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I complici e i vili, e chi si lascia usare

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Caro Fabio Tracuzzi, La Sicilia di Ciancio (del direttore nominato da Ciancio) ha ripreso un tuo pezzo in difesa di Ciancio, ma ne ha cambiato il titolo. Adesso è: «Il passato di una città e quegli avvoltoi che Fava avrebbe preso a calci nel sedere».

A Catania non ci sono state reazioni significative al caso Ciancio-La Sicilia. Gli unici a intervenire sono stati Claudio Fava ed io; Claudio auspicando che il giornale di Ciancio venga dato a giovani giornalisti non collusi ed io, per i Siciliani giovani, dicendo “La guerra è finita, siamo a disposizione per salvare il giornale”. Siccome non ci sono stati altri interventi significativi, devo supporre che gli “avvoltoi” del titolo siamo Claudio ed io. E questa, secondo il titolo, sarebbe non l’opinione tua o di Ciancio o dei valorosi colleghi de La Sicilia, ma direttamente di Pippo Fava.

Ora Pippo Fava, come tu sai era – giustamente – orgogliosissimo di suo figlio Claudio, e aveva una certa stima anche di me (in una lettera a Dalla Chiesa mi definì “un uomo che onora il giornalismo”). Noi non l’abbiamo tradito: abbiamo speso quasi quarant’anni per difenderne la memoria dalle calunnie di Ciancio (e di molti suoi redattori) e per portarne avanti il lavoro. Claudio, in particolare, doveva essere ucciso dai mafiosi, il 5 gennaio del ’93, esattamente sotto la lapide di suo padre. Non lo fecero solo perché c’era, casualmente, la scorta di Violante. Il nome di Claudio era formalmente vietato sulle pagine de La Sicilia: lo confermò lo stesso Ciancio. Non mi sembra che i redattori si siano ribellati né in questo, né in altri casi.

Vorrei sapere se il titolo è tuo o del giornale di Ciancio. Nel primo caso, avresti semplicemente scritto un pessimo pezzo, magari per generosità verso i tuoi ex colleghi. Nel secondo avresti insultato me (che volentieri ti perdono: ma a me non hanno ammazzato mio padre con la copertura mediatica de La Sicilia), Claudio (cui qui non posso dare altro che un abbraccio, perché le parole in questi casi sono inutili), e Pippo Fava.

Pippo Fava è morto per Catania, e i suoi ex colleghi de La Sicilia l’hanno tradito per opportunismo, per complicità o semplicemente per viltà. Hanno supportato per anni il giornale di un mafioso, che fatto campagna redazionale per la mafia in più di un’occasione (non lo dico io: i giudici l’hanno scritto). Per anni hanno scritto o tollerato calunnie e menzogne, senza mai ribellarsi, prendendo tranquillamente il ventisette, mentre il loro padrone portava in Svizzera centinaia di milioni rubati ai poveri della città.

Adesso si nascondono, loro complici e vili, dietro le tue spalle di persona perbene, anche se incapace di accorgersi come viene cinicamente sfruttata dai complici e dai vili.

Davvero credi che Claudio ed io siamo avvoltoi e sciacalli? Davvero dici che Pippo Fava avrebbe preso a calci Claudio e Riccardo? Rispondi, per cortesia, con un sì o un no.

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Riccardo Orioles

Direttore Responsabile di Telejato, è un giornalista italiano, punto di riferimento nel panorama delle firme giornalistiche in Sicilia, impegnato a contrastare la mafia e la corruzione. Alcune delle sue inchieste più notevoli riguardano i rapporti tra mafia e massoneria.

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