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Crisi d’identità: sono o non sono italiano?

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Comincio seriamente a chiedermi se sono un italiano.

Comincio seriamente a chiedermi se sono un italiano. Non un “italiano vero”, ma solo un italiano, e stento a riconoscermi rispetto su quanto circola e pretende di legittimare la carta d’identità dell’italiano. Leghisti, fratelli e cugini d’Italia, forzuti in caduta libera e fascisti di varia provenienza pretendono di rappresentare la volontà degli Italiani, di essere i veri italiani. A conti fatti, ove i risultati delle passate elezioni europee fossero confermati, si tratta di 11 milioni di voti, pari a circa il 15% degli Italiani, ma essi pretendono di rappresentarli tutti, compresi gli astensionisti. E così non posso più dire di essere orgogliosamente italiano perché l’orgoglio italiano è diventato uno slogan fascio-leghista, non posso più riconoscermi nell’inno nazionale, perché “Fratelli d’Italia” si sono definiti i melloni e camerati d’altri tempi, non posso più cantare “Va pensiero”, perché è diventato l’inno della Lega, mi viene la nausea quando vedo il crocifisso, simbolo dell’amore del figlio di Dio per gli uomini suoi fratelli, nelle mani di un seminatore di odio nei confronti di altri uomini suoi simili e quando vedo costui usurpare le funzioni del papa, comiziando di affidare l’Italia alla Madonna. Sono davvero basito da queste forme di neo-cristianesimo. Non posso dire che, prima di aiutare gli stranieri, bisognerebbe prendersi cura dei 150 mila giovani italiani che ogni anno fuggono all’estero, perché privi di lavoro relativo al loro titolo di studio o senza strumenti culturali per conseguire una professione, altrimenti sono sovranista, non posso dire che i migranti ci impongono la loro presenza, pagando, a costi proibitivi, il viaggio ai loro sfruttatori, o, meno che mai, che esiste una “volontà” del migrante, nel momento in cui, dopo essere sopravvissuto per vari anni nella sua terra, egli si sposta in cerca di fortuna e si mette in mano a trafficanti di esseri umani, pagandoli e sapendo di rischiare la pelle. Non posso nemmeno dire che i genitori dei bambini abbandonati, mandati alla ventura sui barconi, andrebbero messi in galera per abbandono di minore e non posso dire tante altre cose sull’argomento, altrimenti mi accusano di essere xenofobo e insensibile ai problemi degli altri uomini. Condivido lo ius soli, perché chi è nato o è vissuto per diverso tempo in Italia ha tutto il diritto di averne la cittadinanza. Non mi permetto di dire che il reddito di cittadinanza è una gigantesca forma di assistenzialismo con cui si paga chi non fa niente, e che chi lo percepisce dovrebbe essere impiegato in un qualsiasi lavoro a carico dello stato, altrimenti mi dicono che sono insensibile ai problemi della povertà e dei senza lavoro e potrei anche incorrere nelle ire di qualche sindacato. Idem dicasi per chi è parcheggiato nei centri d’accoglienza. Sostengo che con un reddito massimo di 50 mila euro l’anno si possa vivere dignitosamente, che questo dovrebbe essere il tetto delle retribuzioni e che il resto dovrebbe equamente essere diviso tra quelli che vivono al di sotto della soglia di povertà o nella loro vita non hanno mai potuto godere di certi generi alla portata dei comuni cittadini, ma non posso dirlo perché mi accuserebbero di essere comunista, come se fosse una parola d’offesa. Non posso dire che la giustizia funziona male e che ci sono magistrati quantomeno mascalzoni e scorretti, altrimenti mi accusano di destabilizzare uno dei pilastri dello Stato. Non mi permetto di dire che le misure di prevenzione sono una legge anticostituzionale e fondata sul sospetto, altrimenti mi accusano di voler fare gli interessi dei mafiosi. Non posso dire che quota cento è una misura più che giusta, nel senso che chi lavora per più di quarant’anni ha il diritto di godersi pienamente il resto dei suoi giorni, altrimenti mi dicono che la penso come Salvini. Non dico che i giornalisti italiani sono in stragrande maggioranza lecchini e succubi dei partiti e dei magistrati, altrimenti mi dicono che sono disinformato. Non debbo dire che chi è offeso, specie dentro la sua proprietà, ha il “legittimo” diritto di difendersi in qualsiasi modo, altrimenti passo per violento e, al solito, per leghista. Non posso dire che il sistema bancario è una megatruffa mafiosa, altrimenti mi accusano di minare il pilastro dell’economia non solo italiano o europeo, ma mondiale. Non oso dire che i soldi per la Difesa andrebbero in buona parte investiti per risolvere i problemi che angosciano i vari stati, altrimenti passo per disfattista e pacifista. Non mi permetto di dire che i capitalisti che inquinano e uccidono il pianeta e ne distruggono le risorse andrebbero condannati al carcere a vita, altrimenti sono uno che è contro il lavoro, contro gli investimenti e che sostiene le idee di una ragazzina che un giornalista col cervello inFeltrito ha chiamato “Gretina”. Ergastolo e, in subordine, taglio della mano destra per evasori, corruttori, grandi ladri e mafiosi. Non sono favorevole alla pena di morte solo perché chi muore non può scontare il male che ha fatto. Sono favorevole alla scuola pubblica, agli ospedali civili, alla collettivizzazione dei beni comuni, come l’acqua, ciò che si estrae dal sottosuolo, ma anche le spiagge, le piazze, le strade, ma mi dicono che nelle società capitalistiche tutto è in vendita e che il privato a pagamento funziona meglio del pubblico. Sono favorevole alla depenalizzazione delle droghe leggere, ma i benpensanti, i cui figli si sparano le canne e altro, alzano gli scudi e gridano allo scandalo, perché i loro amici mafiosi altrimenti non farebbero più affari. Sono favorevole al divorzio in un paese in cui ci sono tanti divorziati contrari al divorzio, sono favorevole all’aborto, perché un figlio va accettato con gioia e non sopportato, condivido l’eutanasia, perché ognuno deve essere padrone della propria vita e decidere quando smettere, specie se questa è diventata insopportabile, condivido le unioni civili, perché rispetto le scelte altrui, anche se posso non condividerle, e perché non voglio imporre agli altri la mia volontà ma ci sono tanti altri che hanno queste pretese e si atteggiano a legislatori. Non condivido alcun tipo di censura, ma mi ritrovo in un paese di censori. Non accetto le schedature politiche e ideologiche, ma c’è gente che fa questo mestiere, attraverso lo spionaggio statale, quello mediatico-politico e quello economico e di me sa tutto. Non voglio parlare dell’esercito di comici italiani che non riescono, nessuno, a farmi ridere, di presentatori e presentatrici imbalsamati nelle loro frasi fatte, di attorucoli incapaci di interpretare persino se stessi, di cantanti artefatti la cui originalità sta nel non essere originali. Non parliamo di mode e di griffe e di relativi prezzi, che nascondono il reato di truffa, oltre che l’imbecillità di chi esibisce il nome dello stilista, facendogli pubblicità gratis. Non sono una sardina, non mi piace né il pesce, né il nome, né il genere solo femminile, nè la mancanza di un progetto, ma non posso dirlo, altrimenti mi accusano di essere antiquato e di non riconoscermi in questa nuova apertura di democrazia. E a proposito di democrazia, non posso permettermi di dire che non esiste e non è mai esistita, ma che esistono solo oligarchie, perché altrimenti mi dicono che non mi riconosco nei valori fondanti della Costituzione. Non mi riconosco in quelli che la storiografia ufficiale ha definito “padri della Patria”, da Cavour, (padre del colonialismo piemontese), a Vittorio Emanuele II, (conquistatore del sud), a Crispi, (fucilatore dei contadini siciliani dei Fasci e responsabile della fallimentare politica coloniale italiana), a Giolitti, (“ministro della malavita”), a Vittorio Emanuele III, responsabile di avere dato l’Italia in mano ai fascisti, a Mussolini, criminale da operetta, a De Gasperi, servo obbediente degli americani, a Togliatti, altrettanto servo dei Sovietici, a Moro, che Sciascia definì “non statista, ma pessimo manovratore politico”. Più in qua non mi spingo, perché c’è il nulla di Berlusconi, di D’Alema, di Prodi, di Renzi e adesso di Conte e a breve di Salvini. Tutta gente espressione della pochezza culturale e politica di buona parte degli italiani. E guai a definirmi anarchico, perché la maggioranza sostiene che lo stato va difeso con tutti i suoi valori e disvalori, con i suoi partiti, con i suoi giudici, con i suoi dirigenti, con i suoi prelati, altrimenti rischio di teorizzare lo sfacelo delle istituzioni e la crisi dell’autorità, su cui da sempre si sono sviluppate le storture della storia umana. E allora chi sono e cosa sono?

