Nulla di fatto. Ancora una volta la discussione delle nuove nomine alla Procura Nazionale Antimafia all’interno del plenum del Csm ha subito un rinvio. Non c’è ancora una data certa ma quasi sicuramente si procederà al voto dopo Pasqua. Come è noto ad essere in ballo c’è la proposta di Aldo Morgigni, togato della neonata Autonomia e Indipendenza. Quest’ultimo durante il plenum dello scorso 17 marzo ha evidenziato come la Terza Commissione, nel proporre la propria terna di nomi, non avesse valutato nel giusto modo la candidatura del sostituto procuratore di Palermo, Antonino Di Matteo. A sua volta ha stilato una nuova graduatoria dove Di Matteo è al primo posto secondo il meccanismo dei punteggi assegnati per ogni titolo. Inoltre Morgigni, appoggiato anche dall’intervento del togato di Area Piergiorgio Morosini, ha ricordato che il pm ha oltre 17 anni di carriera esclusivamente nell’antimafia, e che il suo curriculum “spicca rispetto a quello vantato dagli altri aspiranti per le caratteristiche di qualità e quantità del suo impegno professionale”. Morosini da parte sua aveva chiesto anche che la pratica tornasse in Commissione per una “ulteriore riflessione” ma la proposta è stata sonoramente respinta con solo 8 voti a favore e 16 contrari.
La scorsa settimana la votazione era stata rinviata per permettere che il capo della Procura nazionale antimafia, Franco Roberti, potesse esprimere il proprio parere, seppur non vincolante sulla scelta. Secondo indiscrezioni l’opinione di quest’ultimo sarebbe comunque favorevole ad una nomina di Di Matteo, così come si era espresso favorevolmente agli altri tre nomi proposti dalla Commissione (il pm di Bari Eugenia Pontassuglia; Marco Del Gaudio, sostituto procuratore di Napoli, e Salvatore Dolce, sostituto procuratore generale a Catanzaro). Diverse possono essere le interpretazioni per cui il Csm sta prendendo tempo sulla nomina. Se si vuole essere ottimisti si potrebbe pensare che all’interno dell’Organo di autogoverno della magistratura si siano realmente accorti del clamoroso errore commesso e che si stia cercando di non perdere la faccia anche di fronte un’opinione pubblica che in passato si era espressa con oltre novantamila firme per far sì che il magistrato potesse essere nominato procuratore aggiunto a Palermo. La sensazione che il Conisglio superiore fosse corso a suo modo ai ripari si era già avuta con la proposta fatta allo stesso magistrato palermitano per un trasferimento orizzontale per motivi di sicurezza. Una proposta “inaccettabile” in quanto spostamenti simili sarebbero possibili solo tra uffici omologhi precludendo incarichi direttivi o semidirettivi ed anche nello stesso ambito dell’Antimafia. Tra le proposte alternative c’è anche chi spinge affinché Di Matteo possa passare al prossimo giro, tra un mese, quando il Csm dovrebbe aprire altri due posti. Tuttavia vi sono delle correnti che sostengono l’impossibilità di questa soluzione in quanto lo stesso Di Matteo non ha presentato la domanda al secondo concorso, il cui bando è già chiuso. Quel che è certo è che al momento le mediazioni sono ancora in corso e vanno oltre alle semplici logiche correntizie. Per superare questo “ostracismo” nei confronti del pm più scortato d’Italia, forse, potrebbe intervenire solo un uomo: il Presidente della Repubblica, nonché presidente del Csm, Sergio Mattarella. Al neo capo dello Stato si è rivolta con un accorato appello Letizia Battaglia, storica fotoreporter siciliana, sin dal momento della prima “bocciatura” da parte della Terza Commissione. Un appello affinché “Nino Di Matteo possa continuare il suo lavoro da vivo” fino ad oggi rimasto senza risposta.
di Aaron Pettinari – tratto da www.antimafiaduemila.com
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