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Forello gioca d’azzardo

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Che c’entra il candidato Sindaco di Palermo, Ugo Forello con l’ex Presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto (sotto inchiesta della magistratura) e con Pino Maniaci? Leggete.

Sul quotidiano La Stampa di Torino leggiamo oggi un articolo di Ilario Lombardo che riportiamo per intero, dal momento che non appena scriviamo qualche parola in più c’è qualcuno che ci denuncia, e che apre preoccupanti scenari sulla vicenda dei beni sequestrati e confiscati, particolarmente a Palermo, dove una volta era regina e padrona in assoluto la signora Silvana Saguto, la cui longa manus arriva persino a toccarsi con quella del candidato a sindaco di Palermo per il Movimento Cinque stelle, Ugo Forello. Ieri Beppe Grillo è sceso a Palermo a dare la sua benedizione a questo avvocato che ha avuto la capacità di ottenere la “nomination” bruciando altri candidati con la vicenda delle firme false, tirata fuori da Daniela Rocca, una sua fedelissima deputata regionale dietro la quale ci sta una cordata che fa capo a Cancellieri, futuro candidato alla Presidenza della Regione, e a Luigi Di Maio, ormai numero due del Movimento, dopo il Grillo padrone. Quella di Forello è parsa subito una candidatura poco opportuna, vuoi per il suo stretto legame con i ragazzi di Addio Pizzo, che si sono tirati fuori, vuoi per una serie di piccoli inciampi legati alla professione forense dell’improvvisato grillino.

Leggiamo l’articolo:

C’è un intreccio familiare e societario a Palermo in cui ritorna sempre lo stesso cognome: Forello. È il cognome di Ugo Salvatore, il candidato sindaco del M5S a cui ieri ha portato il suo sostegno diretto Beppe Grillo, sceso per l’occasione in Sicilia. Forello, com’è noto, è stato a lungo il leader di Addiopizzo, l’associazione che si batte contro il cancro dell’estorsione mafiosa nell’isola. Ma è anche un avvocato e un imprenditore. E l’impresa, come anche la professione legale, l’ha gestita molto in famiglia. Alcuni sospetti sulle sue attività hanno portato i suoi avversari a verificare la rete societaria di Forello e a fare visure alla camera di commercio di cui La Stampa è venuta in possesso. I Forello sono tanti e tutti in affari insieme. E uno dei loro core business sono le Sale Bingo. Un settore che dovrebbe creare un certo imbarazzo a un grillino, esponente di un Movimento che da sempre si batte contro il gioco d’azzardo. Il cugino e lo zio, Giuseppe e Lorenzo Forello, gestiscono il Millionaire Bingo, a Moncalieri, provincia di Torino, una delle più grandi sale d’Europa. E a Palermo il Las Vegas Big Bingo, riaperto due anni fa dopo essere stato confiscato al clan mafioso di Nino Rotolo. Per evitare la chiusura e la perdita dei posti di lavoro scese in piazza la Cgil. Proprio in quei giorni un magistrato denunciò: «Cosa nostra ha tentato di riprendersi la sala Bingo. Solo un imprenditore è risultato avere i requisiti necessari. E con lui stiamo chiudendo la trattativa». Quell’imprenditore era Giuseppe Forello, cugino di Ugo. Ma qui è interessante soprattutto il nome del magistrato: Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo rinviata a giudizio il 25 maggio dalla procura di Caltanissetta. Saguto è accusata di vari reati, tra cui la corruzione, per la gestione dei beni confiscati. Il suo nome torna in questa storia che riguarda Ugo Forello perché a lei porta lo studio del candidato grillino, Palermo Legal, un crocevia fondamentale per riprendere la strada che ritorna alle imprese di famiglia.

A Palermo Legal ha lavorato Francesco Caramma, figlio di Saguto. E a fargli il colloquio è stato proprio Forello, che alla Stampa dà la sua versione dei fatti. «Ha collaborato a titolo gratuito, realizzando articoli giuridici, senza mai una cointeressenza economica». Forello è avvocato e pesa molto bene le parole. Dice che la collaborazione del figlio di Saguto è successiva ai guai della madre e di non avere «mai avuto rapporti diretti con lei sui beni confiscati». Sempre a Palermo Legal fino a poco tempo fa lavorava anche Viviana Caniglia, cugina di Forello (per parte di padre) e figlia di Mario Caniglia. Il suo nome spunta nelle carte dell’inchiesta su Saguto perché a lui il magistrato si rivolse per ottenere sei chili di ventresca e svariati gamberoni da portare a una cena. Dopo la cena, Caniglia, intercettato, espresse un desiderio a Saguto: «Non mi dispiacerebbe avere un’altra amministrazione giudiziaria». Ma Caniglia risulta anche essere socio della Siase, società del settore alberghiero, assieme a Lorenzo, Giuseppe Forello e, attraverso la Inpa spa, Ugo. I Forello insieme sono soci anche della Solfin che a sua volta partecipa alla Gea Turismo, altra società in cui rispunta la cugina-avvocatessa Viviana Caniglia e di nuovo Ugo, attraverso la Forfin, una srl aperta con il fratello Giuseppe, omonimo del cugino che si occupa di Sale Bingo. «La Forfin però non è mai entrata in quel business – spiega Forello – e nel mio programma ho inserito la lotta contro il gioco d’azzardo». Se dovesse vincere, Forello dovrebbe dunque assumere iniziative che avrebbero un effetto sulle sale bingo dello zio e del cugino di cui lui è socio in affari.

