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Ballottaggio a Monreale: la mafia non c’entra. O sì?

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C’entra o non c’entra la mafia con le elezioni di Monreale?

Le elezioni amministrative di Monreale si sono caratterizzate per la presenza di otto candidati, alcuni dei quali staccati tra di loro per pochi voti. Il PD, come già a Partinico, non è stato capace di esprimere una propria lista e si è sciolto tra le altre liste con la speranza di arraffare qualche seggio in Consiglio Comunale. Sono andati al ballottaggio, Alberto Arcidiacono, con 4.460 voti e una percentuale del 23,94% e Pietro Capizzi, sindaco uscente, con 3.951 (21,21%). I due contendenti si sfideranno il 12 maggio partendo da una differenza di 510 preferenze.

Con 2.923 voti (15,69%) al terzo posto Roberto Gambino, seguito a breve distanza da Salvino Caputo 2.583 e 13,86%. Il candidato della lega Giuseppe Romanotto ha avuto, dopo l’esibizione di Salvini al barbecue in una villa locale, 2.423 voti (13%). Deludente il risultato di Fabio Costantini (cinquestelle) con il 7,54%, inesistente quello degli altri due candidati Lo Biondo con il 4,22 e Madonia con lo 0,55. La campagna elettorale di Alberto Arcidiacono (Presidente del Consiglio nella Consiliatura 2009-2014 – Sindaco Di Matteo) è stata sostenuta da Diventerà Bellissima il cui uomo di punta è Marco Intravaia, è stato assessore alla Legalità della Giunta Di Matteo e attualmente è Segretario particolare del Presidente della Regione Musumeci. Oltre ad Intravaia ad appoggiare Arcidiacono c’è Sandro Russo, storico esponente del PD (l’ex dipendente della CGIL, che consigliava a un richiedente di cambiare residenza per ottenere il Reddito di Cittadinanza da aggiungere a quello della convivente, cosa denunciata a La Sette, nella trasmissione di Massimo Giletti).

Roberto Gambino arrivato terzo ha già dichiarato di apparentarsi con Arcidiacono, assessore designato Rosanna Giannetto: uomo di punta di Gambino all’interno del futuro Consiglio Comunale è Fabrizio Lo Verso. L’investitura gode della benedizione di Tonino Russo, ex Deputato PD. L’apparentamento è stato presentato oggi, il 4 maggio, giorno in cui ricade l’anniversario dell’Omicidio del Capitano Basile. Un’altra parte del PD appoggia Capizzi, sindaco uscente.

Gli altri candidati non hanno fatto sinora apparentamenti, ma, stando così le cose, il candidato del centro destra Arcidiacono, con i possibili voti di Salvino Caputo e quelli della Lega sembra proiettato a vincere queste elezioni, grazie anche alla benedizione di Nello Musumeci, che non ha disdegnato di fare una passeggiata per la città assieme al suo segretario Marco Intravaia.

Non si può non sottolineare che l’apertura della campagna di Arcidiacono è avvenuta in sala consiliare e ad aprire la manifestazione è stata Daniela Balsano, rappresentante di Lista a Pioppo per le liste di Arcidiacono nel turno del 28 Aprile. La Balsano che, premettiamo, non abbiamo motivo di dubitare che sia una persona perbene, sarebbe nipote di Giuseppe Balsano (Zio) storico boss di Monreale, per molto tempo latitante, morto suicida al 41bis, e figlia di Castrenze Balsano (Enzo), attualmente in carcere per mafia e omicidio, ma sarebbe anche cugina di Castrenze Balsano (figlio di Giuseppe ed omonimo dello zio), condannato, secondo quanto si apprende, a sei anni per mafia e destinatario di confisca definitiva dei beni, e cugina di Francesco Balsano, arrestato con l’accusa di essere il nuovo capo mafia di Monreale. I fratelli Balsano sono stati condannati all’ergastolo per l’omicidio dell’Imprenditore Vincenzo Miceli, reo di non aver pagato il pizzo. A Monreale doveva morire pure Pietro Grasso, grazie ad un marchingegno preparato da Balsano.

