“Emotivamente tormentato probabilmente a causa del senso di colpa”
È uno degli elementi che emerge da una preliminare perizia grafologica sulle lettere di Giuseppe Lo Biondo, reo confesso del rapimento di Pietro Michele Licari, avvenuto nel gennaio del 2007. Le missive sono state inviate a Vincenzo Bommarito, giovane di Borgetto, accusato proprio da Lo Biondo di avere partecipato al sequestro del possidente partinicese ritrovato morto dopo un mese dentro ad un pozzo nelle campagne di San Cipirello. Come è noto, sulla base di queste lettere -nelle quali il reo confesso chiede perdono al Bommarito- e sulla base di nuove presunte prove che invece ne dimostrerebbero la non colpevolezza, l’avvocato Cinzia Pecoraro ha chiesto la revisione del processo per il borgettano che è stato condannato all’ergastolo. La vicenda è stata ripercorsa durante un convegno ospitato ieri pomeriggio nell’auditorium del Collegio dei Gesuiti di Alcamo. Il convegno “Giustizia Ingiusta – La legge è uguale per tutti?” è già alla quinta tappa; organizzato dall’associazione “Orizzonti Onlus” mira a sensibilizzare l’opinione pubblica su vicende giudiziarie conclusesi con condanne a volte non “giuste”. All’incontro hanno partecipato Ernesto Mangiapane, esperto psicogiuridico in ambito criminologico, Tiziana Lanza psicologo forense, Vera Vetrano, grafologa, Cinzia Pecoraro avvocato cassazionista del Foro di Agrigento, Stefano Papa assessore del Comune di Alcamo e Caterina Bommarito, sorella di Vincenzo.