Gino Scasso, ultimati gli studi presso il Liceo Classico di Partinico era riuscito ad essere ammesso alla Cattolica di Milano, dove si era laureato in Lettere Moderne. Il suo ritorno a Partinico aveva segnato la nascita di un’opposizione, a sinistra del PCI che, in un primo momento , si era coagulata nella locale sezione del PDUP, fondata dallo stesso Scasso e da altri compagni. Contemporaneamente aveva partecipato ad alcune battaglie di Danilo Dolci, diventando uno degli animatori di Radio Onda Libera, un’emittente partinicese nata dall’eredità della “Radio dei poveri Cristi” ovvero la prima radio libera in Italia, nata nel 1970, per trasmettere la voce dei terremotati del Belice.
Negli anni successivi era riuscito a coagulare attorno alle sue scelte la parte più avanzata dei giovani di Partinico diventando consigliere comunale per tre legislature, e poi, consigliere provinciale dei Verdi, per concludere il suo ruolo istituzionale con la carica di vice-sindaco e assessore all’urbanistica nella giunta di Gigia Cannizzo. Le ultime sue attenzioni politiche erano state rivolte verso il Partito della Rifondazione Comunista, al quale aveva cercato di assicurare una costante presenza presso il Consiglio Comunale e persino verso SEL e i 5 Stelle, sempre con l’obiettivo di creare consenso intorno a precisi obiettivi politici, utilizzare il dissenso, il disagio dei più deboli e delle classi sociali emarginate, per rivendicare condizioni di vita migliori, nella prospettiva di un futuro senza diseguaglianze sociali.
Significativo, nel 1977, l’incontro con i giovani di Lotta Continua di Cinisi e con Peppino Impastato, la collaborazione con Radio Aut e la sua costante presenza con i gruppi regionali e nazionali prima di Democrazia Proletaria, poi, dopo la scomparsa di questo partito, dei Verdi. Nel ’78 aveva creato, assieme a numerosi altri compagni il “Comitato di Lotta per la casa e l’occupazione”, al quale avevano partecipato un centinaio di disoccupati e di senza tetto: l’esperienza si era conclusa con l’occupazione delle case popolari di via Ungaretti, da anni costruite e mai assegnate, e con la riconferma di Scasso come consigliere comunale di Democrazia Proletaria. Negli ultimi anni l’attenzione per le tematiche ambientaliste lo aveva portato a fondare il circolo “Chico Mendez” di Lega Ambiente, ad aderire al Patto per la Salute e per l’Ambiente, fondato da Nino Amato e a intraprendere una dura battaglia contro la distilleria Bertolino, definita la più grande d’Europa, e contro l’inquinamento dell’aria, delle falde acquifere, del locale torrente Puddastri e del mare, di cui era, secondo Scasso, responsabile la titolare della distilleria Antonina Bertolino, figlia di Giuseppe Bertolino, noto mafioso degli anni ‘60 e cognata di Angelo Siino, ovvero il “ministro dei lavori pubblici”, curatore degli interessi economici di Cosa Nostra, poi diventato collaboratore di giustizia, nel campo della distribuzione degli appalti. Bertolino aveva risposto con alcune denunce per diffamazione, da cui Scasso era stato assolto. Conclusa la sua esperienza di docente nel Liceo Classico in cui era stato studente, aveva continuato ad essere presente all’interno delle battaglie ambientaliste, dall’acqua alla situazione dei rifiuti, in tutto il Golfo di Castellammare, creando anche un sito di riferimento e di testimonianze e documentazione. Partinico perde uno dei suoi uomini migliori, uno di coloro che hanno messo la propria vita a disposizione del cambiamento, nella lotta contro la mafia, la prepotenza, la violenza, il clientelismo, la devastazione dell’ambiente, l’incompetenza e l’incapacità di saper governare.
Ieri notte sono stato chiamato, intorno all’una da uno che aveva il cellulare di Gino e aveva letto in esso la sua ultima chiamata indirizzata a me. Lo avevamo ascoltato qualche ora prima a Cinisi, nel corso di un incontro per ricordare l’esperienza del Circolo Musica e Cultura, creato da Peppino Impastato nel 1976 a Cinisi. Gino, che era stato uno dei soci fondatori dell’Associazione Culturale Peppino Impastato, aveva detto che bisognava smettere di guardare al passato, di essere reduci d’un tempo che non si ripeterà, ma che bisognava tornare ad essere protagonisti, come lo era stato Peppino Impastato, delle lotte che potevano migliorare la nostra condizione di uomini e di siciliani. E’ stato il suo ultimo messaggio. Tornando, si è fermato all’entrata di Partinico, il suo cervello non ce l’ha fatta, non è stato più in grado di guidare ed è andato a sbattere contro una macchina parcheggiata davanti a un pub. Il resto, il ricovero presso l’ospedale di Partinico, il suo trasferimento presso l’Ospedale Ingrassia di Palermo, la diagnosi di un coma l’attesa della morte, da parte dei suoi amici, la condizione di solitudine nel rapporto con lontani familiari, appartengono alla cronaca.
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