole, la Malanova) a tanti altri. Giustificazionismi, vittima e carnefice messi sullo stesso piano, dissertazioni su cosa aveva bevuto la ragazza o quanto fosse lunga la gonna. Se si conoscevano già o se lei poteva aver “fatto intendere qualcosa”. Tutto questo nel Paese dove gli insulti più diffusi sono quelli sessisti e contro le donne. La stessa asocietà che ha fatto finta di piangere Noa qualche giorno dopo si è scatenata nei peggiori insulti contro Michela Murgia. Condite di riferimenti a stupri e violenze varie. E dove, da anni, vengono tagliati i fondi e chiusi i centri antiviolenza. Lo stupro interessa se può essere sfruttato politicamente, se si può cavalcare l’onda. O se può riempire pagine e pagine di testate più o meno scandalistiche. Ma interessarsi della sorte e dell’animo delle persone vittime no. Perché, per l’Italia bigotta e maschilista, perbenista e borghese, in fin dei conti se sei donna devi essere dominata e a disposizione del maschio. Si era detto in un primo momento che Noa era morta di eutanasia. Poi, quando si è scoperto che era una volgare menzogna, si è passata a discutere di morale, di “vita”, di Stato. Sulla pagina facebook di Radio Maria è stato pubblicato un lungo esercizio di moralismo e paternalismo. Si è “pianto” sulle sorti della “poverella”. E poi, poche ore dopo, è stata pubblicata una vignetta. Nella quale si identificava nel male che ha corrotto la società l’emancipazione femminile, la possibilità per le donne di lavorare, farsi una vita, essere indipendenti. E quindi non più solo la serva accanto al focolare del “marito” padrone. Una vignetta nata negli ambienti dell’estremismo cattofascista statunitense e che in Italia era già stata diffusa da una pagina web che sostiene essere un errore aver riconosciuto il diritto di voto alle donne.

Tutto questo lo vediamo nel dibattito o anche nella “normale” vita sociale. In Italia nel 2019 è ancora accompagnato dalla riprovazione e condanna, non è ancora considerato nella “cultura” (termine che uso per pura convenzione linguistica) popolare che in una coppia l’età maggiore possa essere femminile. Un uomo che sceglie come compagna di vita una donna più grande di lui è considerato fallito, pessimo, incapace. Gira che ti rigira la questione è sempre quella: lui deve essere il partner forte, quello che comanda, il maggiore. L’amore, i sentimenti, la condivisione, sono tutte belle parole solo per condividere l’unica cosa che conta veramente. Il dominio maschile. E quindi, la differenza di età – così come una situazione in cui lei lavora e lui cura la casa – viene considerata degna solo di disprezzo e indice di fallimento di lui. E quindi, lei o si omologa al dominio o deve subire la guerra della società. In ogni caso, mai è legittimo che possa pensare in maniera indipendente e autonoma. Come, appunto, è successo a Noa. Alla fine, nei dotti sermoni dei guardiani della morale, l’attenzione non è mai stata su di lei e su cosa sono costrette a subire le vittime di uno stupro. Anche se non è stata eutanasia, comunque la colpa è stata della famiglia, dello Stato, di altri che non hanno saputo (o voluto) decidere per lei. Denunciare che troppo spesso la vittima diventa carnefice, che sul banco degli imputati finisce lei, costretta a rivivere svariate volte il dramma e il crimine subito, non pervenuto. Perché, per l’ideologia dominante, alla fine se sei donna sei nata per avere rapporti sessuali, per concederti al maschio. E quindi, costringerti a rivivere uno stupro, sentire nel proprio intimo e animo la devastazione che comporta, non può essere un problema. Mica hai baciato una persona del proprio genere o un/una transessuale? Mica hai scandalizzato la morale della gente perbene? Hai “solo” subito un rapporto non proprio consenziente. Ma poi, chissà, forse lei in parte era d’accordo, forse chissà com’era vestita, ma poi lui è così un bravo ragazzo, la sua una famiglia tanto per bene. Quelle famiglie tanto per bene che, nel silenzio (non casuale) totale, da decenni alimentano la tratta delle schiave del sesso alle periferie delle nostre strade. O in Stati, soprattutto asiatici, dove i loro portafogli gonfi permettono a maschi italici di mantenere da decenni l’Italia nelle vette del turismo pedofilo. Sono passati oltre vent’anni ma è sempre lo stesso Paese che cerco ogni giustificazione e accettò gli stupri (anche di bambine) in Somalia. E tace su tanti altri casi, denunciati e documentati, avvenuti durante altre guerre. Iraq compresa.

Quanto di questa ideologia di dominio sia imbevuta la società, lo vediamo anche nell’ostilità di fronte al femminicidio, alle denunce di uomini potenti che hanno sfruttato la propria posizione sessualmente, ci sia anche in ambienti considerati “progressisti”. E quanto, ogni volta, leggiamo e sentiamo di raptus della gelosia, di lui che era tanto innamorato, era possessivo ma perché l’amava. Addirittura in alcuni casi abbiamo letto di ragazzi esasperati, di “poveretti” che non hanno retto perché lei li ha fatti andare troppo oltre.

Questo è il Paese che per alcuni giorni, ma l’oblio già calato testimonia quanto fosse falso e ipocrita, ha “pianto” Noa e vi ha dedicato ore e ore. Ed è per tutto quello che è riportato in quest’articolo, ma si potrebbe ancora scrivere per giorni e giorni, non si può che definire l’unica cosa vera in questo pianto la natura di sciacalli e avvoltoi dei media dominanti.

Alessio Di Florio

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Alessio Di Florio

Militante comunista libertario e attivista eco-pacifista, collaboratore di Wordnews.it e referente abruzzese dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink, Telematica per la Pace. Collabora con Pressenza, Giustizia.info, QcodeMagazine, Comune-Info e altri siti web. Autore di articoli, dossier e approfondimenti sulle mafie in Abruzzo, a partire da mercato degli stupefacenti, ciclo dei rifiuti e "rotta adriatica" del clan dei Casalesi, ciclo del cemento, post terremoto a L'Aquila, e sui loro violenti tentativi di dominio territoriale da anni con attentati, intimidazioni, incendi, bombe con cui le mafie mandano messaggi e tentano di "marcare" la propria presenza in alcune zone, neofascismo, diritti civili, denunce ambientali tra cui tutela coste, speculazione edilizia, rischio industriale e direttive Seveso.

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