L’articolo, per un grillino ortodosso può significare tutto e niente. Non ci sono imputazioni o risvolti penali. Forello è un avvocato e sa come muoversi. Ci sono invece lunghe ombre e incontri ravvicinati di vario tipo che aprono scenari inimmaginabili per fautori dell’ onesta ad ogni costo e della “limpiesa de sangre” come pretendono di essere i seguaci di Grillo.

Primo: nella misura in cui la Casaleggio spa è una holding che gestisce apparati mediatici di dimensioni non solo nazionali, nella misura in cui Grillo è un milionario che gestisce oculatamente i suoi affari e la sua immagine, si trova che anche Forello non è da meno e che nell’affare della gestione dei beni confiscati c’è dentro, in particolare nel settore delle case da gioco. Il solito “ortodosso” direbbe subito che si tratta di parenti, dello zio e del cugino, e che, una volta sindaco, Forello, anche se fa parte della società dovrebbe andare contro se stesso, nel momento in cui i pentastellati da sempre sono stati contrari ai giochi d’azzardo e a tutti gli sconti e le esenzioni che hanno consentito a questo settore di non pagare oltre 90 milioni di euro di diritti allo stato. Ma se qualcuno crede che uno vada contro se stesso è davvero un illuso. E c’è di più: qualche mese fa il senatore Francesco Campanella ha trovato che Forello Ugo è proprietario dell’86% delle azioni dell’INPA, una società con un capitale di dieci milioni, che si occupa di riscossioni. Una sorta di Equitalia che riscuote i tributi per decine di Comuni in tutta Italia, compresi quelli di Bagheria, affidatigli dal suo penta stellato sindaco. Insomma, uno che i soldi ce li ha. Beato lui!

Secondo: ritorna il solito buco nero nel quale finiscono gran parte degli scandali che hanno caratterizzato tutti i settori dell’economia siciliana, il tengo famiglia, ovvero quel famigerato familismo amorale al quale vengono sacrificati sia la dignità chel’integrità di politici, imprenditori e magistrati. Nulla di diverso dal tengo famiglia della Saguto, per il quale questo magistrato si è premurosamente occupato di sistemare il marito, i figli, la nuora. Guarda caso uno di quei figli finisce nello studio di Forello, secondo lui dopo che è scoppiato lo scandalo della madre, e secondo quello che vuole farci credere, a titolo gratuito “realizzando articoli giuridici, senza mai una cointeressenza economica”. Ci vuole proprio una bella dose di faccia tosta per sostenere che Francesco Caramma, quello a cui il prof. Carmelo scrisse la tesi e che si laureò alla Kore di Enna, con l’appoggio del rettore di questa università, di colpo diventi un esperto di questioni legali e si offra di lavorare gratuitamente: qualsiasi comune persona, anche pentastellata, non può che commentare: “Vo cuntalu a n’autru”. Anche nell’affidamento della sala Las Vegas Big Bingo confiscata al mafioso Nino Rotolo, ci vuole coraggio a sostenere che essa venne affidata a Giuseppe Forello, cugino di Ugo, in quanto l’unico con le carte in regola. Guarda un po’ in tutta Palermo non si trovava nessuno in grado di venire incontro alla preoccupata richiesta della CGIL di tutelare i posti di lavoro della sala scommesse.

Nello studio di Forello, che ha difeso varie cause nelle quali Addio Pizzo si è costituito parte civile contro gli estorsori del pizzo di Palermo e provincia, è transitata anche la cugina di Forello, Valeria Caniglia, figlia, sempre guardacaso, di Mario Caniglia, che la Saguto aveva nominato amministratore giudiziario di Torre Artale e che, nel giorno del suo compleanno si diede da fare per fare arrivare sul tavolo degli invitati del magistrato i famosi sette chili di ventresca di tonno che hanno fatto dire a tutti, magistrati e lettori: “Ma quantu mancianu!”

E per concludere due piccole note che mancano nel servizio de La Stampa: Valeria Caniglia, cugina di Forello, è fidanzata con Daniele Marannano, uno dei responsabili di Addio Pizzo. Attenzione, non vuol dire niente: i picciotti hanno tutto il diritto di amarsi, indipendentemente dalle loro parentele.

L’altra nota riguarda Pino Maniaci: all’apertura del processo per l’operazione Kelevra, nel quale Maniaci è imputato, la FAI, federazione Antiracket Italiana che fa capo a Tano Grasso e di cui è avvocato, guarda un po’ Forello, è stata l’unica associazione antiracket a chiedere di costituirsi parte civile contro Maniaci, ritenuto estorsore. Naturalmente il giudice ha respinto la richiesta, in quanto trattavasi di estorsione semplice e quindi fuori dai canoni mafiosi, ma il gesto sembra troppo sfacciato per non essere considerato un “assist” di Forello alla Saguto, nei confronti della quale ha qualche debituccio da saldare.

Non vogliamo arrivare a conclusioni affrettate, ma è chiaro che, giornalmente, altri anelli si aggiungono al complesso “Sistema Saguto”, del quale abbiamo ricostruito alcuni aspetti nell’ultimo numero de I Siciliani giovani e che Forello sia uno dei tanti personaggi che si aggirano come falchi intorno al tribunale di Palermo, siano essi quotini, avvocati, cancellieri, consulenti, curatori giudiziari, esperti in fallimenti, difensori di mafiosi, cioè quelli che da tempo abbiamo definito “i nuovi padroni di Palermo”.

ERRATA CORRIGE:
  • Il soggetto che si è laureato presso l’università Kore di Enna non è Francesco Caramma, ma il fratello Emanuele.
  • Il nome della deputata regionale  cinque stelle La Rocca non è Daniela, ma Claudia;
  • La cugina di Forello, figlia dell’amministratore giudiziario Caniglia si chiama Viviana e non Valeria
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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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