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Caso Maniaci, quando la stampa si distacca dall’obbedienza ai padroni

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Ci voleva l’azione di una grande emittente fuori dall’Italia che denunciasse la difficile situazione in cui si trova la stampa italiana quando si distacca dall’obbedienza ai padroni, dall’obbligo di rispettare le regole del gioco e dal modo spesso perverso di far passare le notizie, certe notizie, impostate in un certo modo già orientato dall’alto.

Ci voleva la CNN, la più grande televisione del mondo, per parlare del caso di Pino Maniaci, del sottile progetto portato avanti per distruggerne l’immagine, dei giochetti che magistrati e forze dell’ordine hanno condotto in modo spregiudicato con l’obiettivo di far chiudere in un modo o nell’altro un’emittente che da sempre si è rivelata scomoda nei confronti del cosiddetto “potere precostituito”, dove ruotano organicamente mafia, politica, potere economico e alcuni settori della magistratura.

Ci voleva l’azione di una grande emittente fuori dall’Italia che denunciasse la difficile situazione in cui si trova la stampa italiana quando si distacca dall’obbedienza ai padroni, dall’obbligo di rispettare le regole del gioco e dal modo spesso perverso di far passare le notizie, certe notizie, impostate in un certo modo già orientato dall’alto. Pino Maniaci era già stato condannato all’apparire di quanto la Procura di Palermo ha dato in pasto ai suoi colleghi giornalisti, i quali non si sono nemmeno sognati di ipotizzare che sotto poteva esserci qualcosa di diverso da quanto appariva. Anzi, qualche giornale si è sentito quasi infastidito dal fatto che qualcuno fuori dall’Italia, la pensasse diversamente da quello che era stato scritto e condiviso da quasi tutta la stampa nazionale. Qualche altro giornalista locale ha preso alcuni frammenti di notizie che già si conoscevano da mesi, spacciandole per nuove, o si è messo a giudicare e condannare alcune espressioni dette da un comico locale sulla piazza di Partinico.

In attesa che la verità giudiziaria dia la sua sentenza, i giornalisti della CNN, che non guardano in faccia nessuno, ma che sono venuti a Partinico per rendersi conto di come stavano i fatti, hanno mandato in onda la loro versione (QUI).

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Salvo Vitale

Salvo Vitale è stato un compagno di lotte di Peppino Impastato, con il quale ha condiviso un percorso politico e di impegno sociale che ha portato entrambi ad opporsi a Cosa Nostra, nella Cinisi governata da Tano Badalamenti, il boss legato alla Cupola guidata negli anni Settanta da Stefano Bontate.

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