Con una battuta apparentemente comica vogliamo mettere pesantemente i puntini sulle i sull’atteggiamento di un personaggio che dopo avere schiacciato il pulsante del telecomando che ha provocato la Strage di Capaci, si è pentito per potere sfruttare i benefici della legge sui collaboratori e contemporaneamente ha continuato a fare i cazzi propri e a sfruttare i benefici che gli sono stati concessi per continuare in un certo modo a fare il bello ed il cattivo tempo sotto la tutela dello Stato.
Ricordiamo che non e la prima volta che il pentito Brusca detto “U Verru” (il porco) prende per i fondelli lo Stato.
Ricordiamo che nel mese di Gennaio scorso fu beccato mentre dal carcere dava disposizioni per ristrutturare abusivamente una casa a San Giuseppe Jato. Fatto che creò non pochi imbarazzi nell’antimafia.
Tutto cominciò quattro anni prima, quando alla procura di Palermo arrivarono delle segnalazioni su alcuni movimenti del pentito durante i suoi permessi premio e già da allora gli inquirenti ipotizzavano che l’uomo avesse una tesoretto nascosto e che addirittura avesse inviato una lettera dai toni perentori a un suo presunto prestanome, per riavere indietro alcuni appartamenti. Accuse da cui Brusca venne scagionato dal tribunale di Palermo, al termine di un processo per il reato di violenza privata.
Oggi il sequestro di immobili mai segnalati all’Autorità Giudiziaria che controlla e gestisce i movimenti del collaboratore boia.
A tutto c’è un limite.
Ma di che cosa stiamo parlando?
Articolo a cura della redazione di Telejunior – Franco Buzzotta
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