La busta è stata trovata il 19 luglio, giorno del 25esimo anniversario della strage di via D’Amelio, nei locali del Gapa, il centro di iniziativa sociale dove ha sede la redazione catanese coordinata da Giovanni Caruso: a lui, in particolare, erano destinate le minacce. All’interno della busta, difatti – oltre alla lettera minatoria – è stata trovata una foto dei redattori ad una manifestazione antimafia indetta dagli stessi, con la testa di Caruso ritagliata. All’artefice dell’intimidazione probabilmente non sono andate giù alcune iniziative portate avanti in quest’ultimo periodo dalla redazione. In particolare, il 14 luglio – in occasione della presentazione del giornale a Catania in piazza Federico II – «Caruso aveva annunciato l’acquisizione di beni confiscati alle famiglie mafiose catanesi», spiega ancora Orioles. Si tratta di un bene confiscato che I Siciliani Giovani si erano aggiudicati dopo aver partecipato a un bando. Si chiamerà Il giardino di Scidà, in memoria del magistrato antimafia catanese. Nel suo intervento, Caruso aveva anche raccontato come le riviste abbiano viaggiato a bordo dei tir della Geotrans, l’azienda confiscata agli Ercolano.
Se la causa scatenante delle minacce è stato lo schiaffo morale dato dai redattori del giornale ai mafiosi, saranno gli inquirenti che hanno aperto le indagini a chiarirlo. Intanto «le attività dei Siciliani giovani proseguono regolarmente a Catania e in tutte le altre redazioni collegate», fa sapere Orioles, che ha aggiunto: «Non si esclude la non casualità della data».
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