Vi ricordate il caso delle cartelle pazze, scoppiato a Borgetto sul finire dell’anno passato? Gente che aveva dimenticato di pagare a saldo qualche centesimo si è vista recapitare incredibili papelli con cifre astronomiche, manco si fosse trattato di Agnelli o di Berlusconi. Il trucco c’era e, come tutti i trucchi, sta venendo fuori. La Commissione d’inchiesta composta dai consiglieri comunali di Borgetto ha depositato una relazione sugli accertamenti compiuti nei confronti di impiegati comunali e della Giunta ed emergono particolari sconcertanti. Innanzitutto questa relazione, come in essa disposto, avrebbe dovuto essere consegnata per l’approvazione al Consiglio Comunale, e, su incarico dato al commissario ad acta nominato dalla regione in seguito alle dimissioni dei consiglieri comunali, alla Corte dei Conti, alla Commissione Regionale Antimafia, all’assessorato Enti locali, all’ANAC, all’Autorità per la concorrenza, alla Prefettura, ma, per quanto se ne sa, l’attuale Commissario Girolamo Gangi, nominato al posto del dimesso Consiglio Comunale, l’avrebbe ancora conservata nel cassetto. Il lavoro dei consiglieri ha fatto emergere sconcertanti errori, omissioni, o per dirla con le parole da essa usate, “gravi e ripetute violazioni di norme di legge e regolamentari”.
Riassumiamo i fatti: nel marzo 2014 veniva dato incarico al rag. Rappa di predisporre una relazione onde giustificare gli atti della Giunta al fine di predisporre una gara di appalto per la riscossione di alcuni tributi. La ditta appaltatrice avrebbe dovuto svolgere attività di supporto al lavoro dei dipendenti comunali, quindi non si trattava di affidamento di servizio né di concessione. La commissione rileva che l’Ufficio tributi del Comune secondo il rag. Rappa risultava carente, e aggiunge ironicamente: “Hanno assunto ingegneri per fare servizi tributari -amministrativi”. La ditta non avrebbe dovuto occuparsi di tributi comunali, ma solo di gestione delle sanzioni relative alla violazione di norme del codice della strada e della riscossione ordinaria e coattiva delle entrate tributarie del comune. Già qua, in quella “ordinaria” c’era un primo trucco. È stato disposto un non un Bando di gara, ma un disciplinare-bando che prevedeva l’appalto, in sette anni, di 195 mila euro, cioè, scrivono i commissari, “un importo ridicolamente basso, cioè un costo presunto, per la ditta, di circa 27.957 euro all’anno e un costo mensile di 2.329 euro al mese. Altro trucco escogitato, come notano i consiglieri, per non fare una gara europea, poiché il valore minimo per una gara di servizi di rilevanza europea ammonta a 207.000 euro: la differenza minima avrebbe consentito di “sfuggire all’applicazione delle norme dettate dagli appalti di rilevanza comunitaria, ma anche alle norme anticorruzione e alle norme per la tutela della concorrenza”, così si legge.
Per di più il tutto è stato fatto con delibere di Giunta e non con l’approvazione del Consiglio Comunale, che è il solo competente all’approvazione di norme tributarie.
Scenderemo nei particolari nei prossimi giorni, ma possiamo, sin da adesso dire che la Commissione ha posto una serie di domande cui non è stata data risposta, ha chiesto documenti che non sono stati esibiti e ha rilevato che le responsabilità della ditta che ha vinto l’appalto, la s.p.a. di Lucca sono altrettanto gravi, sia nel tentativo di far pagare ai cittadini più di quanto dovuto, sia nella facilità con cui le è stato dato uno spazio d’azione ben più ampio di quanto concordato. L’aggio previsto per la gestione degli incassi era del 30% per l’accertamento e del 18% per la riscossione coattiva, a parte sette euro di compenso per ogni verbale contravvenzionale. Se questo 30% sia diventato un fifth-fifth con qualcuno che si è adoperato per predisporre tutta la marredda, e se da ciò qualche gruzzoletto abbia fatto un salto in altre tasche è ciò che speriamo di conoscere, per il bene di tutti i cittadini di Borgetto che alla fine sono i soli a pagare.
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