Hanno perso tutti, ma Stefania di più. Perché nell’incidente di sabato notte lei ha perso Seby, il suo unico figlio, diciott’anni e tutta la vita davanti. Perché una settimana fa ha perso sua madre, e non sei mai pronto, anche se la vita in fondo l’aveva vissuta tutta. Perché quattro anni fa ha perso suo marito, e la loro vita insieme invece sembrava arrivata appena a metà.
Però hanno perso tutti, nell’incidente tra sabato e domenica, all’una di notte, quando la Bmw 320d scura si è cappottata lungo la provinciale Carlentini-Brucoli, nel Siracusano, ha abbattuto un traliccio del telefono, e si è fermata in equilibrio su un fianco.
Guidava Emanuele, diciannove anni compiuti da un mese. Si è salvato. Accanto a lui c’era Simone, di diciassette. È ricoverato all’ospedale di Lentini, non è in pericolo di vita. Nel sedile posteriore viaggiava Sebastiano Miceli, «Seby» per gli amici, o «Funcia», in dialetto, per via delle labbra grosse. Lui è morto.
Erano compagni di classe, ultimo anno all’industriale di Carlentini, una succursale del Nervi di Lentini. Quinta A, amici per la pelle. Si sarebbero diplomati tra pochi giorni. «Siamo sconvolti, adesso cercheremo di fare qualcosa con gli altri ragazzi, sicuramente impreparati a una tragedia del genere: è uno choc, mercoledì li attende la prima prova per la maturità», racconta Michele Ruma, che per cinque anni ha visto crescere l’amicizia tra i suoi studenti, bravi ragazzi, esuberante e simpatico Seby, più tranquillo Emanuele, quasi sempre insieme.
Quando i carabinieri della compagnia di Augusta, con il loro capitano Federico Lombardi, sono arrivati all’altezza di contrada Torre, davanti al muretto a secco contro il quale si è schiantata l’auto, Emanuele piangeva. «Non lo so», «non lo so», ripeteva in cantilena. Non sapeva come aveva fatto a uscire fuori dall’abitacolo, non sapeva come ne fosse uscito Sebastiano, non sapeva dove fosse la patente, era dentro. Gli hanno fatto l’alcoltest, è risultato positivo: 0,4 grammi per litro, come una birra a stomaco vuoto. Per un altro sarebbe stato legale, il limite è 0,5, per un neopatentato no, il tasso deve essere pari a zero per i primi tre anni. Emanuele è stato accompagnato all’ospedale, dove gli hanno medicato qualche graffio, poi in caserma, dove gli hanno fatto le foto segnaletiche. Infine, come atto dovuto, è stato arrestato in flagranza di reato, con l’accusa di omicidio stradale. Ai domiciliari. Aveva preso la patente a dicembre, troppo poco per concedersi perfino una birra prima di mettersi al volante. Troppo poco pure per un’auto di cilindrata grossa come quella che stava guidando: la macchina di sua madre.
Il sindaco di Carlentini, Giuseppe Basso, ora parla di «famiglie di cittadini modello», che si conoscevano, mai un problema. Immagina che i tre amici stessero andando al mare, come fanno tutti al sabato sera, per stare in compagnia, senza grilli per la testa. Seby non era bravissimo a scuola, però se la cavava. Le sue foto su Facebook raccontano di un diciottenne che prendeva a morsi la vita, gli scatti in mountain bike, quelli in sella alla moto da cross, quelli in spiaggia, e ancora l’idolo Valentino Rossi, i video della nazionale di calcio, e gli amici, diversi, numerosi. C’era anche una foto insieme con Simone ed Emanuele, i due con i quali ha fatto l’ultimo viaggio.
L’altra notte al pronto soccorso dell’ospedale di Lentini si sono incontrate tre mamme che fino a sabato condividevano quanto di più prezioso avevano al mondo: i loro figli. Tanto bastava per renderle solidali e amiche. Chi ha visto Stefania, la madre di Sebastiano, ha detto che era distrutta. Hanno perso tutti, quella notte. Ma lei di più.
Tratto da corriere.it – di Elvira Serra
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