“La Sicilia è protetta dal terrorismo grazie alla mafia” hanno titolato giornali e siti web. E i soliti siti di bufale ci hanno ricamato su. In realtà Fava non voleva dire questo, ha fatto un’analisi storica parziale e approssimativa, tra l’altro poi ben corretta da uno storico posato e preparato come Salvatore Lupo.
Ma tant’è, ogni giorno abbiamo bisogno di dimostrare che in Sicilia c’è una mafia potentissima, che non teme confronti. E infatti, calato il clamore sulle parole di Fava, ecco l’altra grande notizia. Vengono arrestati quattro famosi a Corleone, e siccome tra loro, parlano male di Angiolino Alfano, il Ministro dell’Interno, e gli augurano di fare la fine di Kennedy, ecco che nasce il grande scoop: la mafia voleva uccidere Alfano, è stato sventato un piano criminale. Con la solita gara di solidarietà di politici e sindaci, e il Ministro che recita la parte dell’eroe sobrio e disinteressato: “Non mi fanno paura”.
In realtà, nell’ambito dell’operazione antimafia di Corleone, chiamata “Grande Passo 3” non si parla di alcun progetto concreto di attentato al Ministro dell’Interno. Sono solo chiacchiere in libertà tra criminali che al momento non sanno neanche come taglieggiare un’impresa, pensa tu fare un attentato. Ah, tra l’altro, loro, autorevoli storici (ma chi ormai non è storico di mafia) sostengono che proprio la mafia ha ucciso Kennedy, perché non ha rispettato i patti….)
Ecco cosa dice uno degli arrestati, Pietro Masaracchia: “Questo Angelino Alfano è un porco con le persone, chi minchia glielo ha portato allora qua con i voti di tutti… degli amici… è andato a finire là… insieme a Berlusconi ed ora si sono dimenticati di tutti… dalla galera dicono cose tinte su di lui, ed io gliel’ho detto a Vincenzo, se siamo, se c’è l’accordo… lo fottiamo a questo… lo fottiamo, gli cafuddiamo una botta in testa… ci vuole un po’ d’impegno, gli cafuddiamo una botta in testa”. E poi paragonava Alfano a Kennedy: “Perché a Kennedy chi se lo è masticato. Non ce lo siamo masticato noialtri là in America. E ha fatto, ha fatto le stesse cose che ha fatto Angelino Alfano… che prima è salito con i voti di cosa nostra americana e poi gli ha voltato le spalle… eh… dunque se non ci difendiamo”.
“Parlare di progetto di attentato è utilizzare un termine un po’ troppo avanzato, anche perché vi sono riferimenti complessi relativi a una possibilità di eseguire un attentato nel momento in cui fosse stata tolta qualsiasi forma di protezione nei confronti del ministro Alfano. Il che non è prevedibile in questo momento, nè imminente” commenta il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi. “Nell’ambito di queste conversazioni -dice Lo Voi -, si inseriscono le critiche nei confronti del ministro, ritenuto responsabile dell inasprimento del 41bis. Potremmo chiamarlo uno sfogo. Ma uno sfogo di cui bisogna apprezzare il significato. Perché emergono due dati importanti, il primo, oggettivo, ed è la recriminazione e protesta verso l’azione repressiva dello Stato condotta anche tramite l’inasprimento del 41 bis; il secondo, dal punto di vista soggettivo, che anche quelli ancora liberi fanno proprie le motivazioni che hanno spinto personaggi come Riina a recriminare contro il 41bis”.
E insomma, uno sfogo di quattro mafiosi da strapazzo, diventa, nella vulgata della grancassa dell’antimafia, il progetto di un clamoroso attentato che neanche l’Isis si sognerebbe di fare (dato che in Sicilia, e ci ricolleghiamo all’altra mezza notizia, non può mettere piede).
Tra l’altro, come al solito, tutta questa solidarietà fatta di slogan, fa passare in secondo piano non solo il valore dell’indagine, ma anche il contesto delle stesse intercettazioni su Alfano. Perchè i mafiosi, parlando di lui, fanno intendere che il Ministro ha in qualche modo tradito un sostegno elettorale. “Chi l’ha portato qua con i voti degli amici?” si lamentano i boss parlando del Ministro e alludendo esplicitamente ad un concreto aiuto alle fortune elettorali. Ecco, magari il Ministro potrebbe chiarire il senso di questa espressione…
Articolo di Giacomo Di Girolamo – Tratto da: ilmattinodisicilia.it
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Il fatto che Riina abbia ingoiato male il rospo del 41 bis è indiscusso.
L'attentato di Firenze , l'attentato del 41 bis, non ha consentito che tutto sommato nel tempo i Fratelli Graviano potessero uscire dal carcere .
Erano certi che non sarebbero stati arrestati, ma visto che un segugio come Gabriele Chelazzi ha reso loro la vita difficile, bè , a questo punto era necessario che il 41 bis fosse abolito, punto.
Fino ad ora dì fatto il 41 bis per sentenza non è stato abolito ai capi mafia. Vari i tentativi nel corso degli anni, in ultimo il mese scorso il tentativo di buttare a mare il 4 bis in commissione giustizia con il bene placito di tutti.
Era quasi fatta, ma c'è stata reazione , ed è andata male, in fondo l'abolizione del 41 bis fa cadere i governi se messa in atto , è conclamato.E ora questo ISIS che obbliga il sistema non a cancellare ma ad inasprire il 41 bis!
E allora? Si saranno detti ""proviamo a minacciare di morte chi in fondo quando era Ministro della Giustizia ha remato contro i nostri desiderata e vediamo "che tempo che fa"".
Noi una certa preoccupazione, l'abbiamo possono ancora uccidere questi "recuperabili" uomini per i quali un giorno si e uno si prova a mandorli a casa da 20 anni.
Meglio non sottovalutare mai le parole di Riina, noi ne sappiamo qualcosa, provato sulla pelle .
Siamo in pericolo tutti la mafia ci stanno attacando unaltra volta Alfano vole fare fuori noi Napolitani