Lo straniero

Fortunatamente non faccio parte
della maggioranza degli italiani,
non guardo i tg,
non ho comprato il televisore da 50 pollici,
non leggo giornali finanziati dallo stato,
non cerco raccomandazioni per lavorare,
a un’anziana sull’autobus cedo il posto,
non parcheggio in doppia fila
e neppure nei posti degli invalidi,
non passo 2 ore la settimana
dal commercialista per pagare meno tasse,
non esco dai negozi senza lo scontrino,
non faccio solidarietà
dando i miei soldi alla protezione civile,
non leggo i libri di vespa,
non affido i miei soldi alle banche,
non sopporto il populismo e la demagogia,
non accetterò mai il nucleare,
mi piace informarmi,
credo nella costituzione,
tra un giudice e un politico scelgo il primo,
non cerco di passare avanti nelle code,
non mi prostro davanti ai potenti,
non seguo le mode,
non vado a messa la domenica
e nelle altre feste comandate,
non mangio tacchino a natale,
zampone a capodanno, agnello a pasqua,
non vesto griffato,
non ho una pensione di falsa invalidità,
non mi pavoneggio col macchinone,
non affitto la sdraia in spiaggia,
non faccio ponti per le vacanze,
anzi non parto,
non compro il gratta e vinci
o il biglietto dell’enalotto,
non urlo quando voglio avere
ragione a tutti i costi,
non studio come fottere il prossimo,
non fingo di perdonare chi mi fa del male,
non presento certificati medici fasulli,
certe volte mi sento straniero,
quasi ingenuo in questa patria di furbi.

(Lo spunto iniziale di questa “poesia” è stato rinvenuto sul blog di Grillo 20.12.2009)

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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