Parliamo dei beni sequestrati all’imprenditore Leonardo D’Arrigo, di Borgetto, deceduto, e”per successione” a suo genero Stefano Parra. Parra ha da tempo avviato un percorso di denuncia degli estortori e di adesione a Libero Futuro, nella sua scelta di tirarsi fuori da qualsiasi legame con gli esponenti mafiosi locali, ma tutto questo non gli ha evitato di essere oggetto delle misure di prevenzione e di essere privato di un patrimonio valutato in oltre 360 milioni di euro, che comprende tre cave, otto società di capitale con relativi compendi aziendali, due imprese individuali, ventisei terreni, numerosi magazzini, varie abitazioni, tra cui quattro in ville, quattro impianti fotovoltaici, dodici rapporti bancari e finanziari. Questo risulta dalle stime della Guardia di Finanza, che spesso comprendono una supervalutazione dell’ammontare dei beni, nel senso che le cave non sono tre, ma una, appartenente al suocero e da tempo sotto sequestro e i valori di altri beni sono stati arbitrariamente gonfiati, mentre le immagini trasmesse in rete non sono quelle di proprietà riconducibili a Parra
I beni di Parra sono stati affidati, in amministrazione giudiziaria, a Giuseppe Rizzo, il pupillo del colonnello della DIA Fabrizio Nasca, uno dei punti di riferimento del “cerchio magico” di Silvana Saguto, il quale aveva praticamente imposto a costei la nomina di quello che essa chiamava “un ragazzino da niente” ad amministratore giudiziario dell’immenso patrimonio dei Virga di Marineo. Rizzo se l’è presa per alcune nostre considerazioni e ha fatto un reclamo all’Ordine dei Giornalisti. Dopo la sua gestione, diciamo poco felice dei beni dei Virga è stato sostituito con un altro amministratore Giudiziario, Privitera, ma alla fine si è fatto rimpiangere, perché gli operai della cava non ricevono stipendio da quasi un anno e la cava minaccia di chiudere. A Rizzo è rimasta invece l’amministrazione dei beni di Stefano Parra: anche qua, come succede, si è andati incontro a una chiusura: si tratta dell’unica pompa di benzina di Giardinello, che era stata ubicata in un terreno che originariamente era di Stefano Parra, ma successivamente era stato acquistato prima da Salvatore Di Piazza e poi rivenduto a Giuseppe Cucinella. Malgrado quest’ultimo proprietario non c’entrasse niente, la pompa è stata messa sotto sequestro giudiziario, sino alla recente chiusura. Non è chiaro, è doveroso dirlo, se la chiusura è stata determinata da mala gestio, o da eventuale manomissione degli erogatori, poiché il gestore aveva subito da poco un’ispezione della Guardia di Finanza. Restano famiglie sulla strada. Così come sulla strada resteranno fra poco gli operai che lavorano presso le imprese sequestrate a Parra, ormai in crisi endemica, malgrado il solito Rizzo abbia abbassato il prezzo del calcestruzzo per fare concorrenza a quello di altre aziende. Continuando così perderà il posto non solo lui, ma anche la moglie che lavora con lui come collaboratrice. Come voleva la prassi, direbbe il commissario Montalbano.
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