È il caso di riportare quanto scriveva Enrico Bellavia su La Repubblica del 22 maggio 2002 sull’arresto di Giuseppe Balsano:

Piccolo, minuto, tanto da contendere al padrino di Cosa nostra il soprannome di «u’ curtu», sembra quasi schiacciato sotto il peso dei ritratti che lo sovrastano nella prima istantanea scattata in caserma. Giuseppe Balsano, 47 anni, capomafia di Monreale, latitante da nove, una condanna a 12 anni per mafia già definitiva, due ergastoli dietro l’ angolo per altrettanti omicidi, è finito in manette all’alba di ieri. La foto che restituisce alla cronaca un viso leggermente più smunto rispetto all’ultima immagine disponibile è stata scattata in caserma a Monreale, sotto i ritratti dei capitani Emanuele Basile (assassinato il 5 maggio 1980) e Mario D’Aleo e dei carabinieri Giuseppe Bommarito e Pietro Morici (uccisi il 13 giugno 1983). Tutti e quattro eliminati su ordine dei Brusca che allora sovrintendevano sulla cittadina normanna. Balsano, in quegli anni, era un meccanico sconosciuto che, per sottrazioni successive, si è ritrovato al vertice di una famiglia che ha mantenuto fedelmente agli ordini dei corleonesi. Se la statura gli è anche servita a beffare i carabinieri, davanti ai quali è passato ad un posto di blocco nascosto nel bagagliaio di un’auto, il mestiere gli è tornato utile offrendo i propri servigi all’organizzazione. Per «dare un altro colpetto» ai contatti in corso con pezzi delle istituzioni nella stagione delle stragi, Totò Riina pensava di uccidere anche Pietro Grasso. Al progetto lavorò Gioacchino La Barbera e Balsano ideò un’auto con una botola nel pianale attraverso la quale passare un carico di esplosivo in un tombino della rete fognaria di Monreale. Azionato da un telecomando l’ordigno doveva brillare quando il futuro procuratore, già giudice a latere del maxiprocesso, fosse andato in visita da alcuni parenti. Alle prime prove pratiche il progetto incontrò un insormontabile difficoltà: il telecomando interferiva con il sistema di allarme di una banca. La Barbera finì poi in carcere e il piano, per fortuna, rimase lettera morta. Nel 1993, con l’indagine sul clan di San Giuseppe Jato da cui scaturì il processo “Agrigento”, iniziò la latitanza di Giuseppe Balsano, in parallelo con una progressione in carriera. Sua la firma su alcuni omicidi. Per due è a giudizio. Si tratta dell’ assassinio di un imprenditore, Vincenzo Miceli, assassinato per essersi ribellato all’imposizione del pizzo e della scomparsa per lupara bianca del commercianti.

Se è vero che i figli e i nipoti dei mafiosi non devono essere per forza mafiosi, è vero anche che ci sono moltissime possibilità che lo siano. Il presidente Musumeci, che nella passata Legislatura è stato presidente della Commissione Regionale antimafia, dovrebbe quantomeno lasciare qualche dubbio al fatto che in una zona ad alta densità mafiosa, come lo è Monreale, dove hanno perso la vita due coraggiosi esponenti delle forze dell’ordine, come il capitano D’Aleo ed Emanuele Basile, certe presenze sarebbe meglio evitarle. A meno di non arrivare alla conclusione che in campagna elettorale “mafia non olet” e tutto va bene pur di vincere le elezioni.

Aggiornamento:

Ci è stata chiesta la smentita da parte della madre di Daniela Balsano, riguardo quanto scritto in questo articolo a proposito delle parentele della figlia. La signora, ci ha fatto sapere che la ragazza ha sempre preso le distanze dal padre e dagli altri parenti sopra menzionati, con i quali non ha nessun rapporto. La Balsano, infatti, è stata cresciuta dalla madre, lontana dall’ambiente della criminalità organizzata.

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Redazione

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