Dopo la magistratura ordinaria anche la Corte dei Conti sta indagando sul “grande affare” della gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia. La procura regionale, ha detto il procuratore Giuseppe Aloisio nel suo intervento all’apertura dell’anno giudiziario, si è mossa sulla scia del caso che ha coinvolto Silvana Saguto ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale. E ha messo a fuoco, oltre alla figura del magistrato, anche quella degli amministratori giudiziari. Per molti vengono ipotizzate responsabilità gestionali: favoritismi, interessi personali, perfino vantaggi per amici e parenti.
“L’argomento – ha detto Aloisio – è di forte impatto sociale e di grande rilievo perché sottopone all’esame dell’opinione pubblica la validità di un sistema che converte alla legalità un segmento di economia illecita, affidandone la gestione a professionisti incaricati dallo Stato”.
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La Corte dei Conti allargasse lo sguardo anche oltre la singola regione: nel Lazio neanche ad una Onlus è dato di accedere ai dettagli dei beni immobili sequestrati a meno di comprovati tornaconto o conoscenze personali... e anche Libera, su questo aspetto non fa eccezione.