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Esercizio abusivo della professione: Maniaci come Barbara D’Urso, ma senza le tette

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Abusivi sono coloro che occupano le casa vuote e pretendono di diventarne i padroni, come succede a Milano e a Roma, ma abusivo è anche chi esercita la professione di giornalista senza essere iscritto all’albo. Ma va!!!! si, è così. L’albo è stato istituito durante il fascismo per tenere sotto controllo e sotto bavaglio i giornalisti e, malgrado sia passato il tempo l’iscrizione è rimasta come una sorta di prerogativa, una sorta di “licenza di trasmettere”.

Abusivo è stato, per un certo periodo, Pino Maniaci, che l’ordine regionale dei giornalisti aveva denunciato perchè non aveva il timbro ufficiale di giornalista: in quella occasione il segretario nazionale dell’Ordine Iacopino intervenne, a Maniaci fu data una tessera ad honorem e tutto si sistemò. Anche perchè Telelato aveva ed ha un direttore responsabile, che è un giornalista con tutti i requisiti, ovvero Riccardo Orioles.

Adesso quello stesso Iacopino, diventato Presidente, si è stufato di tutta una serie di personaggi che, pur di fare lo scoop e aumentare l’audience, non esitano a mettere in piazza, ovvero sotto le telecamere, storie personali delicate e interviste a gente che non sempre ha la precisa cognizione di ciò cui va incontro. Niente rispetto della privacy, niente rispetto per le norme che tutelano i minori, insomma, poco riguardo per le più elementari regole della deontologia professionale. Iacopino si è stufato ed ha cominciato con Barbara D’Urso, la pollastra di Canale 5, che nell’ultima puntatadi Domenica Live ha pescato un amico di Elena Ceste, la donna di Castigliole trovata morta dopo essere scomparsa di casa. Tra un gossip e l’altro, a suo tempo la D’Urso è stata radiata dall’albo perchè scriveva articoli e faceva spot pubblicitari contemporaneamente, cosa cohe non è consentita.

Adesso il Giornale della iena Sallusti, oggi si permette di scrivere che la Barby ha subito la stessa accusa del “coraggioso direttore della TV antimafia Pino Maniaci”. E no, caro Sallu, andiamoci piano: altro è fare gossip, altro è cercare di fare audience intervistando persino l’amico Matteo Renzi, altro è stare ogni giorno in campo per parlare di un nemico invisibile e per condurre una battaglia lunga e rischiosa, quella contro le mafie e le ingiustizie. E poi c’è un titolo stupido: “Adesso la casta dei giornalisti vuole imbavagliare la D’Urso”.

Tranquilli, non è niente vero, nessuno sarà imbavagliato, nè condannato, come prevede la legge, a due anni di galera e a 50.000 euro di multa. Gli farebbero una pubblicità incredibile. Quindi un consiglio all’amico Iacopino: lascia perdere questi personaggi che, pur di farsi ascoltare sono disposti a inventare notizie o a vendere anche la propria madre. Lascia perdere questi strateghi fasulli che dispongono a tavolino tutto quello che viene detto, compreso le liti, le urla, il parlarsi addosso per non far capire niente. Fare giornalismo è una cosa più seria che parlare di scandali,o organizzarli, soprattutto se ci riferiamo alla scuola di Giuseppe Fava, di Peppino Impastato, di Giancarlo Siani e di tanti altri uccisi per avere il coraggio di dire come stanno le cose. Per costoro basta cambiare canale per toglierseli di mezzo.

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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