Il 22 gennaio si aprirà presso il tribunale di Caltanissetta il processo sulla “mala gestione” dei beni sequestrati alla mafia, che vede imputati l’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto e altre dodici persone, tra le quali il marito della signora, Lorenzo Caramma, uno dei suoi figli, Emanuele, e suo padre, Vittorio Pietro, l’ex prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, l’avvocato Cappellano Seminara, il professore dell’università Kore di Enna, Carmelo Provenzano, la moglie, Maria Ingrao, una sua collaboratrice, Calogera Manta, Roberto Di Maria, a capo della facoltà di Scienze economiche e giuridiche della Kore, il tenente colonnello della guardia di finanza, Rosolino Nasca, gli amministratori giudiziari Aulo Gabriele Gigante, Roberto Nicola Santangelo e Walter Virga. Saranno sentiti, su disposizione dei sostituti procuratori Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti, ben cento testimoni.
Leggiamo su Giornale di Sicilia:
[…] Magistrati, alcuni anche membri del Csm, finanzieri ma pure tanti amministratori giudiziari e diversi periti, la lista dei testimoni è dunque molto lunga e serve all’accusa per dimostrare che i patrimoni tolti ai boss sarebbero stati affidati in modo «spregiudicato», attraverso un «sistema» basato su rapporti privilegiati con alcuni professionisti e in cambio di regali, favori e soldi. Le indagini, avviate nel 2015, hanno portato poi alla contestazione di circa ottanta capi d’imputazione, per reati che vanno dalla corruzione, al falso, all’abuso d’ufficio e alla truffa ai danni dello Stato.
[…] Nella lista teste depositata dai pubblici ministeri di Caltanissetta, figurano prima di tutto numerosi magistrati, a partire dal procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi. Ma ci sono anche l’ex presidente della Corte d’appello di Palermo, Gioacchino Natoli, il presidente del tribunale Salvatore Di Vitale, l’ex aggiunto (oggi procuratore generale presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria), Dino Petralia, il giudice Giacomo Montalbano, che prese il posto di Saguto alla guida delle Misure di prevenzione dopo lo scandalo e che attualmente è in servizio alla Corte d’Appello, l’aggiunto ormai in pensione Leonardo Agueci, i pm Vittorio Teresi, Roberto Tartaglia, Marco Verzera, Gaspare Spedale, nonché il giudice Claudia Rosini. Ci sono anche due membri del Consiglio superiore della magistratura, Vincenzo Iacovitti e Claudio Galoppi, e Giovanna Ciardi del dipartimento per gli Affari della giustizia del ministero. L’accusa vuole sentire anche l’ex prefetto di Messina, Stefano Scamacca: suo nipote, secondo i pm, avrebbe ottenuto un incarico da amministratore giudiziario da Saguto grazie alle presunte pressioni di una sua cara amica, ovvero l’ex prefetto Cannizzo. Tra i testimoni citati anche il consigliere del Cga, Giuseppe Barone e il professore di Scienze economiche, aziendali e statistiche dell’ateneo di Palermo, Sebastiano Torcivia. Nella lista figurano anche diversi dei militari della nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza che hanno compiuto le indagini sul caso che ha scosso il tribunale di Palermo e non solo. Infine, alcuni amministratori giudiziari come Alessandro Scimeca e Luigi Miserendino. Quest’ultimo era peraltro finito ai domiciliari (è poi tornato libero) nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte ingerenze da parte dell’imprenditore Giuseppe Ferdico, il «re dei detersivi», proprio nella gestione di alcuni beni che gli erano stati sequestrati. (SAFI)
Lo scorso giovedì, il collegio della Corte dei Conti ha assolto la Saguto, che era stata citata in giudizio dalla Procura contabile per danno erariale nei confronti del ministero della Giustizia.
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