Indagini, arresti, inchieste, antimafia, rifiuti. Sono parole che ricorrono nelle stesse vicende di cronaca da anni in Abruzzo. Nel settembre 2011 in un dossier per PeaceLink e Associazione Antimafie Rita Atria furono numerose le inchieste giudiziarie riportate, a partire dagli Anni Novanta. Anni in cui almeno 17 comuni smaltirono i rifiuti nelle discariche di Gaetano Vassallo, allora imprenditore legato ai Casalesi e oggi collaboratore di giustizia. Alcune di queste inchieste son finite in processi culminati in prescrizioni o assoluzioni, ma la costanza della presenza di fatti legati al ciclo di smaltimento dei rifiuti è un dato di fatto. Le ultime due inchieste, “Terre d’Oro”, del Corpo Forestale dello Stato (coordinato dalla Direzione Nazionale Antimafia de L’Aquila) sono di queste ore e si sono snodate intorno a due grandi direttive: smaltimento illecito di rifiuti (terre di scavo di grandi cantieri) in Val Pescara e costruzione del centro commerciale Megalò3. 5 le misure interdittive (4 arresti domiciliari e un divieto temporaneo di impresa), sequestri per un valore equivalente di 3 milioni di euro, tredici mezzi pesanti e 400.000 metri cubi di rifiuti, blitz anche a Roma e Milano. Secondo il comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato era stata attivata “una doppia contabilità nel trasporto di terre e rocce da scavo: una falsa, di facciata, che soddisfaceva i requisiti di legge, l’altra nascosta e reale”. “L’indagine è nata da un controllo casuale del 2011 a Pescara, in un cantiere per la realizzazione di una concessionaria di auto: i documenti di trasporto prodotti dalla ditta attestavano che i materiali fossero stati portati in modo regolare, secondo il piano di utilizzo, ma dagli autisti della ditta, sentiti a sommarie informazioni, siamo riusciti a capire che il movimento di terra era irregolare” spiegano sempre dalla Forestale aggiungendo di essere “riusciti a portare alla luce una contabilità informatizzata occulta in cui venivano registrati tutti i movimenti. Quei materiali sono stati depositati sui dei siti senza nessuna autorizzazione urbanistica o edilizia. Alcuni erano siti importanti, sottoposti a vincolo idrogeologico, altri con un’elevata pericolosità idraulica, come quello vicino al centro commerciale Megalò”, con i trasporti irregolari di terreno che avrebbero portato a “una sensibile alterazione degli equilibri dell’alveo del fiume Pescara”. Altri 18 sono gli indagati per il filone riguardante lo smaltimento illecito di rifiuti, 3 in quello riguardante il centro commerciale. Tra questi Suor Vera D’Agostino e il sindaco di Chieti Umberto Di Primio. Appresa la notizia Di Primio ha dichiarato di “essere tranquillissimo” aggiungendo che “purtroppo questa è una cosa che non si risolverà presto e allora la prima preoccupazione è stata quella del dispiacere per chi condivide con me la vita affettiva, l’altra preoccupazione è stata quella di chiamare mia mamma. La mia famiglia va subito in ansia pure se mi fanno un’interrogazione figuriamoci se fanno un’indagine o se finisco in tv” e affermando di non aver tratto alcun beneficio dal progetto Megalò 3. 7 le società coinvolte: “Associazione Fondazione figlie dell’amore di Gesù e Maria –Onlus” (della quale in quanto rappresentante legale è coinvolta Suor Vera), E.co. Strade s.a.s., la Emoter s.r.l. e la Emoter lavori s.r.l. con sede legale a Chieti; Energia Verde Spa, con sede legale ad Assisi; Soim srl con sede legale a San Giovanni Teatino; Saline srl con sede legale a Montesilvano; Akka srl con sede legale a Roma. Quest’ultima società sarebbe l’anello di congiunzione tra i due filoni. La parte dell’inchiesta sul centro commerciale Megalò 3 si è concentrata su uno sbancamento di un terreno a ridosso del fiume Pescara che, realizzando un’area sopraelevata, avrebbe permesso di eludere vincoli dell’autorità fluviale. Finiti i lavori il terreno sono stati ceduti a quest’ultima società, legata alla costruzione del centro commerciale.
La costruzione di centri commerciali in quell’area, al di là delle implicazioni giudiziarie di queste inchieste, sono da anni nel mirino di associazioni e movimenti ambientalisti che accusano questi progetti di essere devastanti per il territorio rimarcando che sono stati localizzati in una zona a ridosso del fiume Pescara, un’area preziosissima in caso di inondazioni. Tante sono state le denunce da parte di cittadini e ambientalisti del degrado e delle tantissime discariche nella zona, l’ultima solo qualche settimana fa da parte del Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua Pubblica e del Centro Sociale Zona 22 in occasione dello “sciopero della denuncia” dopo le assoluzioni nel processo per la mega discarica di Bussi. Ha ricordato proprio tale iniziativa Augusto De Sanctis del Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua Pubblica scrivendo che “l’area a nord del fiume, all’altezza del casello dell’autostrada, fu rialzata di metri con scarichi di decine di migliaia di mc. tanto è che da anni chiediamo di rivedere le mappe del rischio perché le quote dei terreni sono state alterate.
Per non parlare degli scarichi di rifiuti speciali, anche tossici, depositati per ettari da decenni praticamente al bordo dei marciapiedi dell’area industriale, come abbiamo dimostrato il 22 dicembre scorso con la scena surreale della vanga con cui abbiamo raccolto campioni di terreno per il Prefetto”. De Sanctis ha concluso il suo intervento ricordando che “la Commissione d’Inchiesta sui Rifiuti del Parlamento già nel 1997 parlava dell’area di Chieti scalo, con l’interessamento dei Casalesi nel 1995 (a Chieti scalo e contrada Aurora di Cepagatti)”.
Alessio Di Florio
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