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Caso Saguto, indagine su 40 amministrazioni giudiziarie

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Quello costruito dall’ufficio misure di prevenzione diretto dalla Saguto era un palazzo di merda di cui ha fatto le spese gran parte dell’imprenditoria siciliana. Si potranno mai riparare questi danni?

Quando piove cominciano a venir fuori le lumache. Le notizie vengono fuori con il contagocce, ma in questi ultimi giorni siamo davanti a un crescendo che va dal dissequestro dei beni ad alcuni imprenditori, ormai gettati sul lastrico dagli amministratori giudiziari cui erano stati affidati, al preannuncio di un’indagine su 40 amministrazioni giudiziarie, alla verifica della legittimità con cui sono state affidate alcune consulenze, prima fra tutte quella affidata da Cappelano Seminara al marito della Saguto Lorenzo Caramma, di 750.000 euro per alcune consulenze veramente vergognose e fuori da ogni parametro di valutazione del grado di preparazione del consulente. Ma succede questo e altro. Si sta cominciando anche a dare un’occhiata a quanto è costato il sequestro, assolutamente senza plausibili motivazioni, della ITAL Gas, costato all’azienda oltre sei milioni di euro, e in mezzo ci sono sia il solito Cappellano che il suo amico avvocato Aiello. Insomma, un bel po’ di lavoro attende il nuovo procuratore capo di Caltanissetta, per il cui incarico sono in corsa il pm Amedeo Bertone, candidato di Area e Unicost e il procuratore trapanese Marcello Viola, candidato  del centrodestra e di Magistratura Indipendente, cioè la stessa corrente della Saguto e del procuratore di Palermo Lo Voi.  Gli intrecci che si svolgono attorno a questa vicenda sono da capogiro e il nuovo procuratore dovrà decidere se comprarsi un po’ di pezze per coprire tutto o se scoprire la veste togata della dea Giustizia per vedere che cosa c’è sotto e se vale ancora la pena fare in modo che i cittadini possano ancora sperare nell’esistenza di un giudice a Berlino. Non torneremo indietro, ma è il caso di ricordare che  in una delle intercettazioni uno dei più alti magistrati di Palermo, il giudice Natoli, consiglia la Saguto di revocare tutti gli incarichi dati al marito, così come uno dei più alti ufficiali della DIA, il colonnello Fabrizio Nasca dice alla Saguto di stare attenta a quel che dice quando usa il telefono. Insomma è chiaro che alla Procura di Palermo tutti sapevano e nessuno parlava e che tutti si fossero preoccupati di avvisare la Saguto, la quale, dopo il servizio delle Iene aveva cominciato a fare particolari pressioni sui suoi colleghi per concludere  l’indagine su Telejato e disporne, “è questione di ore” la chiusura.  Desta curiosità un trolley, si dice pieno di documenti, ma si sospetta pieno di soldi, chi dice 20 mila, chi arriva a 150 mila euro che Cappellano avrebbe portato a casa della Saguto nel mese di giugno, quando ancora il maltempo era lontano. Non possiamo fare a meno di pubblicare un commento   che si trova sotto l’articolo di livesicilia sull’argomento e che quindi sarà già stata intercettata e  all’attenzione degli investigatori che hanno l’occhio puntato su Telejato

Roba da matti 09-06-2016 – 10:20:30

Come diceva il grande lino banfi, calma e gesso compare non è un fesso.

Vedrete come, purtroppo, la vicenda si sgonfierà, e parecchio.

Significativo l’aspetto del trolley, dove vi era la possibile flagranza di reato e nessuno è intervenuto a verificare tale aspetto. Ti voglio, ora, a provare che dentro quel trolley vi erano soldi e non documenti.

Quando vi sarà la prossima conferenza stampa, invito i giornalisti a chiedere conto di questa stranezza nonchè di chiedere qual’era la necessità di intervenire così velocemente nella perquisizione della cancelleria, visto che avevano piazzato le microspie nella stanza dell’ex presidente; a mio avviso, le microspie sono state tolte troppo velocemente.
Il comune indagato viene intercettato per anni, qui a mio avviso, spaventati per quello che stavano per trovare o per qualche santa santissima del tribunale che stavano per intercettare ( e non mi riferisco alla Saguto), hanno platealmente interrotto le intercettazioni. Staremo a vedere.

Il nostro incognito informatore ingenera il sospetto che l’indagine sul caso Saguto sia stata chiusa troppo in fretta per evitare che nella rete cadessero pesci ben più grossi. Le solite malelingue!!!

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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