L’anno si chiude con un aggiornamento sulla questione del terreno confiscato alla mafia di Borgo Parrini e assegnato alla cooperativa Noe, dove il Comune di Partinico vorrebbe realizzare un parcheggio. Un aggiornamento squisitamente giuridico, con un decreto del Consiglio di Giustizia Amministrativa che dichiara inammissibile il ricorso presentato in seguito al giudizio del 24 dicembre, perché formalmente non è possibile presentarlo quando la modalità è monocratica. Infatti, nel decreto viene indicata la possibilità di un’udienza collegiale per il 5 febbraio 2025, aprendo così un nuovo contesto dibattimentale. Una seconda udienza, dunque, che potrebbe rivelarsi un vantaggio per la cooperativa nel caso in cui il dibattimento già fissato in data 14 gennaio 2025 non dovesse volgere a un esito favorevole nonostante le numerose contestazioni a cui hanno già dato eco diverse figure competenti e del mondo politico. L’oggetto del dibattimento è facile da prevedere: com’è possibile consentire l’avvio ai lavori per il parcheggio, dando credito alle urgenze manifestate dal Comune per il periodo di festività natalizie, su un’area massima di 4.600 metri quadri quando solo 1.500 godono dell’adeguata certificazione di legge?
Si prevede anche una riapertura del dibattito su una particella, la 716, che comporterebbe molti meno problemi per la realizzazione del parcheggio con soli 120 metri in più di percorso a piedi.
Insomma, considerato che le proposte risolutive della cooperativa si manifestano dal 13 giugno 2023, sarà ampio il contesto su cui confrontarsi, nella viva speranza che il clima di scontro si affievolisca. È chiaro che il Comune non dispone di potere impositivo, dovrà infatti intervenire sul terreno previo appuntamento e avvalorare in modo tecnico delle proposte, oltre a convenire nella scrittura delle servitù di passaggio a fini manutentivi previdenti anche il fermo di un’area se necessario. A questo si aggiunge che la prospettiva sempre più distante per il transito dei pullman è irrealizzabile anche per la logica necessità degli altri veicoli del disporre di un’area di manovra.
In conclusione, per quanto l’idea di realizzare un parcheggio su un bene confiscato alla mafia dove viene già svolta un’attività sociale e sono presenti delle coltivazioni possa apparire a qualcuno bizzarra o aberrante, la democrazia prevede un percorso ben definito ed è solo possibile sperare che la burocrazia non lo soffochi come, forse, qualcuno ha dimostrato di desiderare a più riprese.
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