Dopo tre anni di inchieste diverse centinaia di servizi, alcuni dei quali condivisi con realtà come le Iene e il Fatto Quotidiano qualcosa si è mosso. A dir la verità, altre poche realtà hanno voluto vederci chiaro e il silenzio che ha oscurato le nostre denunce sembra essersi rotto e dopo la querela sporta dall’avvocato Cappellano Seminara per stalking nei confronti di Pino Maniaci, qualcuno anche in commissione nazionale antimafia sembra aver colto la gravità della situazione.
Pino Maniaci è stato ascoltato nei mesi scorsi dalla commissione nazionale antimafia in occasione della stesura della relazione su giornalisti e mafia dell’onorevole Claudio Fava, che ieri ha presentato il testo nella commissione presieduta dall’onorevole Bindi. In quella audizione Maniaci espose alla commissione il contenuto delle nostre inchieste che ci hanno portato ha considerare l’esistenza di una mafia dell’antimafia. L’audizione venne immediatamente secretata e la commissione d’inchiesta confermò in quell’occasione che ci sarebbero state altre audizioni per approfondire la vicenda. Da allora il silenzio, silenzio che abbiamo rotto con i servizi che abbiamo prodotto in collaborazione con le Iene e che hanno portato alla ribalta nazionale l’avvocato Cappellano Seminara il “Re” degli amministratori giudiziari, attualmente coinvolto in un processo che si sta celebrando a Roma sulla discarica rumena di Klina che nasconderebbe parte del tesoro di Ciancimino.
Con la relazione che presumibilmente sarà votata a fine luglio contenente un paragrafo su Telejato, le minacce ricevute da Pino Maniaci e l’intervento di ieri dell’onorevole Mattiello si accenderanno forse una volta e per tutte i riflettori sulla nostra inchiesta. Mattiello ieri ha infatti chiesto durante la seduta della commissione antimafia che vengano acquisite le carte del processo che vede coinvolto Seiminara al momento come persona informata dei fatti. Il deputato del Pd ha affermato infatti in un comunicato di aver “chiesto, intervenendo in discussione ieri sera, che la Commissione acquisisca agli atti questa denuncia e che segua il processo in corso a Roma con particolare attenzione, vista la rilevanza della questione anche in relazione all’altro grande tema di indagine della Commissione stessa che è proprio quello dei beni confiscati e del loro trattamento”.
La partita è ancora aperta e dopo tre anni di inchieste divulgate, due servizi alle Iene, una petizione con più di trentamila firme e una quanto mai curiosa querela per stalking sembra proprio che adesso la commissione nazionale antimafia debba prendere in considerazione le nostre denunce. Come dire, meglio tardi che mai anche se a farne le spese in questi giochi della politica sono state le aziende, i lavoratori e le loro famiglie, colpite dalla gestione delinquenziale di alcuni amministratori giudiziari dei beni sequestrati alla criminalità.
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