Festa della  Repubblica. Creare una nuova resistenza contro chi vuole annientare la libertà umana 

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di Biagio Maimone 

Il 2 giugno 1946 nasceva la Repubblica Italiana: rifioriva la vita, dopo anni di guerra, e si apriva uno scenario di luce e speranza. Ritornava la serenità e l’alacrità costruttiva del popolo italiano. La ricostruzione era guidata da politici che amavano la nazione italiana e diedero forte impulso all’economia, permettendo la rinascita dei territori ed il benessere del popolo italiano. Certo è che la guerra rimaneva alle spalle e nei libri di storia. La serenità ritornava ed il popolo era felice.

Ma ecco oggi ripiombare sull’umanità un altro nemico: la pandemia. Ritorna la sofferenza ad offuscare l’esistenza umana. Questa volta non serve certo auspicare il ritorno della pace perché il nemico è un virus. Combatterlo è difficile. Esso ha seminato morte ed anche povertà. C’è da chiedersi quale futuro ci attende.

Tuttavia la speranza vive e sicuramente la bandiera tricolore non smetterà di sventolare.

La nostra Repubblica deve vivere e testimoniare quanto forte sia la capacità umana di resistere anche alle tragedie come quella che il coronavirus ha generato.

Oggi è festa, perciò. È la festa del popolo italiano che non si arrende e che, perciò, rimetterà in moto l’Italia e creerà nuovo benessere.

Questa volta la Festa della Repubblica è foriera di un nuovo messaggio: creare una nuova resistenza contro chi vuole annientare la libertà umana.

L’ Italia del dopoguerra è stata in grado di ricostruire intere città devastate dai bombardamenti e dalla miseria, la cui popolazione era smarrita e disorientata.

Oggi accade lo stesso con il Covid-19 che ha disorientato l@intera nazione, impaurita e smarrita, la cui sorte, se non si interverrà in modo tenace e radicale, sarà tragica.

È vero che non solo l’Italia, ma l’intera   umanità sembra impotente di fonte non solo alla pandemia ma anche di fronte alla devastazione psicologica e sociale  che da essa deriva.

Siamo in guerra, ma non siamo di fronte ad un dittatore da disarmare, siamo  immersi nel buio di un tunnel, la cui luce è davvero lontana.

Ed è per questo che la festa della Repubblica diventa la grande occasione per tenere uniti, senza lasciarli disperdere, in un unico nuovo progetto di rinascita sociale ed economica, tutti i cittadini, molti dei quali, forse troppi, sono rimasti feriti non solo sul piano sanitario, ma inesorabilmente  economico.

Nessuna rivolta sociale potrà essere l’antidoto alla crisi, anzi creerà altra inesorabile distruzione.

Solo l’unione delle forze sociali, economiche e politiche, che si ispireranno alla creatività, all’innovazione di quanto non può più produrre il bene per nessuno in quanto la nostra realtà è cambiata. La Festa della Repubblica ci parla dello stato di diritto, della coesione, dell’essere cittadini di un solo Stato, questa volta di uno Stato che deve curare le proprie ferite, inflitte da una  crudele pandemia. La Festa della Repubblica ci ricorda con fermezza che solo la pacifica presa di coscienza di una nuova coesione tra cittadini, Stato e forze economiche e sociali, potrà  restituire splendore al nostro Paese!

E poi l’essere umano è per sua natura un uomo “faber”, ossia un uomo che costruisce e, per tale ragione, non bisogna scoraggiarsi.

La forza creativa di ognuno ricostruirà l’Italia, non certo la violenza di chi vuole trarre profitto, come un avvoltoio, dalla morte e dalla sofferenza.

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